18/12/13

"A proposito di spiagge"

Questione spiagge: i problemi relativi alle concessioni per le imprese balneari sono entrati nel  dibattito sulla legge di stabilità; si riferiscono ad aspetti diversi e complessi, questioni controverse che per la gran parte sono state rinviate ad un successivo dibattito e ad altri provvedimenti.


Nella legge di stabilità è stata affrontata solo una questione che riguarda meno di trecento imprese che, tra quelle che utilizzano strutture "di difficile rimozione", hanno visto il proprio canone subire aumenti molto consistenti, sino al 1500/2000%, a differenza del complesso delle altre imprese del settore; questo per effetto di una normativa contraddittoria ed evidentemente iniqua. Ci sono imprese che pagano poche centinaia di euro e altre diverse migliaia (mediamente 55/60.000 euro all'anno); per una parte di loro i "maxi-canoni" comporterebbero la chiusura certa dell'attività, che porterebbe con sé anche l'abbandono delle strutture, difficilmente ricollocabili con quei costi. Nel frattempo si è sviluppato un forte contenzioso, con risultati incerti per la pubblica amministrazione.
I canoni per le concessioni di stabilimenti balneari e spiagge vanno sicuramente rivisti, ci sono situazioni ridicole per il valore bassissimo dei canoni stessi; le spiagge ed il terreno su cui si
trovano le strutture di servizio alle spiagge sono beni pubblici preziosi; chi opera in essi deve
dare allo stato la giusta remunerazione per l'utilizzo di quei beni, deve investire per dare qualità
sia ai luoghi sia al servizio offerto, deve renderli fruibili per tutti i cittadini.

La norma introdotta nella legge di stabilità prevede due cose:

il riordino di tutta la materia entro il 15 maggio 2014

• i procedimenti giudiziari concernenti il pagamento dei canoni e degli indennizzi per l'utilizzo dei beni demaniali marittimi e delle relative pertinenze possono essere definiti con una rateizzazione del 60% dell'importo in sei rate annuali o con un pagamento in unica soluzione del 30%.

Si può dire che si sana un errore di una norma iniqua, non un illecito; e si definisce finalmente
(era ora!) un termine per rivedere l'insieme di canoni: operazione che dovrà portare nelle casse
dello stato e degli enti locali risorse aggiuntive, recuperate in modo equo e corrispondente al
valore reale del bene dato in concessione.

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