Con un'esercitazione nelle acque di Civitavecchia è stato
presentato al ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, il nuovo contratto
per il servizio di pronto intervento a protezione del mare.
Nei
porti italiani 35 unità speciali sono preparate a salpare in pochi
istanti dall'allarme. E' questa la rete di pronto intervento che il
ministero dell'Ambiente schiera in difesa dei 7.500 chilometri di costa
italiana con il nuovo contratto firmato con Castalia, il consorzio che
fornisce il servizio.
La rete di unità impegnate nella lotta
del ministero contro l'inquinamento del mare è stata presentata oggi
al ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, con un'esercitazione nelle
acque di Civitavecchia (Roma) in cui le navi Bonassola, Tito, Tirreno,
Ecogiglio e Ievoleco hanno simulato il controllo, l'isolamento e la
raccolta di sostanze pericolose cadute in mare. "Uno strumento
importante a favore del nostro Paese ha sottolineato il ministro
Orlando che ci pone all'avanguardia a livello internazionale e che
nelle scorse settimane ci ha permesso di bloccare tempestivamente casi
gravi di inquinamento, come quello avvenuto a fine luglio nel porto di
Salerno". La flotta antinquinamento del ministero è formata da 9 navi
d'altura e da 26 navi costiere (più diversi battelli minori e di
servizio) collocate nei principali porti italiani, negli scali a
maggiore rischio di inquinamento e in prossimità delle zone di mare
più delicate dal punto di vista ambientale, come le riserve e le aree
protette. Le unità sono dotate delle tecnologie piu' moderne ed
efficaci, come speciali radar per individuare le macchie di inquinante
sulla superficie del mare, algoritmi di calcolo e modelli di diffusione
delle sostanze, dispositivi di assorbimento.
Le basi di pronto intervento sono Imperia, Genova, La Spezia, Livorno, Piombino, Porto Santo Stefano, Civitavecchia, Gaeta, Salerno, Cetraro, Vibo, Messina, Sant'Agata di Militello, Termini Imerese, Trapani, Sciacca, Licata, Pozzallo, Augusta, Porto Torres, Golfo Aranci, Arbatax, Cagliari, Oristano, Crotone, Corigliano, Gallipoli, Otranto, Bari, Termoli, Giulianova, Ancona, Ravenna, Chioggia e Trieste. Inoltre la rete di pronto intervento ha una scorta di attrezzature negli 8 depositi a terra: a Civitavecchia, Genova, Napoli, Messina, Bari, Ravenna, Venezia e Cagliari. Alla rete del ministero dell'Ambiente si aggiungono i battelli antinquinamento dei maggiori porti e i servizi privati di alcuni gruppi industriali. La flotta del ministero è sempre pronta a salpare in pochi istanti dall'allarme diramato dalle Capitanerie di porto, che presidiano e controllano il mare, ma in caso di richiesta può collaborare anche per difendere i mari di altri Paesi, com'è accaduto anche in passato. Il sistema di difesa del mare si basa sul "Piano operativo di pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti accidentali da idrocarburi e da altre sostanze nocive" approvato in gennaio. Le strategie di intervento hanno alcuni principi di base: trattare la maggior parte dell'inquinamento al largo e il più rapidamente possibile, arrestare l'espansione dello sversamento, difendere soprattutto le coste e le aree sensibili. Per contenere l'espansione dell'inquinamento vengono impiegati metodi di contenimento (barriere galleggianti), di raccolta e aspirazione. Quando i metodi meccanici non bastano si può ricorrere, ma con estrema parsimonia, anche a prodotti ad azione assorbente o disperdente. La scelta dipende da diversi fattori che vengono valutati caso per caso dalle Capitanerie di porto e dal ministero dell'Ambiente. La tipologia principale di inquinamento delle coste e dei fondali è quella da greggio e carburanti raffinati, causato essenzialmente dal traffico petrolifero e dagli scarichi industriali. Gli incidenti più diffusi sono la collisione, l'incendio, l'incaglio, avarie a infrastrutture petrolifere.
(AGI) .
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