03/07/13

Il dragone cambia strada: «II Partito comunista cinese deve sbarazzarsi dell’ossessione del Pil»

Le prime manifestazioni d’insofferenza verso il Pil, l’indice che riassume nel Prodotto interno lordo una misura di progresso, arrivano a lambire anche la Cina. Intervenendo ad una riunione di lavoro sulle risorse umane alla vigilia del 92esimo anniversario della fondazione del Partito comunista cinese (Pcc), Xi Jinping, presidente Repubblica popolare della Cina e segretario generale del Comitato centrale del Pcc, ha detto che «La Cina non valuterà la performance di un responsabile semplicemente in base al suo contributo allo sviluppo economico. Il Partito comunista cinese deve adottare maggiori criteri globali per valutare la performance dei suoi quadri».

Poi Xi si è spiegato meglio: «Il Partito deve prendere in considerazione diversi aspetti del lavoro di un responsabile, tra i quali le condizioni di vita della popolazione, lo sviluppo della società locale e la qualità dell’ambiente. Non dobbiamo mai giudicare un quadro semplicemente in base alla crescita del prodotto interno lordo».

Si tratta di una svolta, visto che i quadri del Pcc sono l’ossatura del regime e governano in nome e per conto del Partito-Stato. Ragionare della loro formazione, dei loro obiettivi e metodi e della loro promozione lungo la scala gerarchica del Pcc significa ragionare del futuro della Repubblica popolare cinese.
Infatti, non si tratta certo di una conversione del gigante cinese al Gross national happiness, l’indice della Felicità interna lorda del minuscolo regno del Bhutan, ma – di fronte alla corruzione ed all’arricchimento dilagante tra i boss locali del Pcc – di un ritorno ad un’integrità ideologica e morale che il Pcc sta cercando faticosamente di ripristinare in una società che non ha più nulla a che vedere con gli ideali maoisti se non il Partito avanguardia e “padre” del popolo.

Per quanto riguarda la promozione dei quadri, Xi ha avvertito che «I dipartimenti dell’organizzazione del Pcc devono dare la priorità all’integrità ed in seguito alla loro competenza. I quadri del Pcc devono seguire fermamente l’ideale comunista, credere veramente al marxismo ed essere devoti al socialismo con caratteristiche cinesi. Devono servire il popolo anima e corpo, esercitare il potere con prudenza e resistere alla corruzione. L’integrità di un quadro non accrescerà né con la sua anzianità né con l’avanzamento ma con degli sforzi persistenti per disciplinarsi e studiare i classici marxisti così come le teorie del socialismo dalle caratteristiche cinesi».

Sembra un ritorno al passato (anche se Mao Tse-Dong non viene mai citato), ma è invece il tentativo di rammentare al Partito gli ideali di giustizia sociale e di rinsaldarlo come organismo ideologicamente coeso in una società tanto controllata quanto caotica, e dove sotto la purezza marxista si nasconde la paura di non poter più tener testa all’ipercapitalismo cinese.

Richiamare i quadri del Partito arricchitisi con il boom  economico ed ancora di più i “principini” che ci sguazzano è impresa ardua se non improba, ma il Pcc non può continuare ad assistere senza far qualcosa all’allargarsi della voragine economica sempre più ampia tra i leader politici e gli imprenditori (quasi sempre legatissimi al potere) e la popolazione, che non sembra più disposta a dividersi le briciole di una crescita economica che non è stata anche crescita dei servizi sociali di base e dei diritti dei lavoratori, individuali e collettivi.

Xi è naturalmente convinto che spetterà all’avanguardia del Partito comunista guidare i cinesi verso qualcosa di diverso, appunto meno ossessionato dal Pil, per questo  ha ribadito che «Per selezionare e promuovere dei buoni responsabili, il Pcc deve dotarsi di un sistema efficace e ragionevole. Sono necessari maggiori sforzi per migliorare la trasparenza delle carriere e promuovere uno stile integro nella raccomandazione e valutazione dei quadri. La promozioni dei quadri non deve essere decisa attraverso un semplice voto». Una esplicita critica al nepotismo ed alla cooptazione che hanno caratterizzato il Partito comunista trasformandolo da élite  rivoluzionaria in casta intoccabile ed inavvicinabile.

Il presidente cinese ha anche messo l’accento sulla necessità di formare una nuova e giovane classe dirigente, e si è impegnato a dargli più possibilità per emergere dai meandri del complicato potere comunista e dalle sue correnti e potentati.

Xi ha esortato gli alti papaveri del Comitato «A lottare contro ogni violazione disciplinare e contro la corruzione durante le procedure di selezione dei quadri. I dipartimenti dell’organizzazione del Paese devono attenersi alla giustizia e all’onestà, le quali sono il primo principio per migliorare il loro stile di lavoro. La gestione interna del Partito e le regole non devono essere rilassate perché il Pcc, che ha  85 milioni di membri, è il Partito al potere in un Paese con una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti».

Come prima e più di prima sarà dunque la fedeltà al regime a contare: Xi ha ricordato a tutti gli iscritti ed ai quadri del Pcc che devono «Salvaguardare l’autorità del Comitato centrale e la solidarietà di tutto il Partito».

Mentre Xi rimetteva ideologicamente in riga i quadri del Pcc, il primo ministro Li Keqiang  rassicurava sul Pil dicendo che «Le condizioni sono buone. La Cina ha le capacità per realizzare i principali obiettivi di sviluppo economico e sociale di quest’anno. Il Paese può realizzare una crescita sana e sostenibile a lungo termine, migliorando allo stesso tempo la qualità e l’efficienza della crescita. Dall’inizio dell’anno, la Cina ha mantenuto una situazione economica generalmente stabile, nonostante delle condizioni difficili e complesse all’interno ed all’estero del Paese».

Tanto per ricordare chi ha tutto sotto controllo, Li ha concluso: «Il governo ha sempre adottato un approccio equilibrato verso la realizzazione degli obiettivi che sono il mantenimento di una crescita stabile, il controllo dell’inflazione la prevenzione dei rischi e la promozione della riforma, la ristrutturazione dell’economia e il miglioramento delle condizioni di vita del popolo».



Umberto Mazzantini

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