Dall’International Geothermal Association (Iga) il rapporto che presenta un'analisi su scala planetaria
Il rapporto, redatto dall’International finance corporation (Ifc),
gruppo della Banca mondiale, analizza i campi geotermici che insieme
alimentano il 71% di capacità di produzione di energia elettrica
geotermica del mondo. Questo studio, che rappresenta il più
grande database di questo settore, analizza i dati esistenti al fine di
ottenere una migliore comprensione delle probabilità di successo nella
perforazione di un pozzo, prendendo in considerazione i fattori che
influenzano tale successo. Un rapporto che potrà essere di grande
interesse per chi opera nello sviluppo dell’energia geotermica, e per i
finanziatori che avranno un utile supporto per la valutazione del
rischio economico di tali progetti. Alla fine del 2011, si registrava nel mondo una capacità di generazione di energia elettrica geotermica pari a 10.700 MWe. L’energia
geotermica è conosciuta da oltre 100 anni come una fonte di energia
rinnovabile a basso tenore di carbonio, ma la sua distribuzione non
uniforme, e i costi iniziali per la ricerca dei pozzi geotermici in
particolare i costi per le perforazioni ne hanno sino ad ora impedito
una ampia diffusione su scala globale. I costi di perforazione
rappresentano circa il 35-40 % dei costi totali di un progetto
geotermico che si sommano a quelli necessari per determinare la
dimensione, la posizione e la potenza della risorsa. Investimenti, che
possono essere perduti, se alla fine delle ricerche non si evidenzia un
giacimento valido per poter essere utilizzato ai fini della produzione
geotermoelettrica. Avere un quadro chiaro dei costi e del livello
del rischio d’impresa che sta dietro ad un progetto di ricerca
geotermica è dunque molto importante per chi opera nel settore e per chi
deve decidere di finanziare un progetto di prospezione geotermica. Nonostante
questo, molto poco è stato fatto fino ad oggi su scala globale per
valutare la probabilità di successo nella perforazione dei pozzi
geotermici, o sui fattori che influenzano questa probabilità. Tutti gli
studi sino ad ora compiuti sono concentrati su esempi tratti da un
insieme molto limitato di progetti, il che rende difficile trarre
conclusioni assolute e generalmente applicabili. Per questo motivo, IFC
ha messo insieme, per la prima volta, un database globale che analizza
tutti i pozzi geotermici sinora realizzati su scala mondiale. Per
la raccolta dei dati sono state utilizzate sia le fonti pubbliche sia
le informazioni riservate, ottenute dai singoli operatori del settore
geotermico. Nel database sono riportate le caratteristiche di 2.613
pozzi, di cui vengono riportate informazioni riguardo la data di
completamento, lo stato iniziale e attuale, la potenza (MWe), la
profondità, le caratteristiche geologiche, il tipo di risorsa
(temperatura/entalpia), le dimensioni, se la perforazione ha ottenuto
risultati positivi o meno, se vi è stata o meno re-iniezione.
Poichè non esistono criteri universalmente accettati per la definizione di ciò che costituisce un “successo” nell’esplorazione di un pozzo geotermico, il rapporto specifica che in questo caso è stato definito l’esito positivo sulla base della capacità di generazione di un pozzo (MWe), in quanto i dati sugli altri fattori che influenzano il successo di un pozzo geotermico non erano universalmente disponibili. La capacità media dei pozzi analizzati in questo rapporto è 7,3 MWe e il risultato cui giunge è che, in generale -per i pozzi per i quali è stato possibile effettuare una verifica– il 78% delle prospezioni hanno avuto successo. L’altro dato che emerge è che le percentuali medie di esito positivo sono migliorate nel corso degli ultimi decenni, grazie al miglioramento delle tecnologie e delle tecniche nelle indagini geotermiche, con una conseguente scelta più accurata di dove effettuare i pozzi esplorativi. Questo dato, conclude il rapporto, suggerirebbe l’utilità di ricorrere alle migliori pratiche in uso a livello internazionale in fase di esplorazione per dare un contributo significativo alla riduzione dei rischi di esplorazione.
Lucia Venturi
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