22/05/13

Parlamento europeo: l’Ue deve darsi un obiettivo obbligatorio per il mix energetico del 2030

Il Parlamento europeo ha approvato con 465 voti a favore, 177 contrari e 46 astensioni una risoluzione non legislativa che sottolinea «Il bisogno di un sistema migliore di promozione delle energie rinnovabili a livello dell'Ue, la prospettiva dell'adozione di un obiettivo obbligatorio per il 2030 ed incentivi per gli investimenti».

Secondo il democristiano tedesco Herbert Reul, «Questa risoluzione è un punto di partenza verso altri dibattiti. Il sostegno alle energie rinnovabili deve essere visto in una prospettiva europea. Dobbiamo discutere del volto che prenderà la nostra politica energetica dopo il 2020. Obiettivi e traguardi dovranno essere definiti per il periodo al 2050»,

Gli eurodeputati suggeriscono che l'Ue possa puntare ad una quota di rinnovabili nel mix energetico poltre il 30% indicato dalla Commissione europea. Un emendamento che chiede alla Commissione Ue di proporre un obiettivo obbligatorio per il 2030 è stato adottato a stretta maggioranza: 339 sì contro 336 no e 19 astensioni. Invece è stato respinto con 365 no contro 284 sì e 35 astensioni una proposta che elevava la parte di energie rinnovabili tra il 40 e il 45% entro il 2030.
I deputati europei pensano che «Sia essenziale far progredire il dibattito su un sistema di sostegno durevole europeo per il dopo 2020. Una strategia integrata a lungo termine per promuovere le energie rinnovabili a livello europeo dovrà tener conto dell'importante varietà importante varietà dei meccanismi di promozione che esistono attualmente nei differenti Stati membri, così come delle divergenze regionali e geografiche».

La risoluzione afferma che «Delle disposizioni per un'energia sicura, accessibile e sostenibile sono indispensabili per la competitività dell'industria e dell'economia. Di conseguenza, l'accesso ai capitali per gli investimenti è un elemento chiave nello sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare alla luce della crisi finanziaria. Scambiandosi le loro migliori pratiche, gli Stati membri potrebbero permettere un miglior funzionamento del mercato interno dell'energia ed inviare così un segnale positivo agli investitori. A questo fine, un quadro politico stabile e redditizio per il dopo 2020 è un prerequisito indispensabile».

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