04/12/13

Alluvioni: WWF, nuovi progetti minacciano Pescara

Il maltempo, dopo la Sardegna peraltro ancora in allerta, si è spostato verso il Centro Sud ma cause e purtroppo conseguenze sono le stesse, quando eventi meteorologici sono resi più estremo dai cambiamenti climatici, secondo uno schema tristemente noto da tante catastrofi naturali a livello globale, e i cui impatti sono resi più gravi dalla debolezza del nostro paese sul fronte del dissesto idrogeologico e del consumo di suolo, denuncia ancora una volta il WWF Italia alla vigilia della giornata mondiale dei suoli che si celebra il 5 dicembre. Ciò che emerge con evidenza è una grande confusione istituzionale: dopo la tragica alluvione in Sardegna, che ha messo in luce una diffusa e totalmente ignorata vulnerabilità del territorio, ma ampiamente documentata nel Piano di Assetto idrogeologico sardo[1], il Governatore Cappellacci ha pensato bene di ribadire il "nessuno stop a costruzioni", mentre nelle Marche, sotto la spinta emotiva di molti sindaci, la Regione si appresta a discutere proposte di legge per facilitare il taglio degli alberi e l'escavazion e in alveo anche da parte dei privati senza alcuna garanzia di controllo e al di fuori di qualsiasi pianificazione, denuncia il WWF Italia. Un caso significativo è la realizzazi one in anni recenti del più grande centro commerciale abruzzese, Megalò, costruito a pochi metri dal fiume Pescara in quella che era un'area di naturale esondazione sottratta al fiume attraverso una imponente arginatura.
L'argine ha impedito l'allagamento del centro commerciale, comunque sfiorato dall'acqua e rimasto per precauzione chiuso per due giorni, ma ha spostato il rischio a monte e a valle, moltiplicando i problemi di altri territori, Pescara compresa. Una gestione scellerata che rischia di peggiorare ancora per due progetti che prevedono la realizzazione, nella stessa zona di Megalò, di ulteriori 10 edifici. Una eventualità che, ancor più dopo l'alluvione dei giorni scorsi, va assolutamente scongiurata, con il ritiro dei finanziamenti pubblici per questo e per altri analoghi casi e la dichiarazione di inedificabilità delle aree golenali e di naturale esondazione fino a oggi sfuggite al cemento. Abbandonate le politiche per una gestione dei fiumi a livello di bacino, politici e istituzioni cavalcano l'emotività e favoriscono interessi che nulla hanno a che fare con un'adeguata gestione del territorio e del rischio. Quanto succede nelle Regioni rischia di essere in contrasto con quanto si discuterà alla Conferenza Nazionale "La natura dell'Italia" che si terrà a Roma l'11 e 12 Dicembre promossa dal Ministero dell'Ambiente, dove nella sessione sulle "infrastrutture verdi"(reti di aree naturali e seminaturali pianificate a livello strategico con altri elementi ambientali, progettate e gestite in maniera da fornire un ampio spettro di servizi eco sistemici") si parlerà, tra l'altro, dei fiumi, naturali corridoi ecologici, importanti per la mitigazione dei danni provocati dalle alluvioni soprattutt o se ne viene tutelata l'integrità, se ne vengono recuperate le aree di esondazione naturale e ripristinate le zone umide perifluviali, riforestate le sponde. Tutto ciò a seguito degli attuali orientamenti sulle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, sulla gestione unitaria dei bacini idrografici e in conformità con le normative europee, come le Direttive "acque" (2000/60/CE) o "alluvioni" (2007/60/CE), peraltro ampiamente inapplicate in Italia. Il problema è questa evidente schizofrenia a scale diverse che nonostante vi siano normative europee, linee guida, documenti di indirizzo adeguati, non trovano alcun riscontro sul territorio. Il Ministro dell'Ambiente Orlando e il capo della Protezione civile Gabrielli hanno ricordato le risorse economiche disponibili per la messa in sicurezza del territorio che sembra siano intorno ai 2,5 miliardi con una reale spesa di circa 400 milioni. A questo punto è però indispensabile capire cosa fare con i fondi disponibili (circa 120 milioni, comunque ancora insufficienti) per evitare che vengano utilizzati per aumentare vulnerabilità e rischio sul territorio. E' quindi indispensabile individuare con chiarezza cosa ostacola l'affermazione di una efficace governo sul territorio che, ad esempio, favorisca la diffusione delle Infrastrutture Verdi: persiste, infatti, un approccio sul territorio spesso monodisciplinare (es. sul dissesto idrogeologico si interviene quasi esclusivamente con competenze di ingegneria idraulica), non preventivo, emergenziale, che sfrutta strumenti di "somma urgenza" (es. cabine di regia durante alluvioni e siccità coordinate dalla Protezione civile), che, spesso, aumentano la vulnerabilità dell'Ambiente, riducono la sua resilienza e danneggiano anche habitat d'interesse comunitario; in ogni caso l'approccio pianificato e integrato, che, ad esempio con la l.183/89 si era tentato, è stato abbandonato da tempo. E' indispensabile ricostruire intere filiere per garantire una adeguata manutenzione del territorio. Per questo il WWF ritiene indispensabile: - l'istituzione delle autorità di distretto come previsto dalle direttive europee ("acque" e "alluvioni") e dal Dlgs.152/2006; - definire strumenti d'intervento adeguati fino alla definizione di capitolati che prevedano, ad esempio, l'interdisciplinarietà d'azione e di competenze; - promuovere la formazione di tecnici ma soprattutto di chi gestisce gli enti preposti al controllo e alla gestione del territorio (dai funzionari di assessorati, ai segretari comunali, ai tecnici di consorzi di bonifica, comunità montane…). - Dare immediata attuazione a quanto previsto nella legge di Stabilità 2012 (comma 66) procedendo al più presto allo sblocco dei finanziamenti, nel limite di 600 milioni di euro, assegnati nelle contabilità speciali dei Commissari, per gli interventi ‘immediatam ente cantierabili' contro il rischio idrogeologico Il WWF ribadisce inoltre la necessità di mettere in campo efficaci ed urgenti azioni per garantire: · l'adeguata preallerta delle popolazioni residenti e che vengano attuati piani di sicurezza e protezione civile[2], · l'inedificabilità assoluta nelle pertinenze fluviali,la pianificazione territorial e integrata per arrivare finalmente ad un processo di co-pianificazione tra lo Stato e le Regioni (idrogeologica. sismica, paesaggistico-naturalistica e agricola), la prevenzione diretta fatta dai cittadini che possono adottare, ad esempio, una azioni preventive soprattutto in occasione di ristrutturazione delle abitazioni .

(AGENPARL)

Nessun commento: