La questione della riforma del Consiglio di Sicurezza resta una delle sfide chiave con cui ci si dovrà confrontare da qui ai prossimi mesi. Per incarico del presidente dell'Assemblea Generale è stato creato un gruppo di lavoro che punta a trovare una soluzione di compromesso da portare al voto dell'Assemblea. Perché una risposta possa essere approvata occorre una maggioranza dei due terzi del voto. E' proprio attorno a questa soglia critica che si concentrò tra il 1993 il 1994 l'azione di Fulci quando Germania e Giappone in particolare con l'appoggio degli Stati Uniti cercarono di imporre un cosiddetto "quick fix".
Una soluzione parziale dunque che avrebbe aggiunto i due Paesi come membri permanenti del Consiglio. Gli altri candidati accreditati a far parte di un gruppo che meglio rifletta all'interno del Consiglio di Sicurezza gli equilibri del XXI secolo sono l'India, il Brasile e il Sud Africa. Fulci riuscì a creare una coalizione contraria a questo approccio puntando ad esempio sulle resistenze africane di Nigeria o Egitto a che il Paese designato per il continente fosse il Sud Africa, e utilizzò le opposizioni di Cina da una parte e Pakistan dall'altra per l'ingresso dell'India. La stessa partita fu giocata nel continente sudamericano, il Brasile infatti pur essendo il Paese più importante è l'unico che parla portoghese e non spagnolo. Argentina, Cile, Messico ed altri dunque erano contrari. Fu organizzato un "coffee club" dove un gruppo di coordinamento della "resistenza" organizzava la strategia giorno per giorno. L'ambasciatore Cardi ricorda quegli anni perché fu lui stesso protagonista come giovane diplomatico a New York di molte delle sedute organizzate da Fulci: " la strategia dice non è cambiata perché la linea dell'Italia vuole trovare una soluzione per la riforma del Consiglio di Sicurezza che punti all'unanimità prima ancora di andare al voto. E' su questo che continueremo a lavorare anche per le indicazioni che abbiamo avuto dal governo". Nel suo incontro con la comunità più rappresentativa del mondo degli affari italiani, raccolti dal gruppo Gei, Cardi ha anche illustrato le priorità politiche al di fuori del progetto di riforma del Consiglio di Sicurezza. L'ambasciatore ha indicato 5 grandi tematiche, la prima è politica, riguarda la gestione e la soluzione dei dossier più caldi del momento, dalla questione siriana a quella somala, alle decine di altre problematiche internazionali affrontate ogni giorno all'Onu. La seconda riguarda le questioni per lo sviluppo economico e sociale, con sottocapitoli dedicati ai cambiamenti climatici. "Il tifone in Sardegna è senza precedenti e conferma quanto il mondo dal punto di vista climatico sia cambiato. E' una sfida che non possiamo ignorare e che dobbiamo affrontare in modo complessivo visto che dalle Filippine alla Sardegna il comune denominatore resta quello del grande disastro naturale". Cardi ha ricordato i pericoli che derivano dall'aumento del livello degli oceani e a detto che userà Venezia come simbolo di un atteggiamento positivo e costruttivo per rispondere ai problemi delle acque alte. "Venezia, che con la sua eredità culturale appartiene al mondo intero. La terza grande tematica riguarda gli aiuti umanitari, soprattutto in relazione alla violenza sulle donne, che diventano vittime di conflitti sanguinari con i loro figli, e al destino di bambini che rischiano di morire di fame. Cardi vuole anche migliorare la presenza degli italiani ai vertici delle Nazioni Unite ed è questo il quarto argomento puntano alla conferma di un italiano alla posizione di sottosegretario generale alle Nazioni Unite. "Siamo uno dei più importanti paesi a contribuire alle risorse dell'Onu ed è giusto che questo nostro ruolo trovi un contrappunto nella struttura di gestione del palazzo di vetro. Infine Cardi ha affrontato la questione economica: le porte dell'ambasciata sono aperte, ha detto l'ambasciatore. Non soltanto alla diplomazia mondiale ma a tutte le aziende italiane di passaggio a New York che sono interessate ad allargare i loro orizzonti operativi. Noi, all'Onu, possiamo fare da ponte con tutti i paesi membri nel momento in cui ci fossero progetto interessanti o necessita di contatto ad altro livello".
(TMNews)
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