Intesa
ponte con l'obiettivo di arrivare a una definitiva entro sei mesi.
Allentate le sanzioni su Teheran che torna a respirare. Il disappunto di
Israele: "Un errore tragico: mondo più pericoloso"
“Le
minacce non possono portare alcun frutto”. Il presidente iraniano
Hassan Rohani ha così commentato a caldo la firma dello storico accordo
sul nucleare tra Teheran e le potenze mondiali del gruppo 5 + 1
composto dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni unite cioè Russia, Usa, Regno Unito, Francia, Cina, più la
Germania avvenuta nella notte a Ginevra dopo anni di stallo e quattro
giorni di maratona negoziale. L’intesa è un accordo ponte semestrale che
frena temporaneamente il programma nucleare iraniano in attesa di un
accordo generale da raggiungere entro sei mesi. In cambio Teheran ha
ottenuto l’allentamento di alcune sanzioni internazionali che stanno
mettendo in ginocchio il Paese.
“Si tratta di un primo importante
passo verso un accordo generale, evitando la corsa all’uso della
forza”, ha commentato a caldo il presidente americano Barack Obama. Si
“apriranno nuovi orizzonti”, ha twittato un account riconducibile al
presidente iraniano. Nel mezzo Israele secondo cui quello firmato è un
“cattivo accordo con cui l’Iran ha ottenuto esattamente quanto voleva:
un alleviamento sostanziale delle sanzioni e il mantenimento di
componenti importanti del proprio programma nucleare”, come ha
dichiarato il premier israeliano Benyamin Netanyahu che porterà la
questione in Consiglio dei ministri e ha già detto alla stampa che siamo
di fronte a “un errore tragico: il mondo è oggi più pericoloso”. “Non
c’è ragione perché il mondo festeggi dal momento che l’intesa è basata
“sull’inganno dell’Iran”, ha aggiunto il suo ministro per
l’Intelligence, Yuval Steinitz, responsabile di monitorare il programma
nucleare di Teheran. Non così il segretario di Stato americano, John
Kerry, siamo di fronte a “un primo passo che rende il mondo più sicuro.
Ora c’è ancora da lavorare”.
La Casa Bianca ha invece
sottolineato alcuni dettagli del testo concordato: l’Iran si è impegnato
a interrompere l’arricchimento dell’uranio sopra il 5%, a non
aggiungere altre centrifughe e a neutralizzare le sue riserve di uranio
arricchito al 20%, mentre le maggiori potenze non imporranno sanzioni a
Teheran per i prossimi sei mesi. L’Iran inoltre otterrà accesso
all’equivalente di 4,2 miliardi di dollari derivanti dalla vendita di
greggio ma bloccati in banche asiatiche a causa delle ultime sanzioni.
Dal testo diffuso a Washington spicca anche il congelamento della
costruzione del reattore ad acqua pesante di Arak, potenziale generatore
di plutonio utilizzabile a fini bellici.
Sul fronte
dell’allentamento delle sanzioni sono state confermate le indiscrezioni
sulla sospensione di alcune misure che colpiscono il commercio di oro e
metalli preziosi, il settore dell’auto e le esportazioni iraniane di
prodotti petrolchimici: un alleggerimento complessivo pari a 1,5
miliardi di dollari. C’è un capitolo sulle parti ricambio degli aerei e
il permesso di vendere petrolio per evitare un’ulteriore flessione
dell’export iraniano. Come ha sottolineato il ministro degli Esteri
Mohammad Javad Zarif, è stata costituita una “commissione congiunta per
sorvegliare l’attuazione del nostro accordo”. Zarif sostiene poi che il
diritto all’arricchimento dell’uranio viene riconosciuto dall’accordo,
circostanza però smentita da Washington.
In ogni caso per Rohani
si tratta di un “positivo risultato” raggiunto grazie al “rispetto dei
diritti dell’Iran” in questo campo. In un discorso trasmesso in tv, il
presidente ha affermato che “le minacce non possono portare alcun
frutto”.
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