17/05/13

A rischio chiusura 80.000 aziende installazione rinnovabili Denuncia associazioni, modificare o prorogare direttiva

Rischio chiusura per decine di migliaia di imprese di istallazione di impianti rinnovabili (fotovoltaico, solare termico, pompe di calore, geotermia) dal prossimo 1 agosto. A lanciare l'allarme sono le associazioni artigiane - Cna, Casartigiani e Confartigianato - che chiedono venga modificata, e nell'immediato almeno prorogata, la direttiva 28/2011 sulle energie rinnovabili.

A chiudere i battenti potrebbero essere circa 80 mila aziende con la conseguenza che ''oltre 200 mila persone finiranno all'improvviso nella lista dei disoccupati'' dicono le associazioni.

La norma, che recepisce una direttiva europea - spiegano - non contempla infatti la presenza dei responsabili tecnici delle imprese impiantistiche tra coloro che possono fregiarsi dell'abilitazione per installare impianti. ''Si tratta di persone - denunciano - che hanno alle spalle anni di lavoro, ma che per la nuova legge sostanzialmente non esistono''. ''E' una situazione assurda - osserva il presidente di Confartigianato Impianti, Giovanni Barzagli - che rischia di produrre effetti devastanti a livello sociale, in uno dei pochi settori che sta resistendo alla crisi''.
Secondo la normativa, infatti, sarebbero abilitati all'installazione di impianti solo i laureati, i diplomati e, previo un percorso di formazione, coloro che posseggono un attestato professionale. La stragrande maggioranza degli operatori che non possiede un titolo di studio superiore sarebbe cosi' tagliata fuori. ''Tutto questo e' una follia - aggiunge Carmine Battipaglia, presidente di Cna Installazione Impianti - Alla politica chiediamo solo di poter continuare a svolgere il nostro lavoro''. Anche perche', precisa il responsabile di Casartigiani, ''il rischio e' che sul mercato si vengano a consolidarsi posizioni dominanti, lesive della concorrenza''.

Alla richiesta di aiuto hanno risposto gia' diversi parlamentari, che hanno assicurato il proprio impegno a risolvere la situazione. ''E senza voler far polemica - conclude il presidente del Cna, Ivan Malavasi - vorremmo che la prossima volta, quando si stabiliscono le norme, ci chiamino prima invece che correre ai ripari dopo''.

ROMA

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