Pizzarotti (con il suo leader) aveva esultato: «Non si farà»
«L'inceneritore? Dovranno
passare sui nostri corpi». Non siamo ancora arrivati a questo punto,
però... Non tutte le profezie di Beppe Grillo si avverano. Alcune le
azzecca come quando, un anno fa, in uno dei comizi a sostegno del
candidato (poi vittorioso) Federico Pizzarotti, il leader dei 5 Stelle
fece di Parma la Stalingrado grillina, tuonando: «Se vinciamo qui,
possiamo vincere dappertutto...». E a guardare il risultato delle
Politiche, non ha sbagliato di molto. Ma sull'inceneritore, il comico
guru rischia di dover ingoiare un brutto rospo, e proprio nell'unica
città capoluogo governata dai suoi (disse anche, subito dopo il trionfo
di Pizzarotti: «Abbiamo già ottenuto una grande vittoria senza neanche
entrare in Comune: a Parma l'inceneritore non si farà più»). Sbagliato.
L'odiato termovalorizzatore
di Ugozzolo, costruito alla modica spesa di 193 milioni e
capitalizzato elettoralmente dai grillini con indiscutibile presa
popolare, partirà. E presto anche. Non più tardi di due giorni fa, la
multiutility Iren ha annunciato l'avvio della fase preliminare «con lo
svolgimento di attività tecniche complementari alla messa a punto del
sistema impiantistico che verranno effettuate a caldo attraverso la
combustione di solo gas metano». Il tutto durerà circa una trentina di
giorni sotto l'occhio di 4 centraline di monitoraggio delle emissioni
collocate a Parma e in altri Comuni. Se non ci saranno intoppi, i camini
dell'inceneritore cominceranno a sbuffare in aprile.
Il sindaco Pizzarotti, che di mestiere non ha mai fatto il comico e in questi 10 mesi di governo ha comunque dimostrato di non essere tipo da sparate, prima ha cercato un'improbabile piroetta («Mai fatto promesse che non si potevano mantenere» ha detto), poi ha optato per un modulo più difensivo: «Ci abbiamo provato, sono insoddisfatto, certo, ma continueremo a tenere alte le antenne: non si fanno solo le battaglie che si è sicuri di vincere». In realtà, la vera battaglia contro l'inceneritore è stata finora solo quella condotta dalla magistratura. La Procura di Parma, riscontrando una serie di inadempienze, aveva chiesto il sequestro dell'inceneritore, ma il Tribunale del Riesame in novembre l'ha bocciato. Ora la partita si è trasferita in Cassazione, dopo il ricorso della Procura, ma intanto Iren va avanti.
All'attacco il Pd, grande sconfitto alle amministrative di un anno fa, che rinfaccia al sindaco le promesse in campagna elettorale («Manderemo i rifiuti in Olanda, smonteremo il forno, lo venderemo ai cinesi...» infieriscono i Democratici), accusandolo di tentare ora una clamorosa retromarcia: «Che dire? Quasi meglio di Berlusconi». Per tutta risposta, la giunta a 5 Stelle promette «controlli severissimi» sulle emissioni. Tema quest'ultimo ad alta infiammabilità, dopo che un componente della commissione di controllo dell'impianto si è dimesso qualche giorno fa, denunciando «la fretta» con la quale Iren ha fatto partire l'inceneritore e rimarcando che «troppe prescrizioni sono state disattese». Grattacapi infiniti, insomma, per la maxi indebitata (870 milioni) Parma. Unica consolazione per Pizzarotti e la sua squadra, il recente risultato delle Politiche, che ha visto i grillini crescere in città dal 19% al 28%.
Francesco Alberti
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