Il 25 luglio del 2012 fu disposta dal Gip Patrizia Todisco
l’ordinanza di sequestro del siderurgico tarantino. Il giorno dopo a
Roma veniva sottoscritto il protocollo di intesa per le bonifiche che
stanziava 336 milioni di euro. Due giorni prima veniva pubblicata per la
prima volta in Italia la legge sulla valutazione del danno sanitario.
Il resoconto di Eco dalle Città
Un
anno fa il 25 luglio 2012, il Gip di Taranto Patrizia Todisco disponeva
l'ordinanza con la quale scattava il sequestro dell'area a caldo
dell'Ilva a Taranto (sei impianti: parchi minerali, la cockeria, gli
altiforni, le acciaierie, l'agglomerazione e il deposito materiale
ferroso). «La gestione del siderurgico di Taranto – si legge
nell’ordinanza che motivava il sequestro - è sempre stata caratterizzata
da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di
lavorazione e produzione provocava all’ambiente e alla salute delle
persone. Ancora oggi gli impianti dell’Ilva producono "emissioni nocive"
che, come hanno consentito di verificare gli accertamenti dell’Arpa,
sono "oltre i limiti" e hanno "impatti devastanti" sull'ambiente e sulla
popolazione». Per il Procuratore Generale della Corte d’Appello di
Lecce, Giuseppe Vignola il blocco delle attività del siderurgico era
giunto a causa delle «conclusioni delle perizie chimiche ed
epidemiologiche" che avevano determinato l’accusa di disastro ambientale
(articolo 321 del codice penale) stabilendo l’obbligatorietà del
sequestro da parte della magistratura».
Il giorno prima (24
luglio 2012), è importante ricordare come per la prima volta in Italia,
viene promulgata una legge a carattere regionale che sarà poi fortemente
osteggiata non solo dall’Ilva ma anche da tutti i grandi gruppi
industriali ubicati in Puglia (come ad esempio Enel, Edipower, Cementir)
impugnandola di fronte al Tar. La legge regionale in questione, detta
le norme sulla “valutazione del danno sanitario” dovuto alle emissioni
industriali inquinanti a tutela della salute, dell’ambiente e del
territorio per le aree pugliesi dichiarate a elevato rischio ambientale.
Tra le principali novità, la legge stabilisce che dovrà essere redatto
ogni anno il Rapporto di Valutazione del danno sanitario (VDS) a cura
dell'Arpa Puglia e dall'Ares.
Il 26 luglio 2012 a Roma veniva sottoscritto il documento di Protocollo di Intesa “Interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto” da più Ministeri (Ambiente, Infrastrutture e dei Trasporti, Sviluppo Economico e Coesione Territoriale), dalla Regione Puglia, dalla Provincia dal Comune e dal Commissario Straordinario del Porto di Taranto. Il documento stanziava 336 milioni di euro al fine di sostenere la gran parte delle spese di bonifica di un "Sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale". Inoltre regolava “le modalità di intervento in aree contaminate dove attuare programmi ed interventi di riconversione industriale e di sviluppo economico-produttivo”.
Il 26 ottobre 2012, un mese più tardi, il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini dichiarò conclusa la procedura per il rilascio della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) allo stabilimento ILVA di Taranto. Il Ministero dell'Ambiente aveva accolto la richiesta del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola di riesaminare l'Autorizzazione Integrata Ambientale alla luce dei dati dei monitoraggi diagnostici effettuati da Arpa Puglia poiché si erano evidenziati livelli sopra la norma di benzo(a)pirene (uno dei più pericolosi idrocarburi policiclici aromatici genotossico e cancerogeno per l'uomo). Perciò sulla base di ciò veniva aggiornata la precedente AIA (rilasciata il 4 agosto 2011) in merito alle prescrizioni relative alle aree a caldo, ed alle aree di stoccaggio e movimentazione, dello stabilimento, con particolare riferimento alle emissioni di polveri e di benzo(a)pirene, sia convogliate che diffuse, nonché alle altre emissioni inquinanti quali diossine e furani.
Due mesi più tardi, all’ordinanza di sequestro degli impianti si aggiunge quello dell’acciaio semilavorato prodotto fino al 25 novembre 2012. Infatti nonostante fosse stato intimato il fermo da parte della Procura di Taranto, lo stabilimento ha continuato a produrre lamiere, coils e bramme d’acciaio. L’Ilva di Taranto minacciò “la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo” che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto” a causa dell’immediata e ineluttabile impossibilità di commercializzare i prodotti. Da qui l’esigenza del Governo di aggirare la norma con una legge, denominata prima legge salva Ilva.
Mentre il 28 novembre 2012 una tromba d’aria provocò alcuni morti, lo sradicamento di molti alberi e ingenti danni alle strutture dell’Ilva di Taranto, il 30 novembre 2012, venne firmato il decreto con il quale si prevedeva la continuità produttiva, il possesso dei beni sequestrati e la salvaguardia dell’occupazione presso lo stabilimento di Taranto. Il decreto salva Ilva (decreto n. 207 del 3 dicembre 2012 poi convertito in legge n. 231 del 24 dicembre 2012) prevedeva anche l’istituzione della figura del Garante per l’applicazione per l’Aia nonché l’introduzione di alcune norme sulla valutazione del danno sanitario. L’Ilva di Taranto nei giorni seguenti depositò un'istanza per tornare in possesso di tutti i beni sequestrati il 26 novembre. Si svilupperà nei mesi a venire un braccio di ferro tra la Procura e l’Ilva di Taranto, che si chiuderà definitivamente il 9 aprile 2013 quando la Corte Costituzionale respingerà l’eccezione di incostituzionalità. Infine il 15 maggio 2013 il gip del tribunale Patrizia Todisco firmerà il dissequestro dei prodotti, un milione e 700 mila tonnellate circa, per un valore commerciale stimato dai custodi giudiziari di circa 800 milioni di euro.
Mentre la Consulta rigettava il ricorso della Procura jonica, nella data del 9 aprile 2013, il Garante per l’Aia Vitaliano Esposito comunicò al Governo i risultati delle ispezioni dell’Ispra che avevano rilevato criticità e inadempienze all’Ilva di Taranto circa i lavori prescritti dall’Aia. Un mese prima anche l’Arpa Puglia, aveva redatto un documento nel quale si dichiarava che Ilva non rispettava a pieno le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale.
Due giorni prima, domenica 7 aprile del 2013, migliaia di cittadini sfilarono al corteo anti inquinamento e a sostegno della magistratura. Una settimana più tardi, la cittadinanza si sarebbe espressa nel referendum consultivo sulla chiusura totale l’Ilva di Taranto o della sola area a caldo (impianti di produzione). Anche questo referendum, però, come i precedenti sul nucleare e sui servizi pubblici locali, non raggiunse il quorum. Andò a votare solo il 19,52% degli aventi diritto. Il 1 maggio 2013 venne organizzato il Concerto del primo maggio a Taranto. Almeno 20 mila persone hanno partecipato all’anti "concertone" organizzato dal comitato 'Cittadini e lavoratori liberi e pensanti'.
Il 10 maggio 2013 l’Ilva presentò al Garante per l'applicazione dell'Aia, Vitaliano Esposito, la seconda relazione trimestrale contenente un aggiornamento dello stato di attuazione degli interventi strutturali e gestionali. L'azienda faceva presente di aver ottemperato a 78 delle 94 prescrizioni del decreto.
Il 22 maggio del 2013, la Procura di Taranto dispose un maxi-sequestro dei beni (mobili e immobili e disponibilità economiche) per 8,1 miliardi di euro nei confronti della famiglia Riva. L'accusa ipotizzata dai magistrati di Taranto era associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali plurimi. Il neo Ministro Zanonato del Ministero allo Sviluppo economico fresco di nomina del Governo Letta decise di predisporre un nuovo decreto che potesse consentire la produzione dell’acciaio attuando le prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Venne nominato commissario temporaneo dell'Ilva (per 12 mesi prorogabili fino a 36) Enrico Bondi, già amministratore delegato dell’azienda e subentrato a Bruno Ferrante. Per controbilanciare il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando nominò con un decreto sub-commissario Edo Ronchi per affiancare il commissario Enrico Bondi, e seguire in particolare i lavori della commissione di esperti che verrà incaricata a formulare il piano ambientale per l'Ilva.
Il 29 maggio 2013 il direttore generale dell'Arpa Puglia Giorgio Assennato presentò il primo rapporto sulla Valutazione del Danno Sanitario (VDS) dell’area di Taranto alla Commissione consiliare "Ambiente" della Regione Puglia. L'Arpa ha il compito di effettuare l’analisi del rischio sanitario attribuibile alle emissioni degli stabilimenti. A fine giugno dopo l'approvazione del decreto n. 61 del 2013 che dispose il commissariamento straordinario, in commissione Ambiente e Attività, Vendola e Nicastro dettarono gli obiettivi minimi della Regione Puglia. Tra questi c’è l’attuazione delle norme della Valutazione del Danno Sanitario.
Ad agosto si procederà alla conversione in legge del decreto approvato in maggio.
Giuseppe Miccoli
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