L’inquinamento da CO2 sembra diminuire, ma le emissioni globali sono sempre in aumento
Un
report pubblicato congiuntamente dallo European Commision’s Joint
Research Centre e dalla Netherlands Environment Assessment Agency mostra
per la prima volta dopo anni una riduzione significativa nei trend delle emissioni di CO2, una delle sostanze responsabili del riscaldamento globale e degli effetti sul clima.
Nel
report, si sottolinea l’inizio di un «permanent slowdown», una discesa
definitiva delle emissioni di anidride carbonica, dovuta principalmente
all’aumento dell’estrazione di gas di scisto negli Stati Uniti, e
dall’impiego massiccio di energia idroelettrica in Cina. In particolare, i cosiddetti shale gas che stanno contribuendo all’indipendenza energetica degli Usa aumentano le emissioni di gas metano,
riducendo quelle di Co2, ma lasciano inalterata l’impronta ecologica
dell’attività estrattiva. Discorso diverso per la Cina, che sfrutta
l’acqua (costruendo dighe spesso colossali), contribuendo così a
diminuire l’impatto ambientale delle sue enormi richieste energetiche.
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A
preoccupare le agenzie europee, tuttavia, è l’aumento del consumo di
“cheap coal”, o carbone povero, che solo nel Regno Unito contribuisce a
circa il 25% dell’intera produzione di energia nazionale. Nel 2012,
l’intero pianeta ha prodotto emissioni di biossido di carbonio per 34,5 miliardi di tonnellate, con un incremento su base annua pari a 1,4%, molto minore rispetto alla crescita dell’economia globale, stimata al 3,5%.
Ciò vuol dire che la crescita economica non è più sostenuta solo da fonti non rinnovabili, ma anche e soprattutto dalle fonti rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico, biomasse e via discorrendo) e dal risparmio energetico, un mercato in ascesa grazie alla maggiore consapevolezza generale sulla necessità di operare a favore di un ambiente più sano. Al contempo però, i tre principali protagonisti dello scenario globale (Cina, Stati Uniti ed Unione Europea) hanno contribuito al 55% delle emissioni mondiali, con un aumento in Cina del 3% (pur minore della media decennale del 10%), con una diminuzione negli Usa del 4%, grazie al passaggio graduale dal carbone al gas di scisto, che contribuisce per un terzo alla produzione di gas nel paese, e con un calo nella Ue pari a 1,3%, grazie anche al crollo dei trasporti su gomma (-4%).
Sebbene i segnali sembrano incoraggianti, molti dei progetti portati avanti a livello globale (tra tutti, il protocollo di Kyoto) non vedranno i loro termini rispettati, a causa dell’incontrollabile crescita economica registrata negli anni antecedenti la crisi. A segnare una svolta definitiva potrebbero essere, solamente, un lavoro congiunto di Usa, Cina ed Europa nell’aumento delle fonti rinnovabili e nella sostituzione di gas naturale e carbone con i gas da argille, considerati meno inquinanti sul medio e lungo periodo.
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