Il governo stanzia altri 47 miliardi di yen e sfiducia la Tokyo electric power company
Ormai le notizia che vengono da Fukushima Daiichi, dall’efficiente ed ipertecnologico Giappone, sembrano sempre più quelle che venivano da Chernobyl, nell’inefficiente ed arretrata Unione Sovietica: oggi la Tokyo electric power company (Tepco) ha detto che il degrado di una resina potrebbe essere il colpevole dell’enorme quantità di radiazioni rilevata in 3 serbatoi di stoccaggio della centrale nucleare devastata dalle esplosioni di idrogeno dopo il terremoto/tsunami dell’11 marzo 2013.
Uno dei tre serbatoi danneggiati, dove la Tepco sta stoccando “provvisoriamente” l’acqua altamente radioattiva che tracima dai sotterranei degli edifici dei reattori, ha rivelato un livello di radiazioni fino a 1.800 millisievert all’ora. Tutti i livelli di radiazioni più alti provengono dai giunti dei serbatoi di stoccaggio, costruiti in lastre di acciaio avvitate. I “liquidatori” della Tepco hanno trovato nei giunti estrusioni della resina (nella foto) che viene utilizzata nelle connessioni come materiale “water-stop”, che si espande quando si bagna. Ora la Tepco, che fino a poche ore fa giurava sulla tenuta di tutti i componenti, crede che lo sversamento di 300 tonnellate di acqua altamente radioattiva da un serbatoio sia stato causato dell’estrusione della resina dai giunti in acciaio, ma assicura che nei tre nuovi serbatoi danneggiati «Non c’è traccia di perdite d’acqua dai giunti e nessun alto livello di radiazioni è stato misurato sul terreno sottostante».
Ma l’utility dice anche che esaminerà ulteriormente il problema, «Dato che la come resina degradata potrebbe provocare perdite». La Tepco ha intensificato il controllo dei serbatoi provvisori di stoccaggio delle scorie nucleari liquide solo dopo la perdita di più di 300 tonnellate di acqua radioattiva scoperta a metà agosto, e i controlli hanno portato alla scoperta di altri serbatoi danneggiati e nuovi hot spot di radioattività: il 2 settembre in un serbatoio in un’altra zone della centrale sono stati registrati più di 100 millisievert all’ora.
La cosa preoccupa sempre più il governo nuclearista di centrodestra del Giappone, che oggi ha stanziato altri 47 miliardi di yen (360 milioni di euro) per cercare di gestire il massiccio accumulo di acqua radioattiva a Fukushima Daiichi. Il premier Shinzo Abe, il ministro dell’Industria Toshimitsu Motegi e la task force governativa sul disastro nucleare hanno approvato un piano che, secondo la radiotelevisione giapponese Nhk, prevede che l’esecutivo «Prenda l’iniziativa di affrontare i problemi tecnicamente impegnativi invece di lasciarli affrontare all’operatore dell’impianto, la Tokyo electric power company». Il nuovo finanziamento nel pozzo senza fondo di una tragedia nucleare che non smette di inghiottire soldi pubblici sarà intanto utilizzato per congelare il terreno creando un muro sotterraneo intorno ai 4 reattori danneggiati. «L’obiettivo spiega Nhk è quello di evitare che le acque sotterranee penetrino attraverso barriere, contaminandosi».
Inoltre il governo pagherà il conto per decontaminare l’acqua radioattiva con 210 milioni di dollari, che saranno finanziati con i fondi di riserva del bilancio 2013. Il Capo di Gabinetto, Yoshihide Suga, dirigerà un nuovo gruppo ministeriale per affrontare la questione acqua radioattiva, e il governo istituirà anche due organismi di collegamento per coordinarsi con i “liquidatori” di Fukushima Daiichi e gli screditati dirigenti della Tepco. Abe ha sottolineato che «Le misure sono intese a raggiungere una soluzione fondamentale al problema acqua radioattiva, invece di trattarla in un modo ad hoc. Il governo lavorerà in modo coordinato, dato che il mondo osserva con attenzione se il Giappone potrà risolvere con successo i problemi presso l’impianto e disattivare i reattori».
Intanto tre abitanti della prefettura di Fukushima hanno presentato una denuncia penale contro la Tepco per la fuoriuscita di acqua radioattiva. Oggi la denuncia è stata presentata alla polizia di Fukushima e accusa la Tepco, il suo presidente Naomi Hirose e una trentina di alti dirigenti della compagnia di aver violato la legislazione anti-inquinamento. Secondo i tre cittadini la Tepco e i suoi alti funzionari «Dovrebbero essere ritenuti penalmente responsabili per la loro incapacità di prendere misure appropriate per evitare la fuoriuscita di acqua utilizzata per raffreddare i reattori». Un avvocato che rappresenta i residenti ha detto che «La Tepco ha lasciato che la fuoriuscita peggiorasse, ritardando le necessarie misure preventive come la costruzione di barriere. Il programma dell’utility temeva che tali misure costassero più di un miliardo di dollari e che questo avrebbe causato un calo delle azioni della società. La priorità della Tepco è stata quella di risparmiare denaro. Per la stessa ragione l’utility non è riuscita a prendere le misure necessarie contro terremoti e tsunami prima del disastro dell’11 marzo 2011. L’utility deve essere ritenuta responsabile per la sua negligenza».
Umberto Mazzantini
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