22/11/13

"I controlli non sono indipendenti"

Serve una nuova legge per l'ambiente Agenzie deboli, con competenze inadeguate e finanziamenti incerti. Per questo l'inquinamento in Italia non è monitorato come dovrebbe. Parla il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci. Che denuncia: "È un sistema da cambiare"

I controlli sull'ambiente, oggi, sono nelle mani di strutture deboli, non indipendenti, e soprattutto inadeguate per mezzi e competenze. A sostenerlo è Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera, deputato Pd e relatore, insieme ad Alessandro Bratti, di una proposta di legge per cambiare il sistema delle agenzie incaricate di monitorare il territorio. Un cambiamento necessario, spiega. E urgente, come mostrano i dati pubblicati in esclusiva settimana scorsa da "l'Espresso" , per salvaguardare la salute di milioni di persone.

Onorevole Bratti, il presidente dell'Agenzia per l'ambiente della Puglia, Giorgio Assennato, ha detto a “l'Espresso” che i risultati ottenuti dagli americani sull'inquinamento delle acque in Campania non si sarebbero mai potuti ricavare con i controlli nostrani. Perché?

«Perché la strutture di tutela dell'ambiente in Italia sono debolissime, sia a livello locale che nazionale. Ci sono delle eccezioni, certo, ma il quadro è desolante. Mancano competenze e indipendenza, oltre che fondi certi e costanti per affrontare interventi onerosi come quelli messi in campo dai militari statunitensi»
Un esempio?
«L'Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) ha 1300 dipendenti. Ma quanti seguono le autorizzazioni sulle emissioni che servono a giganti come l'Ilva? In 20. Da soli. È come chiedere a un bambino di fare una ramanzina a Mike Tyson. Per far sì che soggetti forti come le grandi aziende siano sottoposti a verifiche rigorose e complete è fondamentale che alle agenzie vengano attribuiti poteri adeguati. Ma il solo fatto che oggi l'Ispra si chiami “Istituto” mentre un tempo si chiamava “Agenzia” sul modello delle "authorities" indipendenti del mondo anglosassone è esplicativo: si trascura il ruolo che l'ente deve avere».

Quali sono i "poteri adeguati" che servirebbero alle agenzie?
«Penso ad esempio al ruolo di ufficiale giudiziario che dovrebbero avere i funzionari incaricati delle verifiche sul campo. Solo riconoscendo la funzione pubblica che svolgono li si possono tutelare da possibili ripercussioni personali, come processi o richieste di danni da parte dei privati»

Perché sostiene che oggi le agenzie che controllano l'inquinamento non sono indipendenti?
«Perché è così in molte regioni. In alcune addirittura gli enti esterni e autonomi sono ancora poco più di un'ipotesi. In altre esistono eccellenze, certo, ma casi come quello della Basilicata, dove i funzionari incaricati di valutare le emissioni dell'inceneritore Fenice avvisavano i proprietari prima di andare a effettuare i controlli dovrebbero farci riflettere sull'urgenza di rinnovare il sistema. Un sistema che troppo spesso si accanisce sui soggetti marginali e lascia stare i poteri forti: penso ad esempio alla norma che impone di non bruciare i resti delle potature in campagna. Giusta, per evitare incendi. Ma finisce che la Forestale impone sanzioni agli anziani abitanti di qualche paese di montagna che hanno sempre fatto così. E perdiamo di vista invece le vere fonti di guai per l'ecosistema»

Come si può garantire l'indipendenza di strutture così legate agli assessorati regionali o al ministero?
«Iniziando a cambiare il modo con cui vengono nominati i vertici, ad esempio. Servono passaggi istituzionali condivisi: non può essere il ministro dell'Ambiente, da solo, a scegliere la guida di un ente che dovrebbe essere autonomo e indipendente. Il parlamento deve avere voce in capitolo. E poi è fondamentale che la rete delle agenzie locali sia solida, coordinata a livello nazionale, che non funzioni come oggi a macchia di leopardo ma abbia rigidi standard comuni. Oltre che finanziamenti costanti»

Assennato parla anche della necessità di far lavorare insieme controlli sanitari e verifiche ambientali, come hanno fatto gli americani. È d'accordo?
«Assolutamente sì. Per questo ad esempio nella nostro proposta di legge abbiamo inserito il fatto che una quota fissa della spesa sanitaria regionale l'impegno economico più importante per le amministrazioni locali sia destinata alle verifiche ambientali. Il coordinamento fra monitoraggio delle emissioni, degli inquinanti e quello della salute dei cittadini, come dice Assennato, è fondamentale: per questo io stesso mi sono battuto contro i mancati finanziamenti al centro epidemiologico della Campania».

Questa proposta di legge verrà discussa?
«Nella scorsa legislatura è stata respinta. Ma l'ho ripresentata subito: è la numero 68 del nuovo corso. Ora abbiamo istituito un comitato ristretto per accelerare il processo che ci porti ad avere una proposta unificata. Dev'essere chiaro a tutti che è una riforma urgente e importante per milioni di italiani ».

(Espresso)

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