06/03/13

Il Pd si batte il petto: “È stata una sconfitta”

In direzione i democratici ritrovano unità: “Pronti a sfidare Grillo”

Quella uscita dalle urne del 24 e 25 febbraio è una sconfitta. Una sconfitta alla quale si rimedia riaprendo il recinto nel quale si era chiuso il Partito democratico e dal quale era rimasto fuori il resto della società. E per riconquistare quella fetta di consenso non bisogna aver paura di sfidare Grillo. È la sintesi di quanto uscito lunedì sera dalla direzione provinciale di Viale Krasnodar. Quattro ore di confronto per lasciarsi alle spalle i dissapori del dopo voto e guardare alle prossime mosse in vista della formazione del governo. Con una pregiudiziale: no a ogni ipotesi di governassimo con il Pdl.

Il primo a parlare, di rito, è stato il segretario provinciale, che predica “umiltà di fronte a questa sconfitta”. “Dobbiamo fare autocritica su quanto si è sbagliato, sul perché non si sia riusciti a farci capire dalla gente”, ammette Calvano, che appoggia la “proposta di Bersani di sfidare Grillo in parlamento”. E se Grillo dirà l’ennesimo no, allora “la parola deve tornare al Capo dello Stato, con una pregiudiziale: non al governisssimo Pd-Pdl”. A livello locale vengono riposte in un cassetto prefiche e schermaglie: “dobbiamo guardare avanti. C’è una classe dirigente che ha dimostrato quella maturità utile ad affrontare un momento complicato. Siamo qua per risolvere i problemi, non per crearli”.
Una discussione “molto franca” anche per Luigi Marattin, che ha “molto apprezzato le conclusioni di Calvano”. Sul piano nazionale, le opinioni continuano ad essere variegate “ma mi sembra che tutti concordino sull’assoluta necessità di un ricambio profondo della classe dirigente del centrosinistra alle prossime elezioni politiche”. Sul piano locale, per l’assessore alle Finanze il chiarimento avvenuto in direzione è stato “fondamentale”: “ne è uscito rinsaldato un gruppo dirigente giovane che non ha paura della sfida lanciata dal Movimento 5 stelle ma che è pronta ad accoglierla e vincerla. Un gruppo dirigente giovane e responsabile che non ha alcuna intenzione di farsi carico delle colpe dei padri (per correggere le quali siamo entrati in politica), né di essere ritenuti responsabili dei gravi errori commessi dalla classe politica nazionale degli ultimi vent’anni. Un gruppo dirigente che non avrà mai paura di dirsi le cose chiaramente e in faccia, anche con la dovuta durezza, ma che di fronte ad un momento così difficile non si dividerà”.

Dello stesso avviso l’altro ‘rottamatore’ Eric Zaghini. Anche per lui “si è ricomposto un clima di concordia”, utile a capire che “la sconfitta ha origini diverse”. Tra queste “le primarie e le parlamentarie, nelle quali abbiamo dato l’impressione di chiuderci in un recinto attraverso regole scritte per limitare la partecipazione ai fedeli di stretta osservanza. Abbiamo trasformato il Pd da un partito a vocazione maggioritaria in uno a vocazione identitaria. Il resto della società è rimasto fuori”. Che vuole dire “non aver capito la società, la disperazione dei giovani, dimenticare il dramma della precarietà che abbiano introdotto noi sotto la formula della flessibilità del pacchetto Treu”. Zaghini ha concluso ricordando che “non c’è uomo più libero di quello che non ha debiti e oggi l’Italia è in catene; il Pd si deve prendere la responsabilità di governare questo paese”.

“Riunione assolutamente positiva” anche per Alessandro Bratti, che parla di un “afflato unitario molto forte” nel riconoscere “una responsabilità condivisa ma differenziata” della sconfitta: “la responsabilità è di tutti ma non di tutti allo stesso modo”. Il deputato ha chiesto una riflessione sulle vittorie del Pdl in Puglia e Campania e su quella “strepitosa, visti gli scandali della Lega” di Maroni in Lombardia. Bratti ammette che il Pd “ha subito emorragie di voti verso Grillo” e che questo fenomeno era già stato evidenziato dal referendum sull’acqua: “ci doveva far capire che qualcosa stava cambiando, purtroppo quell’esigenza di battaglie ideali non è stata colta fino in fondo”. E, tornando alle responsabilità ‘condivise ma differenziate’, anche per lui “c’è una forte necessità di ricambio dirigenziale, ma questa è materia che farà parte del congresso”.

Estense

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