Calcio d'inizio a Bruxelles per la partita sulla nuova politica europea
sul fronte clima ed energia con la scadenza del 2030. A 'giocare
d'attacco' e' la Commissione Ue, che presentera' ''proposte concrete''
entro la fine dell'anno, mentre in difesa si schiera subito la Polonia,
che vuole prima vedere l'accordo globale del 2015. A luglio intanto
sara' l'Europarlamento a segnare un punto cruciale per la politica verde
dell'Ue, con il nuovo voto sulla proposta che mira ad aumentare il
prezzo delle quote di CO2 sul mercato europeo delle emissioni (Ets), in
caduta libera. A richiedere l'iniziativa dell'esecutivo di Bruxelles nel
campo di energia e clima per il 2030 sono stati gli stessi leader dei
27 in occasione dell'ultimo vertice. ''Gli Stati membri ora sono
disposti ad intraprendere i prossimi grandi passi avanti'' per il
periodo post 2020, commenta la commissaria Ue al Clima, Connie
Hedegaard. Il mandato dei leader dell'Ue secondo Hedegaard mostra ''che
la sfida del clima rimane urgente''. Ma non e' un mistero che
l'obiettivo di Bruxelles sia quello di fissare nuovi target sulla
riduzione della CO2 e sulla quota dei consumi di energia da rinnovabili,
mantenendo un mercato europeo del carbonio - oggi in forte crisi -
forte e in salute. E, mentre e' in corso una consultazione pubblica
online che si chiudera' il 2 luglio, a delineare la strada futura
dell'Europa per ora sono gli scenari della roadmap su energia e
decarbonizzazione per il 2050, che prevede una riduzione del 40% di gas
serra per il 2030 per essere in linea con l'obiettivo di taglio
dell'80%-95% rispetto al 1990. Ma su target considerati troppo ambiziosi
frena subito la Polonia: secondo il ministro dell'ambiente, Marcin
Korolec, ''bisogna prima avere un accordo globale sugli obiettivi,
previsto per il 2015''. ''L'Ue deve avere una chiara definizione dei
suoi target per il 2030 prima del summit del 2015'' sul clima, ribatte
Isaac Valero Ladron, portavoce di Hedegaard.
''Questo rafforzera' sicuramente la nostra posizione nei negoziati'' aggiunge il portavoce. L'Europarlamento intanto si e' appena schierato in plenaria a favore di obiettivi vincolanti di oltre il 30% per le rinnovabili, quando la quota media di energia proveniente da fonti verdi nel 2010 era il 12,7% e l'obiettivo gia' fissato per il 2020 e' del 20%. Ma il vero banco di prova delle intenzioni dell'assemblea di Strasburgo sara' il prossimo voto sul salvataggio del mercato Ue della CO2 (Ets), ormai al tracollo. Secondo Hedegaard ''ora i governi devono dimostrare'' la loro volonta' di rafforzare l'Ets e ''sostenere la proposta della Commissione Ue''. L'appello e' rivolto anche all'Italia. ''Speriamo di contare anche sugli eurodeputati italiani - auspica il portavoce di Hedegaard - visto che l'ultima volta 46 hanno votato contro. L'Italia e' un Paese leader nella tecnologia dell'energia pulita, che ha creato migliaia di nuovi posti di lavoro nel Paese''.
(ANSA) (di Chiara Spegni)
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