Procura di Napoli: "La bonifica, costata 107 milioni di euro e
solo virtualmente effettuata, ha aggravato l'inquinamento". Tra i 21
indagati anche l'ex direttore del ministero dell'Ambiente
Le aree dell'ex Italsider e dell'ex Eternit di Bagnoli, alla periferia di Napoli, sono state sequestrate dai carabinieri nell'ambito di un'indagine della Procura di Napoli che ipotizza una situazione di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti
della società "Bagnoli Futura" e di vari enti locali. Il gip del
capoluogo campano ha inoltre disposto "un dettagliato piano di
interventi finalizzato a un'adeguata bonifica e messa in sicurezza".
Gli esami tecnici disposti dagli inquirenti hanno accertato un notevole inquinamento dell'area. Gli interventi di bonifica, secondo la Procura, avrebbero aggravato la già difficile situazione ambientale.
I Pm hanno quindi chiesto e ottenuto dal Gip in composizione collegiale
(l'organico istituito in occasione dell'emergenza rifiuti nel
Napoletano) l'emissione di un'ordinanza che dispone il sequestro preventivo di un'ampia area, compresa la cosiddetta "colmata" di Bagnoli.
La Procura di Napoli sostine che le vicende legate alla bonifica delle aree di Bagnoli sono avvenute "in un contesto generalizzato di conflitto d'interesse". Secondo i Pm, "tutti gli enti pubblici istituzionalmente preposti al controllo dell'attività di bonifica, quali Arpac, Comune e Provincia di Napoli, si sono venuti a trovare". "L'interscambio dei ruoli tra controllori e controllati e il conflitto di interessi degli enti pubblici'', insieme al comportamento dei soggetti responsabili della vigilanza sulla salvaguardia ambientale hanno determinato ''il progressivo scadimento degli obiettivi di bonifica e dei controlli ambientali, causando - secondo l'ipotesi accusatoria - un disastro ambientale". In particolare sempre secondo l'accusa gli organismi di vigilanza hanno avallato le scelte procedurali di Bagnolifutura, la società incaricata della bonifica delle aree.
La Procura di Napoli precisa che la bonifica di Bagnoli, costata 107 milioni di euro, non solo è stata solo "virtualmente effettuata", ma ha di fatto "comportato una miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l'area oggetto della bonifica con aggravamento dell'inquinamento dei suoli rispetto allo stato pre bonifica". Alla luce dei rilievi dei consulenti tecnici, si ipotizza il reato di truffa ai danni dello Stato. Oltre ai reato di disastro ambientale e truffa ai danni dello Stato "in relazione all'illecita percezione di denaro pubblico", vengono contestati anche il falso, in merito alle certificazioni di analisi e alle attestazioni di avvenuta bonifica, la miscelazione di rifiuti industriali in relazione all'avvenuto interramento di rifiuti industriali nell'area del Parco dello Sport, il favoreggiamento reale.
Fra le 21 persone indagate vi sono anche due ex vicesindaci del capoluogo campano: Sabatino Santangelo, presidente della Bagnolifutura fino al 2006, e Rocco Papa, presidente della Bagnolifutura dal 2006 al 2010, entrambi vicesindaci di Napoli in giunte presiedute da Rosa Russo Iervolino. Nei riguardi di entrambi la Procura di Napoli ipotizza i reati di concorso in truffa aggravata.
Indagato anche l'ex direttore del ministero dell'Ambiente - Per gli stessi reati ipotizzati nei riguardi degli ex vicesindaci di Napoli, Sabatino Santangelo e Rocco Papa, è indagato anche Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell'Ambiente. Gli stessi reati sono ipotizzati anche nei riguardi di Carlo Borgomeo, direttore generale della Bagnolifutura dal 2002 al 2007; Mario Hubler, direttore generale e legale rappresentante rappresentante della Bagnoli futura dal 2007 al 2012; Gianfranco Caligiuri, direttore tecnico della Bagnolifutura e responsabile della pianificazione e dello svolgimento della bonifica; Alfonso De Nardo, dirigente del Dipartimento provinciale dell'Arpac di Napoli dal 2005 al 2010. Per l'ipotesi di disastro ambientale sono indagati Mascazzini, Caligiuri, Santangelo, Papa, Borgomeo, Hubler e De Nardo.
Nessun commento:
Posta un commento