Come sempre vigorose le premesse, ma il risultato finale rimane ancora un’incognita
All’inizio della prossima settimana (11 e il 12 novembre), a Varsavia, si apriranno i lavori della conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico, appuntamento
a cui l’Unione europea si vuole presentare unita (e già questo sarebbe
un risultato) per proporre un pacchetto equilibrato di decisioni in
grado di far progredire l’azione internazionale a favore del clima.
Per l’Ue
è necessario rafforzare l’attuazione delle misure già concordate e
progredire nell’elaborazione nell’ambito d’applicazione e nella
struttura dell’accordo mondiale che sarà adottato entro il 2015 per entrare in vigore nel 2020.
L’Ue auspica che durante la prossima conferenza sul clima si faccia il
punto sui progressi finora compiuti e si pianifichi le mansioni da
svolgere nel 2014, in modo da disporre di una bozza di progetto ben
prima del maggio 2015. In altre parole alla conferenza di Varsavia
dovrebbe essere elaborato un processo che consenta a tutte le parti di
formulare nell’accordo del 2015, impegni ambiziosi in termini di
riduzione delle emissioni dopo il 2020.
Questo processo dovrebbe
comprendere un calendario per la stesura degli impegni nel 2014, oltre
alle informazioni che illustrano tali impegni e una fase di valutazione
che garantisca che, nel complesso, gli impegni siano abbastanza
ambiziosi da mantenere il riscaldamento globale inferiore a 2 °C
rispetto alla temperatura dell’epoca preindustriale. Insomma in terra di
Polonia si dovrebbe verificare un mezzo miracolo considerate le
“titubanze” che hanno caratterizzato i precedenti summit in materia.
«La conferenza di Varsavia è una fase importante nella realizzazione degli impegni finora assunti, per trovare il modo di rendere l’azione a breve termine più ambiziosa e preparare l’accordo del 2015 ha dichiarato Valentinas Mazuronis, ministro dell’Ambiente della Lituania, attuale presidente del Consiglio dell’Ue L’Unione europea ha proposto un processo graduale, comprensivo di una fase di valutazione, per formulare impegni ambiziosi per l’accordo del 2015 che costituisce una base solida per una decisione a Varsavia». Se l’Ue e oltre 80 altri paesi hanno assunto impegni di riduzione delle emissioni fino al 2020, nel complesso questi non sono abbastanza ambiziosi da instradare il pianeta verso il traguardo di mantenere il riscaldamento sotto i 2 °C.
L’Ue chiede un maggiore impegno per innalzare l’obiettivo pre 2020, e desidera che i paesi che ancora non lo hanno fatto presentino a Varsavia gli impegni di riduzione delle emissioni per il 2020. Inoltre l’Unione europea si appella a una più stretta cooperazione internazionale per accelerare il raggiungimento dell’obiettivo pre-2020 e fa presente che esiste un notevole potenziale per ridurre ulteriormente le emissioni grazie, fra l’altro, a una maggiore azione sull’efficienza energetica, sulle energie rinnovabili, sui gas fluorurati a effetto serra, sulla riforma delle sovvenzioni ai combustibili fossili e sulle emissioni dei settori del trasporto aereo e navale. «Deve essere chiaro per tutti che la conferenza di Varsavia sul clima non concluderà i negoziati sull’accordo climatico mondiale del 2015, però rappresenterà un incontro molto importante per progredire e gettare le basi per la conferenza di Parigi del 2015- ha dichiarato con prudenza Connie Hedegaard, Commissaria responsabile in materia di Azione per il clima- A Varsavia dobbiamo concordare la preparazione di impegni forti in vista dell’accordo del 2015 e accelerare la riduzione delle emissioni per la seconda parte del decennio in corso. Tutti i paesi devono essere pronti ad assumere impegni chiari prima del vertice dei leader mondiali sui cambiamenti climatici indetto dal Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon per il prossimo settembre».
Altre questioni che saranno discusse a Varsavia riguardano il modo di affrontare le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici in paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili, la finalizzazione delle norme sulla trasparenza in merito agli impegni finora assunti, nonché norme dettagliate per attuare la seconda fase di impegno del protocollo di Kyoto, che copre il periodo 2013-2020. E poi c’è il tema dei finanziamenti. In quanto maggiori erogatori di aiuto pubblico allo sviluppo del mondo, a Varsavia l’Ue e gli Stati membri riferiranno in merito al finanziamento continuo dei paesi in via di sviluppo per lottare contro i cambiamenti climatici.
L’Ue e gli Stati membri si sono impegnati a versare 7,2 miliardi di Euro in finanziamenti rapidi ai paesi in via di sviluppo nel periodo 2010-2012 e hanno superato tale impegno contribuendo con complessivi 7,34 miliardi di Euro, di cui 2,67 miliardi l’anno scorso. Anche se per il 2013 non esiste alcun obbligo di finanziamento in tale ambito, l’UE e alcuni Stati membri hanno annunciato contributi volontari destinati ai paesi in via di sviluppo pari a 5,5 miliardi di Euro.
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