Il maltempo, dopo la Sardegna peraltro ancora in allerta,
si è spostato verso il Centro Sud ma cause e purtroppo conseguenze sono
le stesse, quando eventi meteorologici sono resi più estremo dai
cambiamenti climatici, secondo uno schema tristemente noto da tante
catastrofi naturali a livello globale, e i cui impatti sono resi più
gravi dalla debolezza del nostro paese sul fronte del dissesto
idrogeologico e del consumo di suolo, denuncia ancora una volta il WWF
Italia alla vigilia della giornata mondiale dei suoli che si celebra il 5
dicembre. Ciò che emerge con evidenza è una grande confusione
istituzionale: dopo la tragica alluvione in Sardegna, che ha messo in
luce una diffusa e totalmente ignorata vulnerabilità del territorio, ma
ampiamente documentata nel Piano di Assetto idrogeologico sardo[1], il
Governatore Cappellacci ha pensato bene di ribadire il "nessuno stop a
costruzioni", mentre nelle Marche, sotto la spinta emotiva di molti
sindaci, la Regione si appresta a discutere proposte di legge per
facilitare il taglio degli alberi e l'escavazion e in alveo anche da
parte dei privati senza alcuna garanzia di controllo e al di fuori di
qualsiasi pianificazione, denuncia il WWF Italia. Un caso significativo è
la realizzazi one in anni recenti del più grande centro commerciale
abruzzese, Megalò, costruito a pochi metri dal fiume Pescara in quella
che era un'area di naturale esondazione sottratta al fiume attraverso
una imponente arginatura.
L'argine ha impedito l'allagamento del centro
commerciale, comunque sfiorato dall'acqua e rimasto per precauzione
chiuso per due giorni, ma ha spostato il rischio a monte e a valle,
moltiplicando i problemi di altri territori, Pescara compresa. Una
gestione scellerata che rischia di peggiorare ancora per due progetti
che prevedono la realizzazione, nella stessa zona di Megalò, di
ulteriori 10 edifici. Una eventualità che, ancor più dopo l'alluvione
dei giorni scorsi, va assolutamente scongiurata, con il ritiro dei
finanziamenti pubblici per questo e per altri analoghi casi e la
dichiarazione di inedificabilità delle aree golenali e di naturale
esondazione fino a oggi sfuggite al cemento. Abbandonate le politiche
per una gestione dei fiumi a livello di bacino, politici e istituzioni
cavalcano l'emotività e favoriscono interessi che nulla hanno a che fare
con un'adeguata gestione del territorio e del rischio. Quanto succede
nelle Regioni rischia di essere in contrasto con quanto si discuterà
alla Conferenza Nazionale "La natura dell'Italia" che si terrà a Roma
l'11 e 12 Dicembre promossa dal Ministero dell'Ambiente, dove nella
sessione sulle "infrastrutture verdi"(reti di aree naturali e
seminaturali pianificate a livello strategico con altri elementi
ambientali, progettate e gestite in maniera da fornire un ampio spettro
di servizi eco sistemici") si parlerà, tra l'altro, dei fiumi, naturali
corridoi ecologici, importanti per la mitigazione dei danni provocati
dalle alluvioni soprattutt o se ne viene tutelata l'integrità, se ne
vengono recuperate le aree di esondazione naturale e ripristinate le
zone umide perifluviali, riforestate le sponde. Tutto ciò a seguito
degli attuali orientamenti sulle strategie di adattamento ai cambiamenti
climatici, sulla gestione unitaria dei bacini idrografici e in
conformità con le normative europee, come le Direttive "acque"
(2000/60/CE) o "alluvioni" (2007/60/CE), peraltro ampiamente inapplicate
in Italia. Il problema è questa evidente schizofrenia a scale diverse
che nonostante vi siano normative europee, linee guida, documenti di
indirizzo adeguati, non trovano alcun riscontro sul territorio. Il
Ministro dell'Ambiente Orlando e il capo della Protezione civile
Gabrielli hanno ricordato le risorse economiche disponibili per la messa
in sicurezza del territorio che sembra siano intorno ai 2,5 miliardi
con una reale spesa di circa 400 milioni. A questo punto è però
indispensabile capire cosa fare con i fondi disponibili (circa 120
milioni, comunque ancora insufficienti) per evitare che vengano
utilizzati per aumentare vulnerabilità e rischio sul territorio. E'
quindi indispensabile individuare con chiarezza cosa ostacola
l'affermazione di una efficace governo sul territorio che, ad esempio,
favorisca la diffusione delle Infrastrutture Verdi: persiste, infatti,
un approccio sul territorio spesso monodisciplinare (es. sul dissesto
idrogeologico si interviene quasi esclusivamente con competenze di
ingegneria idraulica), non preventivo, emergenziale, che sfrutta
strumenti di "somma urgenza" (es. cabine di regia durante alluvioni e
siccità coordinate dalla Protezione civile), che, spesso, aumentano la
vulnerabilità dell'Ambiente, riducono la sua resilienza e danneggiano
anche habitat d'interesse comunitario; in ogni caso l'approccio
pianificato e integrato, che, ad esempio con la l.183/89 si era tentato,
è stato abbandonato da tempo. E' indispensabile ricostruire intere
filiere per garantire una adeguata manutenzione del territorio. Per
questo il WWF ritiene indispensabile: - l'istituzione delle autorità di
distretto come previsto dalle direttive europee ("acque" e "alluvioni") e
dal Dlgs.152/2006; - definire strumenti d'intervento adeguati fino alla
definizione di capitolati che prevedano, ad esempio,
l'interdisciplinarietà d'azione e di competenze; - promuovere la
formazione di tecnici ma soprattutto di chi gestisce gli enti preposti
al controllo e alla gestione del territorio (dai funzionari di
assessorati, ai segretari comunali, ai tecnici di consorzi di bonifica,
comunità montane…). - Dare immediata attuazione a quanto previsto nella
legge di Stabilità 2012 (comma 66) procedendo al più presto allo sblocco
dei finanziamenti, nel limite di 600 milioni di euro, assegnati nelle
contabilità speciali dei Commissari, per gli interventi ‘immediatam ente
cantierabili' contro il rischio idrogeologico Il WWF ribadisce inoltre
la necessità di mettere in campo efficaci ed urgenti azioni per
garantire: · l'adeguata preallerta delle popolazioni residenti e che
vengano attuati piani di sicurezza e protezione civile[2], ·
l'inedificabilità assoluta nelle pertinenze fluviali,la
pianificazione territorial e integrata per arrivare finalmente ad un
processo di co-pianificazione tra lo Stato e le Regioni (idrogeologica.
sismica, paesaggistico-naturalistica e agricola), la prevenzione
diretta fatta dai cittadini che possono adottare, ad esempio, una azioni
preventive soprattutto in occasione di ristrutturazione delle abitazioni .
(AGENPARL)
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