30/12/13

Rifiuti, sindaci emiliani a Regione e Ministro: “Inceneritori, serve un piano ”


Il fabbisogno del territorio potrebbe essere coperto da 3 impianti, in realtà ce ne sono 8. E a battersi non è solo Pizzarotti (Parma), ma anche i colleghi di Modena e Forlì. Pighi: "Bisogna penalizzare la distruzione dell'indifferenziato lontano dai luoghi di raccolta". Balzani: "Non ha senso la differenziata se non c'è una filiera del riciclo puntuale". La paura di tutte le città è diventare "l'inceneritore d'Italia"

L’ultimo ad essere acceso è stato quello di Parma, il più antico è quello di Ravenna, mentre Reggio Emilia è l’unica provincia ad averlo spento. Gli inceneritori in Emilia Romagna sono 8, quasi uno per ogni provincia, anche se è stato calcolato che il fabbisogno dell’intera Regione potrebbe essere coperto da due o tre impianti. Lo ha sempre sostenuto l’ex assessore Sabrina Freda, che sulle sue idee anti-inceneritore si è giocata la delega in giunta regionale all’Ambiente, e lo confermava anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, durante la sua battaglia poi persa contro l’accensione dell’inceneritore di Ugozzolo: “Se non lo riusciremo a spegnere, lo affameremo” diceva il primo cittadino Cinque Stelle, riferendosi all’aumento della differenziata. Ma nei mesi scorsi la situazione è cambiata: la Regione ha messo sul tavolo un piano di rifiuti che guarda a un bacino regionale, ancora da discutere.
Nell’estate 2013, un anno dopo che Reggio Emilia aveva spento il suo inceneritore, a Parma si accendeva l’ultimo dell’Emilia Romagna e con un atto tecnico il Comune di Modena in agosto ha dato il via libera all’arrivo di rifiuti da fuori provincia nell’impianto cittadino. Simile autorizzazione hanno anche i termovalorizzatori di Ferrara, Ravenna e Bologna, qualificati come impianti di recupero, che (anche se finora non l’hanno fatto) possono smaltire, in subordine ai rifiuti urbani indifferenziati dell’ambito provinciale, quelli provenienti da fuori Regione e infine rifiuti speciali non pericolosi.

L’originario principio dell’autosufficienza per provincia è stato superato dall’aumento della differenziata. Più i cittadini differenziano, più liberano spazio per altri rifiuti negli inceneritori. Rifiuti che arriveranno da altre province e poi, se la rete integrata nazionale andrà avanti, anche da altre regioni. E così gli impianti nell’Emilia Romagna dei continui sforamenti delle Pm10 non smetteranno mai di bruciare. “Essere diventati virtuosi non è a quanto pare servito a niente. Era tutta una finta” ha commentato l’associazione Gestione corretta rifiuti, che a Parma da anni si batte contro il forno di Ugozzolo. Anche per questo, ha spiegato Pizzarotti, “non avrei mai voluto che venisse acceso l’inceneritore: essendo l’ultimo e il più tecnologicamente avanzato, sarà anche uno degli ultimi ad essere spento. Si deve fare qualcosa a livello regionale e nazionale, perché in questo modo non si incentiva un sistema virtuoso di gestione rifiuti”.

Insieme a quello di Parma, gli inceneritori candidati a ricevere rifiuti da oltre Regione sono quelli di Modena e Forlì, che hanno una tecnologia più avanzata, a differenza di quelli di Piacenza e Ravenna, che sono i più vecchi. Anche i sindaci di queste città sono stati tra i firmatari di una lettera al ministro Orlando. “E’ ecologicamente negativo far viaggiare i rifiuti spiega il primo cittadino di Modena Giorgio Pighi anche perché c’è il rischio che sfuggano al controllo degli operatori. Per questo bisognerebbe penalizzare la distruzione dell’indifferenziato lontano dai luoghi in cui si produce e creare un sistema in cui gli enti locali sono in grado di controllare il processo di smaltimento.

Da più parti si invoca un piano regionale che ristabilisca gli equilibri e dia obiettivi precisi ai comparti provinciali. “Non ha senso andare avanti con la differenziata se non c’è a valle una filiera del riciclo con una tariffazione puntuale ha sottolineato il sindaco di Forlì Roberto Balzani e se devo tenere in piedi gli inceneritori compensandoli con i rifiuti da fuori Regione”.

La partita però non la giocano soltanto le amministrazioni, comunali o regionali che siano. In primo piano ci sono anche le società di servizi, le multiutilities come Hera e Iren quotate in Borsa. Le due grandi società a partecipazione pubblica controllano la quasi totalità della gestione e dello smaltimento rifiuti in Emilia Romagna e con il piano nazionale degli inceneritori, se i rifiuti locali non dovessero più bastare per far funzionare gli impianti, potrebbero guardare a quelli oltreconfine. Lo ha confermato il presidente di Iren Francesco Profumo in una recente visita a Parma, dicendo che “il rifiuti zero non è fisicamente possibile” e che gli impianti come l’inceneritore di Ugozzolo “devono essere visti nella logica di un’area più vasta che dipenderà dalle discussioni della legge a livello regionale e nazionale.

(IL FATTO)

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