Eppure due anni dopo la nostra azione, nel 2011, è stata l’Agenzia Europea per l’Ambiente a stabilire che la centrale a carbone Federico II è l’impianto industriale più inquinante d’Italia,
diciottesimo nell’ Unione, perché causa su base annua 119 morti premature e danni economici compresi tra i 536 e i 707 milioni di euro.
La nostra campagna di denuncia degli impatti ambientali e sanitari del carbone di Enel va avanti da anni. Enel non ha mai risposto nel merito dei dati che abbiamo diffuso e che segnalano come le sue centrali a carbone – oltre a rappresentare la principale fonte di emissioni di gas serra in Italia – siano causa di centinaia di morti premature e di danni per miliardi di euro ogni anno.
L’azienda, per il 31 per cento controllata dallo Stato, ha scelto la strada della “guerriglia legale” e finora ha già perso due volte: la Magistratura ha decretato come i dati sostenuti da Greenpeace siano veridici e fondati e come i modi e le forme della sua campagna siano legittimi e commisurati alla gravità delle denunce. La nostra campagna non si fermerà né tanto meno verrà compromessa dalle minacce di risarcimenti milionari che l’azienda ci muove.
Anzi. A ogni processo ribadiremo le nostre richieste all’ azienda:
- ritirare ogni progetto di nuova centrale a carbone in Italia;
- dimezzare la sua produzione elettrica col carbone entro il 2020, fino a portarla a zero entro il 2030;
- sostituire questa quota di produzione con energia pulita dalle nuove fonti rinnovabili, con le quali Enel, oggi, produce in Italia meno del 2 per cento della sua elettricità.
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