28/05/13
Petrolchimico, quattro candidati per la svolta “green"
Da Novamont a Mossi&Ghisolfi passando per i progetti dell'università: i possibili investimenti nel polo chimico
Quattro progetti ancora in fase embrionale, ma che potrebbero portare quella “rivoluzione verde” che il polo chimico di Ferrara aspetta da parecchi anni. Dal tavolo sullo sviluppo del petrolchimico, che ha avuto luogo pochi giorni fa in municipio durante la riunione della prima commissione consiliare, sono emersi infatti quattro nomi che, oltre a favorire una soluzione alla crisi occupazionale aperta dalla vertenza Basell, aprirebbero la possibilità di sviluppo sulle nuove tecnologie. A fornire nuove informazioni sui possibili progetti in campo sono le segreterie territoriali dei sindacati coinvolti nel tavolo (Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil), che rinnovano anche l’appello alla popolazione perché la vertenza in corso sia percepita “non come un problema per i lavoratori Basell, ma per tutto il territorio”.
I nomi già conosciuti sono quelli di Novamont e Mossi&Ghisolfi. La prima è una società impegnata nella chimica verde sia con produzioni proprie che in joint venture con società Eni (Versalis in particolare). “Pur nelle difficoltà – spiegano i sindacati – che continua a riscontrare un suo progetto copartecipato con altre aziende sulla riconversione del sito di Terni (sempre a seguito di decisioni di chiusure di attività Basell), l’azienda avrebbe manifestato la sua intenzione di allocare a Ferrara sue attività di ricerca e sviluppo. Mossi&Ghisolfi, avrebbe illustrato al fronte istituzionale l’intenzione di installare una bioraffineria sfruttando materiale vegetale da produrre in loco, in un’area di 70 km di raggio. Sull ’impatto legato alla mobilità del materiale (camion) l’amministrazione ha valorizzato le possibilità derivante dall' Idrovia per un trasporto molto meno impattante rispetto ai camion, con un attracco bettoline nel Boicelli”.
Gli altri due progetti non coinvolgono invece aziende private, ma gli stessi enti pubblici. Il primo vede come interlocutore Aster, l’agenzia di sviluppo della Regione, “che ha identificato – affermano i sindacati – possibili attività nuove per produrre materiali plastici da cascami del sistema agroindustriale della Regione”. Un’altra idea messa in campo è poi quella di coinvolgere alcuni ricercatori dell’università di Ferrara, hanno confezionato un progetto pre competitivo denominato E.P.C. (EcoPlasticCity) finalizzato alla accumulazione e alla applicazione di nuove tecniche per la produzione di plastica biodegradabile e compostabile”.
Intanto continua l' impegno dei sindacati per sensibilizzare il territorio al problema della crisi del petrolchimico aperta dalla vertenza Basell. “Parliamo di una grossa perdita nell’indotto – spiega il segretario Filctem Mauro Cavazzini – che avrà ripercussioni su molte aziende del territorio anche esterne al petrolchimico. Senza contare l’impatto sui costi di insediamento: il polo industriale è come un grande condominio, e se un’azienda viene meno aumentano i costi per tutte le altre. Ci siamo attivati fin dal principio non per chiedere la solidarietà per i dipendenti, ma per far capire la reale portata del problema a tutti i cittadini”.
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
07:30
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