Dopo Franceschini e Bertuzzi anche Bratti si assicura il posto in Parlamento e lancia un amo ai grillini
Il Pd porta a Roma i suoi tre parlamentari come da pronostici della
vigilia. Dario Franceschini, in qualità di capolista alla Camera, e
Maria Teresa Bertuzzi, che era nella blindatissima lista del Senato, non
temevano sorprese. Solo per Alessandro Bratti si era aperto un margine
di incertezza, ma attorno a mezzanotte ogni dubbio è stato sciolto
quando è stato chiaro che Pd-Sel avevano vinto alla Camera. «No, non ho
brindato, non c’è nienta da brindare davanti a questa situazione
veramente complicata» dice Bratti, che ha appena finito di ascoltare la
conferenza stampa di Bersani in tv: «Sul no al governissimo ho
anticipato il segretario - afferma Bratti riferendosi ai pensieri
affidati a twitter e facebook. «Io stavolta un governissimo non lo
votavo nemmeno se me lo diceva Bersani. La stagione degli accordi è roba
finita, ha fatto bene Bersani a dirlo, forse poteva essere più preciso e
incisivo sulle proposte con cui intende andare in Parlamento, ma i temi
sono quelli: etica, moralità, questione Europa, riforma istituzionale,
legge elettorale... Io aggiungerei anche la questione energetica, le
rinnovabili, quel pacchetto di questioni che riguardano da vicino
l’ambiente e offrono nuove possibilità di sviluppo e di occupazione. Su
questi temi le distanze tra noi e Grillo sono minime. Avanziamo delle
proposte e vediamo cosa dicono gli altri a cominciare da M5S, ora è il
primo partito in Italia e ha delle responsabilità, non può più fare solo
il guastatore, sarà un bel tirocinio anche per loro».
Anche Teresa Bertuzzi ha rifiatato dopo aver sentito che Bersani non pensa a governissimi con il Pdl: «Era un’idea che mi terrorizzava. Il Pd non metterà in movimento alcuna diplomazia per fare accordi sottobanco, bene così. Adesso ogni forza politica si mette alla prova, non si può stare in parlamento come semplici spettatori, ognuno deve fare la propria parte a cominciare dalla elezione dei presidenti di Camera e Senato, che saranno i primi atti ai quali siamo chiamati a partire dal 15 marzo, quando si insedieranno le Camere».
Contro l’idea di un governissimo avevano già messo le mani avanti diversi dirigenti del Pd: a cominciare dal capogruppo in consiglio comunale Simone Merli, che da buon renziano vuole anche un generale rinnovamento: «Mai e poi mai un governissimo con il Pdl. Dialogo con Grillo su tre questioni reali e concrete: modifica della legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, abolizione di ogni benefit e riduzione delle retribuzioni. E per noi, per il Pd, una quarta azione decisa: tutto il gruppo dirigente nazionale a casa senza possibilità di ritorno. per il bene del Pd e del paese».
Luigi Vitellio, responsabile dell’organizzazione, è altrettanto perentorio. Anche lui, come Merli, ha affidato a facebook il suo pensiero: «Mai nessun accordo con il Pdl, e non lo impedirà Grillo, lo impediremo noi».
Marcello Pradarelli
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