Relazione al ministro Orlando con le proposte delle imprese.
Il
Sistri, il sistema di tracciamento dei rifiuti pericolosi concepito sei
anni fa, varato con legge nel 2010 e mai entrato in funzione, ma
costato alle imprese già molti milioni, non era necessario. Lo sostiene
l'ex ministro dell'Ambiente Edo Ronchi in una relazione inviata al nuovo
ministro Andrea Orlando. "Dal punto di vista strettamente normativo
scrive Ronchi nella sua relazione l'Italia, anche senza il Sistri, non
era inadempiente rispetto alle direttive comunitarie in materia di
tracciabilità dei rifiuti, perché disponeva e dispone di registri di
carico e scarico e di formulari idonei e corrispondenti ai requisiti
richiesti anche dalla citata Direttiva (né vi sono procedure a nostro
carico in materia di tracciabilità dei rifiuti). Il sistema esistente
tuttavia è certamente migliorabile e potrebbe essere reso più efficiente
con un processo di informatizzazione". Ronchi ha coordinato per conto
del ministero dell'Ambiente una commissione che ha consultato 31
organizzazioni imprenditoriali (da Confindustria a Confartigianato, da
Coldiretti a Conftrasporti) che hanno approvato all'unanimità il 20
giugno scorso un documento in cui si chiede una nuova legge per abolire
l'attuale Sistri, che dopo l'ultima proroga dovrebbe entrare in vigore
il primo ottobre prossimo, e sostituirlo con un nuovo sistema di
tracciabilità informatizzata meno complicato e meno oneroso.L'abolizione del Sistri era stata già chiesta l'11 giugno scorso dal presidente di Confartigianato Giorgio Merletti nel corso dell' assemblea dell'organizzazione: "Va abolito il Sistri - ha detto Merletti un 'mostro' costato alle imprese negli ultimi tre anni 250 milioni, che non ha mai funzionato. Eppure il Governo Monti ha voluto riproporlo, mentre l'unica cosa da fare è abolirlo e al suo posto costruire un sistema finalmente semplice, e quindi utile ed utilizzabile, come ha opportunamente annunciato il Ministro Zanonato". La vicenda risale al 2007, quando il ministero dell'Ambiente, sulla base di una direttiva europea, decise di avviare un sistema informatizzato di tracciamento dei rifiuti pericolosi, sulla base di un progetto della Selex (società del Gruppo Finmeccanica) che ottenne l'affidamento della commessa senza gara. Per organizzare il sistema di tracciamento circa 250 mila imprese grandi, medie e piccole, hanno sborsato 110 milioni di contributi allo Stato e circa 140 milioni per l'acquisto delle "scatole nere" e delle "chiavette Usb" che avrebbero dovuto consentire il tracciamento dei rifiuti durante le diverse fasi del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti. Ora la relazione di Ronchi chiarisce che la Direttiva europea non imponeva il tracciamento informatico, ma semmai si limitava a suggerirlo. L'articolo 20 della Direttiva, infatti, afferma: "In caso di trasferimento all'interno di una Stato membro, i rifiuti pericolosi sono corredati di un documento di identificazione, eventualmente in formato elettronico, che riporta i dati di identificazione". Dunque per rispettare la Direttiva, bastavano i documenti identificativi cartacei, già previsti dalla nostra normativa. Tuttavia, le organizzazioni imprenditoriali consultate dalla Commissione Ronchi, sono disponibili a varare un sistema di tracciabilità informatizzata, diverso dal Sistri, e hanno avanzato al nuovo Governo una serie di proposte: trasmettere in forma digitale i dati dei registri di carico e scarico alle Agenzie regionali per l'Ambiente affinchè siano accessibili alle Arpa e agli organi di polizia, abolendo le chiavette Usb e le scatole nere; solo per i rifiuti pericolosi, gli impianti di recupero e smaltimento dovrebbero rendere accessibile in forma digitale la loro autorizzazione in modo che il produttore e il trasportatore dei rifiuti verifichino, prima dell'invio e della consegna, che l'impianto destinatario sia idoneo; la tracciabilità potrebbe essere assicurata anche da consorzi o organizzazioni di categoria, in particolare per le piccole imprese; i dati dell'Albo relativi ai trasporti e quelli delle Arpa relative alla produzione dei rifiuti, possono essere trasmessi al un Centro elaborazione dati nazionale, che potrebbe utilizzare la dotazione informatica del Sistri, che operi in collegamento con Ispra, che elabori i dati, sia accessibile alle autorità di polizia giudiziaria e che se riscontra anomalie le segnali agli organi competenti. La parola, adesso, al ministro Orlando che nel "question time" di giovedì scorso in Parlamento si è limitato ad affermare che "è necessario operare una semplificazione delle procedure salvaguardando il principio della tracciabilità dei rifiuti".
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