L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 5714: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 gennaio 2013, n. 1, recante disposizioni urgenti per il superamento di situazioni di criticità nella gestione dei rifiuti e di taluni fenomeni di inquinamento ambientale.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 5714)
Signor Presidente, abbiamo aperto questa legislatura discutendo di rifiuti riguardo alla triste emergenza campana e la chiudiamo, anche se a Camere sciolte, sempre con un provvedimento che tratta di situazioni emergenziali collegate al ciclo integrato dei rifiuti, a testimonianza, purtroppo, che in questi cinque anni, in questo settore, i problemi, più che essere risolti, sono di fatto aumentati.
La Campania non ha risolto questa annosa emergenza: la percentuale di raccolta differenziata aumenta di pochissimi punti, a fronte di un'esportazione di oltre 600 mila tonnellate all'anno di questi rifiuti fuori della regione. Relativamente al periodo 1o gennaio 2012-30 settembre 2012 - questi sono i dati ufficiali della regione Campania - sono stati smaltiti fuori dal territorio regionale 392 mila tonnellate di rifiuti circa; 340 mila tonnellate di questi rifiuti sono state smaltite in regioni italiane e solo 55 mila tonnellate sono state indirizzate verso l'Olanda (trattasi, in questo caso, della cosiddetta frazione secca tritovagliata). Questo testimonia che un semplice cambio di codice non è esaustivo per risolvere il problema. Si è trattato solo di spostare l'ammontare dei rifiuti da un comparto, quello dei rifiuti urbani, e quindi in privativa con l'obbligo di smaltimento nella regione, ad un altro comparto, che è quello del libero mercato, quello dei rifiuti speciali.
Nel Lazio la situazione sta precipitando a causa della chiusura della discarica di Malagrotta. Il rinvio continuo delle decisioni e la completa assenza di istituzioni quali regione e comune di Roma hanno portato a commissariare la stessa provincia di Roma, sperando, così, di imporre un percorso che portasse all'individuazione di una nuova discarica. Dopo quasi due anni circa di commissariamento, non si riesce ad intravedere ancora la soluzione. In Calabria e in Sicilia permane uno stato di emergenza ormai continuo. Anche in Puglia abbiamo assistito ad episodi che hanno comportato l'accumulo di rifiuti in strada.
Diventa sempre più difficile in questo Paese la costruzione di impianti dedicati al ciclo integrato dei rifiuti, e non parlo, ovviamente, solo di inceneritori, ma di impianti di compostaggio, di impianti di selezione e di tutta quella vasta gamma impiantistica necessaria per un ciclo virtuoso dei rifiuti, mentre latitano ancora, purtroppo, politiche virtuose di riduzione dei rifiuti e di recupero della materia.
È pur vero - questo lo dobbiamo ammettere, ed è anche fonte di orgoglio per il nostro Paese - che in Italia si è sviluppato un settore del riciclo che, per alcuni materiali, costituisce un'eccellenza produttiva, ma è anche vero - lo voglio ricordare - che circa 3 miliardi di euro all'anno, sottratti dalle ecomafie sul ciclo dei rifiuti speciali, rappresentano una risorsa enorme che viene presa dal mercato legale.
Questa è stata la legislatura che, nonostante il quadro normativo europeo ci spingesse sempre di più verso la chiusura delle discariche, la riduzione dei rifiuti, il recupero della materia, ha visto aumentare le emergenze nel nostro Paese, il fallimento del sistema di tracciabilità dei rifiuti (Sistri) - ne abbiamo parlato tante volte in questo contesto - e lo stallo delle bonifiche. Abbiamo saputo recentemente che, con un decreto, l'attuale Ministro ha proposto di ridurre il numero dei siti di interesse nazionale da cinquantasette a circa ventisette, ventotto, il che non significa risolvere i problemi.
In questa legislatura vi è stato un utilizzo discutibile, come il gruppo del Partito Democratico ha sempre rilevato, della società in house Sogesi. Anche in questo caso, il Ministro Clini aveva promesso di procedere al suo scioglimento, ma, in realtà, essa continua ad operare attivamente.
È una legislatura che, comunque, ha dimostrato, credo definitivamente, come i regimi speciali, i commissariamenti, le procedure di emergenza, non abbiano risolto i problemi. Sono stati centri di spesa incontrollata di denaro pubblico e hanno spesso favorito infiltrazioni della malavita organizzata.
Veniamo ora al provvedimento in esame, che contiene una norma assolutamente indispensabile, altre importanti e alcune che riteniamo negative. Credo che lavoreremo e provvederemo a cambiarle, una volta che, speriamo, riusciremo ad essere al Governo.
È positiva la previsione della proroga di un ulteriore anno, sino al 31 dicembre 2013, del termine previsto dal decreto legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003 per l'entrata in vigore del divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti, urbani e speciali, con un potere calorifico inferiore (PCI) superiore a 13 mila chilojoule per chilogrammo. La restrizione in parola rischiava di impedire, di fatto, lo smaltimento in discarica di rilevanti flussi di rifiuti generati, per quanto concerne quelli provenienti da attività economiche, da diversi ed importanti settori industriali produttivi del nostro Paese quali, ad esempio, l'industria alimentare, la cartaria, i pulper, il tessile, nonché i flussi di rifiuti derivanti dal trattamento e recupero di altri rifiuti, in particolare dei veicoli a fine vita, per i quali, comunque, sino ad oggi, per effetto di ripetute proroghe dell'entrata in vigore di questa norma, la discarica ha rappresentato una situazione praticabile ed ambientalmente sicura.
A nostro avviso, questa, probabilmente sarebbe una norma da abrogare definitivamente - mi riferisco, appunto, all'articolo 6, comma 1, lettera p), del decreto legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003 - perché non è prevista dalla direttiva 1999/31/CE, non deriva da questa direttiva, a differenza dell'obbligo di pretrattamento, sul mancato rispetto della quale la Commissione dell'Unione europea puntualmente attiva procedure di infrazione, quali quelle nei confronti di Roma per la discarica di Malagrotta. Si tratta di una norma che, nell'intenzione di chi l'ha introdotta, doveva servire a favorire il percorso dell'incenerimento con produzione energetica.
Comunque, in gran parte dell'Italia questa norma potrebbe essere rispettata solo in due modi, o fermando la raccolta dell'umido - il che andrebbe contro l'obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata e quello europeo del 50 per cento di recupero della materia - o fermando il pretrattamento nei territori dove gli impianti già vi sono. Per esempio i sopravagli degli impianti del trattamento meccanico-biologico hanno poteri calorifici ben superiori al limite citato in precedenza. Per questo motivo infatti negli ultimi giorni questi impianti avevano cessato la loro operatività, in attesa del provvedimento che stiamo esaminando.
Bene veniva anche ricordato dal relatore l'articolo 2-bis, che modifica il decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74 che comporta la possibilità nelle aree terremotate di riconoscere l'opportunità di coprire integralmente con i contributi le spese occorrenti per la riparazione, il ripristino e la ricostruzione degli immobili. Crediamo che sia un provvedimento assolutamente giusto.
Molti dubbi, per non dire molte contrarietà, abbiamo riguardo all'articolo 1, comma 1, che contiene la proroga per la regione Campania, fino al giugno 2013, del regime sulla gestione dei rifiuti, che tarda, per così dire, ad assegnare ai comuni quelle che sono le funzioni proprie di questi enti, così come tra l'altro era stato previsto dal disegno di legge del 6 luglio 2012, n. 95.
Abbiamo sempre contestato la scelta di dare alle province funzioni che in Campania, in tema di gestione dei rifiuti, sono specifiche appunto per la Campania, ma non sono contemplate dalla normativa nazionale. Pur consapevoli che oggi la situazione è di una certa complessità - perché ci troviamo proprio in un momento in cui alcune province hanno già fatto delle scelte, che prevedono anche la gestione diretta di tutta una serie di servizi, e altre ancora no - riteniamo che si debba rientrare il prima possibile nell'ordinarietà. Avevamo presentato anche un disegno di legge a questo riguardo. Non si comprende, infatti, perché solo in Campania vi sia un regime speciale di competenza delle province.
Anche la proroga delle gestioni commissariali in materia ambientale non ci convincono, anzi non ci piacciono per niente. Mentre appare chiaro che è necessario prorogare una situazione di emergenza per quanto riguarda il naufragio della nave da crociera Costa Concordia nel comune dell'isola del Giglio, non altrettanto ad esempio vale per la proroga che riguarda la situazione delle isole Lipari, Eolie. Si tratta di una proroga, di cui non esiste nessuna necessità, del mandato di un commissario alquanto discusso e oggetto di indagini della magistratura. Addirittura su questo emendamento, che tra l'altro è stato proposto al Senato dal Popolo della Libertà, il Governo aveva dato (al Senato) un parere negativo. Di fatto nessuno lo vuole e non si capisce - bisognerebbe chiederlo a questi esponenti del Popolo della Libertà - perché abbiano introdotto al Senato questa proposta.
Voglio ricordare poi che con il decreto-legge n. 59 del 2012, si era approvato il divieto di concedere proroghe per le gestioni commissariali e, quindi, di deroga in deroga, si sta di fatto ripristinando una situazione su cui noi avevamo già dato dei pareri estremamente negativi.
Sbagliata riteniamo sia anche la proroga della prima rata della Tares, tributo che passa da aprile a luglio. Ricordo che, a legislazione vigente, la Tares è in vigore dal 1o gennaio 2013. Questo tributo non rappresenta, dal punto di vista ambientale, una soluzione virtuosa per incentivare la raccolta differenziata. Probabilmente risolve il pasticcio dell'applicazione dell'IVA, ma riteniamo che sia completamente da ripensare.
La dilazione del pagamento, poi, della prima rata da aprile a luglio - tutto in chiave, a nostro parere, demagogica e un po' elettoralistica - rischia di mandare in emergenza rifiuti gran parte dell'Italia. Infatti, se non cambiano le modalità di riscossione in termini reali, le aziende che eseguono il servizio di gestione integrata dei rifiuti non introiteranno proventi fino alla fine del 2013 con il rischio, nel frattempo, di fallire. Ciò non potrà capitare per le grandi multiutilities, perché svolgono altri servizi, ma per quelle aziende che gestiscono solo la gestione integrata dei rifiuti - e sono la stragrande maggioranza in Italia - questa potrebbe essere una situazione di crac definitivo con la conseguenza di avere i rifiuti in strada.
Abbiamo avuto però stamattina in Commissione questo lo devo direrassicurazioni da parte del sottosegretario Fanelli, che il Governo ha intenzione al più presto di provvedere con un atto legislativo per trovare una soluzione a questo problema. Speriamo davvero che questo succeda.
Noi riteniamo, signor Presidente, che il problema della gestione integrata del ciclo dei rifiuti vada davvero risolto definitivamente. Occorre sicuramente: una semplificazione delle norme e delle procedure, ma anche un controllo più efficace; prevedere l'inserimento dei reati ambientali rilevanti nel codice ambientale; una riforma incisiva di settore che consenta di avere un'uniformità di costi dei servizi erogati e la necessaria dotazione impiantistica; poi, soprattutto, la fine dell'emergenza dei commissari. Sono tutte cose che in questa legislatura non si sono attuate anzi, in un certo senso, purtroppo, alcune situazioni critiche si sono aggravate mentre - vogliamo ricordarlo qui - è fallito ancora una volta il tentativo di riformare i servizi pubblici locali. Ora, signor Presidente, e concludo, questo provvedimento non ha sicuramente l'ambizione di risolvere le questioni che da anni sono presenti nel Paese, ma certamente vede l'introduzione di alcune norme che noi da sempre abbiamo ritenuto non funzionali ad una realizzazione di un ciclo moderno di gestione integrata dei rifiuti e che spesso, come nel caso dei commissariamenti, costituiscono una modalità per aumentare lo sperpero di denaro pubblico, purtroppo senza risolvere alcuna situazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
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