Il Presidente della Camera oggi mi ha nominato, su indicazione del gruppo parlamentare del PD, all'interno della Commissione bicamerale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. La Commissione è istituita per legge e sarà attiva per tutta la legislatura. I compiti di questa commissione sono svariati; può svolgere indagini atte a far luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono e sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata fino a verificare i comportamenti illeciti delle pubbliche amministrazioni in materia di gestione e affidamento del ciclo dei rifiuti.
Una nuova sfida che ho accettato volentieri..
31/03/09
28/03/09
Neutra, libera e per tutti
E’ stato depositato in Senato il progetto di legge del PD su “neutralità delle reti, free software e società dell’informazione” a cura dei senatori Vita e Vimercati. Punti fondamentali della proposta sono: garantire un accesso neutrale alle reti di comunicazione elettronica, promuovere i diritti di cittadinanza attiva al fine di rafforzare la partecipazione e il processo decisionale democratico, sostenere lo sviluppo e la valorizzazione dei sistemi informativi pubblici garantendo il pluralismo informatico anche con l’uso del software libero, diffondere l’uso delle nuove tecnologie della comunicazioni presso il sistema delle imprese, rimuovere gli ostacoli che impediscono la parità di accesso alle reti di comunicazione dei cittadini che versano in condizioni di disabilita, disagio economico e sociale e di diversità culturale. Qui il testo.
Il futuro parte da Amalfi
Da Cortona ad Amalfi, torna la scuola politica del Partito Democratico. S’intitola Ambiente Futuro e prenderà il via giovedì 2 aprile. Quattro giorni di confronto e di profonda riflessione sulla questione ambientale vista come chiave per affrontare il futuro. "La nostra scelta di puntare questo nostro secondo appuntamento sulla questione ambientale conferma quanto il Partito democratico creda profondamente nelle grandi potenzialita' di sviluppo legate alla green economy. Davanti alla drammatica crisi economica il governo italiano e il suo presidente del Consiglio oscillano tra l'immobilismo in economia e la cementificazione selvaggia, del tutto incapaci di costruire un serio progetto organico di sviluppo per un Paese come l'Italia che soffre di troppe arretratezze. Tra le tante proposte messe in campo per fronteggiare la crisi, il Pd ha inserito da tempo la scelta della riconversione ambientale e delle sue immense potenzialita' economico-sociali" . Dice Franceschini sul sito del Pd: Il futuro parte da Amalfi
L'adattamento, si sa, costa fatica (e soldi)
Ecco qualche numero. In Italia, 16.500 km quadrati di terreno sono considerati vulnerabili al rischio di desertificazione, il che vuol dire che per questi terreni è prevista una diminuzione di resa agricola che, in completa assenza di politiche e strategie di adattamento, potrebbe essere calcolata in una cifra che oscilla tra gli 11,5 (nel caso di terreni adibiti a pascolo) e i 412,5 milioni di dollari l’anno (nel caso di terreni irrigati). Un altro esempio: l’innalzamento della temperatura potrebbe costare nel 2030 una diminuzione del turismo straniero sulle nostre Alpi del 21,2%, mentre nel 2080 i danni del climate change sulle aree costiere della penisola sarebbero pari a 108 milioni di dollari in assenza di politiche e strategie di adattamento, costo che invece scenderebbe a circa 17 milioni se si adottassero azioni di protezioni delle coste. Dati significativi si possono trarre anche dall’osservazione di eventi passati, come ad esempio l’ondata di calore del 2003: se in quell’occasione avessimo adottato misure di adattamento, si sarebbero potuti risparmiare 134 milioni di euro.
Tutto questo in "Cambiamenti climatici e strategie di adattamento in Italia. Una valutazione economica" (Il Mulino editore, 2009), in cui Carlo Carraro raccoglie gli esiti di un progetto di ricerca a cui hanno collaborato l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio (attuale ISPRA), il Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici e la Fondazione Eni Enrico Mattei.
I numeri appena citati non annunciano catastrofi, non ci parlano di danni enormemente ingenti che il sistema economico italiano potrebbe trovarsi ad affrontare; il libro mette l’accento sull’esigenza di intraprendere politiche che richiedono strategie di lungo periodo. E lo fa a partire dalla metodologia utilizzata. La ricerca prende in considerazione i danni attesi dai cambiamenti climatici dopo che l’intero sistema economico avrà compiuto un adattamento autonomo, avrà cioè reagito agli effetti negativi dando luogo a un nuovo equilibrio. È a questo punto, che la ricerca calcola il danno atteso dai cambiamenti climatici.
Un altro elemento di originalità del lavoro di Carraro, sta nell’aver considerato il sistema economico italiano all’interno del contesto mondiale; in altre parole, lo studio analizza le reazioni che gli impatti dei cambiamenti climatici potranno indurre nei flussi di commercio e di capitali a livello internazionale tra l’Italia e gli altri Paesi e poi, anche qui, si procede ad analizzare i nuovi equilibri realizzati.
Niente catastrofi, si diceva, anche perché il sistema economico ridistribuisce costi e benefici, danni e vantaggi: l’impatto dei cambiamenti climatici è di natura essenzialmente distributiva. E così, ad esempio, a fronte di una diminuzione di turismo internazionale possiamo attenderci un incremento di turismo interno e alcune aree saranno più esposte ai rischi della desertificazione, altre ne potranno beneficiare con la possibilità di coltivare nuovi prodotti.
Il libro segnala inoltre la difficoltà nello stimare costi “non di mercato”, ovvero quelli che vanno a insistere su realtà non soggette a scambio, e quindi senza prezzo (ad esempio la biodiversità e il patrimonio artistico e architettonico), nonché le incertezze nel ridurre gli impatti ad una dimensione unica, quella monetaria.
Testo di Mauro Buonocore, Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici (rivisto da AV)
VIA http://www.climalteranti.it/?p=137
Tutto questo in "Cambiamenti climatici e strategie di adattamento in Italia. Una valutazione economica" (Il Mulino editore, 2009), in cui Carlo Carraro raccoglie gli esiti di un progetto di ricerca a cui hanno collaborato l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio (attuale ISPRA), il Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici e la Fondazione Eni Enrico Mattei.
I numeri appena citati non annunciano catastrofi, non ci parlano di danni enormemente ingenti che il sistema economico italiano potrebbe trovarsi ad affrontare; il libro mette l’accento sull’esigenza di intraprendere politiche che richiedono strategie di lungo periodo. E lo fa a partire dalla metodologia utilizzata. La ricerca prende in considerazione i danni attesi dai cambiamenti climatici dopo che l’intero sistema economico avrà compiuto un adattamento autonomo, avrà cioè reagito agli effetti negativi dando luogo a un nuovo equilibrio. È a questo punto, che la ricerca calcola il danno atteso dai cambiamenti climatici.
Un altro elemento di originalità del lavoro di Carraro, sta nell’aver considerato il sistema economico italiano all’interno del contesto mondiale; in altre parole, lo studio analizza le reazioni che gli impatti dei cambiamenti climatici potranno indurre nei flussi di commercio e di capitali a livello internazionale tra l’Italia e gli altri Paesi e poi, anche qui, si procede ad analizzare i nuovi equilibri realizzati.
Niente catastrofi, si diceva, anche perché il sistema economico ridistribuisce costi e benefici, danni e vantaggi: l’impatto dei cambiamenti climatici è di natura essenzialmente distributiva. E così, ad esempio, a fronte di una diminuzione di turismo internazionale possiamo attenderci un incremento di turismo interno e alcune aree saranno più esposte ai rischi della desertificazione, altre ne potranno beneficiare con la possibilità di coltivare nuovi prodotti.
Il libro segnala inoltre la difficoltà nello stimare costi “non di mercato”, ovvero quelli che vanno a insistere su realtà non soggette a scambio, e quindi senza prezzo (ad esempio la biodiversità e il patrimonio artistico e architettonico), nonché le incertezze nel ridurre gli impatti ad una dimensione unica, quella monetaria.
Testo di Mauro Buonocore, Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici (rivisto da AV)
VIA http://www.climalteranti.it/?p=137
24/03/09
A luci spente tutto tornerà alla mente...
23/03/09
Verso Copenhagen
Sull'ultimo numero di Mckinseyquarterly due economisti e un commissario europeo intervistati sulle prospettive di raggiungere un "global deal" sui cambiamenti cllimatici
XI comandamento: impatta zero
Su Wired la storia della neutralizzazione del Vaticano (della sua CO2 ovvio..)
19/03/09
E-Mozioni PD
Mozione Franceschini a atri concernente iniziative in merito alla situazione economico-finanziaria degli Enti Locali
Qui il link.
Qui il link.
18/03/09
World Water Forum
A Istambul fino al 22 marzo, presenti circa 3 mila organizzazioni, quasi 20 mila esperti, una ventina di capi di Stato e circa 180 ministri dell’ambiente da altrettanti Paesi del mondo (per l’Italia ci sarà la Prestigiacomo).
I dati diffusi recentemente dal Consiglio Nazionale delle Ricerche parlano di un miliardo di persone al mondo che non dispone di acqua potabile, circa 2,5 miliardi di persone non possiedono servizi sanitari, solo il 16% gode dell’acqua in casa, mentre l’84% deve andarla a cercare. E spesso la trova presso fonti dove o è scarsa o di qualità scadente.
I dati diffusi recentemente dal Consiglio Nazionale delle Ricerche parlano di un miliardo di persone al mondo che non dispone di acqua potabile, circa 2,5 miliardi di persone non possiedono servizi sanitari, solo il 16% gode dell’acqua in casa, mentre l’84% deve andarla a cercare. E spesso la trova presso fonti dove o è scarsa o di qualità scadente.
L'età degli stupidi
Arriva “The age of stupid”, un nuovo film sui cambiamenti climatici, interpretato dal premio Oscar Pete Postlethwaite.
Il film è ambientato nel 2055, in un pianeta devastato dal riscaldamento globale, dove l’attore protagonista ripercorre le tappe che hanno portato all’annientamento della Terra e si chiede per quale motivo gli uomini non hanno fermato i cambiamenti climatici quando ancora erano in tempo per farlo.
Il film è stato presentato in anteprima ieri a Leicester Square, a Londra, in un tendone alimentato completamente a energia solare. “The age of stupid” arriverà nei cinema britannici a partire dal 20 marzo. Ancora non è dato saper quando uscirà in Italia.
Via Verdenero
Catena blog
Se volete aderire alla catena di blog nata per opporsi alle politiche ambientali del Governo qui il link.
Si tratta complessivamente di dieci punti che potranno essere ampliati grazie al dibattito che queste proposte genereranno all’interno dei singoli blog che aderiranno all’iniziativa.
Si tratta complessivamente di dieci punti che potranno essere ampliati grazie al dibattito che queste proposte genereranno all’interno dei singoli blog che aderiranno all’iniziativa.
17/03/09
Una news letter per informare sulle attività della Commissione ambiente
Abbiamo deciso nel gruppo PD della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici di relazionare sui molti provvedimenti che interessano la nostra attività.
Gli interlocutori saranno sia i colleghi parlamentari che i rappresentanti del nostro partito a livello territoriale, i rappresentanti PD nelle Istituzioni locali oltre agli operatori ed ai cittadini che a vario titolo hanno interesse a conoscere ed approfondire le tematiche ambientali, delle infrastrutture (grandi e piccole opere) della protezione civile, delle politiche abitative, delle energie rinnovabili, dei controlli ambientali, del governo del territorio ecc.
Purtroppo i ritmi serrati imposti alle Camere e la scelta della decretazione di urgenza come metodo di legiferare impediscono un confronto responsabile, approfondito e chiaro a chi dovrebbe apportare contributi utili al miglioramento dei testi normativi e soprattutto alla loro semplificazione. Ma c’è di più: infatti oltre a disastrare l’impianto di numerose leggi quadro, di testi unici che avrebbero dovuto migliorare l’applicazione di norme e regolamenti questo Governo ha più volte di fatto scavalcato il ruolo delle Regioni e degli Enti territoriali in piena contraddizione con le proposte di Federalismo molto ben pubblicizzate.
Occorre quindi entrare nel merito, poter spiegare al maggior numero di persone possibile cosa sta accadendo all’insegna dell’efficienza e della rapidità, quali sono i soggetti che si avvantaggiano dei provvedimenti governativi, a quali logiche si ispirano molte delle scelte che ci vengono presentate, perché spesso il nostro Paese si è trovato in controtendenza rispetto a tematiche condivise a livello internazionale dai principali Paesi industrializzati ( basti l’esempio degli investimenti nel campo della sostenibilità ambientale e delle energie rinnovabili).
Proviamo ad essere chiari ma non siamo sicuri che ci riusciremo.
Il primo numero, che abbiamo chiamato zero, lo trovate qui
Gli interlocutori saranno sia i colleghi parlamentari che i rappresentanti del nostro partito a livello territoriale, i rappresentanti PD nelle Istituzioni locali oltre agli operatori ed ai cittadini che a vario titolo hanno interesse a conoscere ed approfondire le tematiche ambientali, delle infrastrutture (grandi e piccole opere) della protezione civile, delle politiche abitative, delle energie rinnovabili, dei controlli ambientali, del governo del territorio ecc.
Purtroppo i ritmi serrati imposti alle Camere e la scelta della decretazione di urgenza come metodo di legiferare impediscono un confronto responsabile, approfondito e chiaro a chi dovrebbe apportare contributi utili al miglioramento dei testi normativi e soprattutto alla loro semplificazione. Ma c’è di più: infatti oltre a disastrare l’impianto di numerose leggi quadro, di testi unici che avrebbero dovuto migliorare l’applicazione di norme e regolamenti questo Governo ha più volte di fatto scavalcato il ruolo delle Regioni e degli Enti territoriali in piena contraddizione con le proposte di Federalismo molto ben pubblicizzate.
Occorre quindi entrare nel merito, poter spiegare al maggior numero di persone possibile cosa sta accadendo all’insegna dell’efficienza e della rapidità, quali sono i soggetti che si avvantaggiano dei provvedimenti governativi, a quali logiche si ispirano molte delle scelte che ci vengono presentate, perché spesso il nostro Paese si è trovato in controtendenza rispetto a tematiche condivise a livello internazionale dai principali Paesi industrializzati ( basti l’esempio degli investimenti nel campo della sostenibilità ambientale e delle energie rinnovabili).
Proviamo ad essere chiari ma non siamo sicuri che ci riusciremo.
Il primo numero, che abbiamo chiamato zero, lo trovate qui
11/03/09
Contro la crisi investire sul Po (su Europa del 7 Marzo)
I dati di questi giorni dell’andamento dell’inflazione e del prodotto interno lordo ci indicano che anche l’Italia, così come tutta l’Europa, è entrata in una delle crisi dell’economia reale senza dubbio più dura del dopoguerra. Pur nella consapevolezza che questa non sia l’unica strada per uscire da questa grave situazione, è soprattutto operando nel campo dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e adottando politiche di consumo sostenibile si può davvero rompere l’attuale paradigma tecnologico permettendo la nascita e lo sviluppo di un tessuto industriale in grado di sostenere e accelerare la diffusione delle tecnologie ambientali ed energetiche attraverso anche un quadro di regole stabili ed incentivi alla domanda come presupposto per il finanziamento del sistema e ulteriore stimolo all’introduzione di nuovi prodotti e processi.
Il protocollo di Kyoto, l’accordo siglato a livello europeo su clima ed energia, la prossima presidenza del G8 in Italia e il prossimo appuntamento mondiale di Copenaghen impegnano il nostro paese ad andare in una direzione nuova, a considerare la crisi non solo come pericolo ma come una grande opportunità per fare sviluppo e nel contempo rallentare il consumo delle limitate risorse naturali
Gli obiettivi del protocollo di Kyoto, diminuzione del 6,5% su base 1990, che sembravano molto ambiziosi per il 2012 oggi sembrano alla portata. Settori importanti come l’industria delle auto e il comparto dell’edilizia possono ricevere un nuovo impulso se saremo capaci di attivare politiche che favoriscano l’innovazione in questi settori strategici.
Le politiche pubbliche attraverso gli acquisti verdi possono indirizzare positivamente il mercato privato verso imprese che producano beni e servizi meno impattanti per l’ambiente. Ogni anno le amministrazioni pubbliche europee spendono l’equivalente del 16% del prodotto interno lordo europeo per l’acquisto di beni, quali attrezzature da ufficio, materiali da costruzione e veicoli da trasporto, o servizi, quali manutenzione degli edifici, servizi di trasporto, servizi di pulizia e ristorazione, e opere.
Alcuni stati membri all’avanguardia nel settore, come Austria, Francia, Olanda e Inghilterra, hanno fissato obiettivi ambiziosi. L’Italia ha fatto poco: ad oggi nonostante l’approvazione del Piano nazionale alcuna azione è stata intrapresa per dare concretezza a tale programma Se la sfida dev’essere la riconversione dell’economia credo si debba iniziare dal motore economico del paese, non per una questione geografica ma perché nelle regioni che insistono sulla Pianura padana ci sono 16 milioni di abitanti, il 55% del patrimonio zootecnico, il 37% dell’industria nazionale, il 47% dei posti di lavoro del Paese, il 48% del consumo energetico, il 35% di produzione agricola. Ma anche una produzione del 40% circa di Co2 equivalente, una qualità dell’aria tra le più scadenti in Europa e falde e corsi di acqua con livelli di inquinamento molto elevati. La sfida va affrontata attraverso un accordo fra istituzioni, imprese, associazioni e cittadini di tutto il bacino padano.
C’è la necessità di varare un grande progetto nazionale ed europeo. Con il governo Prodi avevamo iniziato la costruzione di questo percorso partendo proprio dall’importanza del fiume Po.
I provvedimenti dell’attuale governo vanno in una direzione diversa.
Il più significativo è la proposta del ritorno al nucleare: se questa tecnologia mai si realizzerà darà eventuali benefici economici forse fra 10 anni non domani. La proposta in discussione al senato non è credibile né in termini economici né dal punto di vista delle garanzie di sicurezza. Inoltre è assodato così come riportato da una recente comunicazione della commissione europea che nei prossimi vent’anni in Europa in termini di percentuale di produzione energetica, anche con le eventuali centrali italiane il nucleare rimarrà costante, anzi avrà un piccolo declino e quindi non è una tecnologia in crescita.
Che dire poi dell’abolizione del 55% di detrazione fiscali per l’efficienza energetica poi reintrodotta a condizioni di minor favore per imprese e cittadini. Dell’eliminazione della certificazione energetica nella compravendita degli immobili contravvenendo alla normativa europea e con la commissione che ha già chiesto chiarimenti in merito; della norma che differisce al 1° gennaio 2010 la scadenza del 1° gennaio 2009 che prevede per gli edifici di nuova costruzione l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Aggiungiamo poi il secondo decreto Campania, dove sono stati reintrodotti gli incentivi CIP 6 per alcuni impianti di incenerimento tra cui quelli siciliani che vengono ovviamente calcolati sull’energia da rifiuto tal quale. Si tenga presente che in questo paese due terzi di questi contributi sono stati assegnati alle fonti assimilate e non alle rinnovabili.
E ancora la proposta del Commissariamento di Enea che da ente di ricerca per energia e ambiente diventa un’agenzia tecnica e Apat che era un’agenzia tecnica per l’ambiente e che viene teoricamente trasformata in istituto superiore di ricerca non sapendo ancora in che modo e in che tempi.
Ma anche il pasticcio della riconversione a carbone di Porto Tolle, una delle centrali più grandi del paese: qui per poter dare prova di efficienza si cerca di dare un’autorizzazione in sede di consiglio dei ministri senza il parere espresso dalla commissione di Via e senza il parere della regione Veneto e della sopraintendenza alle belle arti. Va ricordato inoltre il taglio pesante per i finanziamenti riguardo alla difesa idrogeologica del suolo e agli stanziamenti alle regioni per gli interventi di protezione civile. E per finire il provvedimento al senato che ridà la delega al ministro dell’ambiente, in sfregio alla richiesta di provvedere attraverso un percorso parlamentare, per la rivisitazione del Codice ambientale ormai ridotto a “carta straccia” dalle innumerevoli deroghe e mancanza di decreti attuativi.
Il protocollo di Kyoto, l’accordo siglato a livello europeo su clima ed energia, la prossima presidenza del G8 in Italia e il prossimo appuntamento mondiale di Copenaghen impegnano il nostro paese ad andare in una direzione nuova, a considerare la crisi non solo come pericolo ma come una grande opportunità per fare sviluppo e nel contempo rallentare il consumo delle limitate risorse naturali
Gli obiettivi del protocollo di Kyoto, diminuzione del 6,5% su base 1990, che sembravano molto ambiziosi per il 2012 oggi sembrano alla portata. Settori importanti come l’industria delle auto e il comparto dell’edilizia possono ricevere un nuovo impulso se saremo capaci di attivare politiche che favoriscano l’innovazione in questi settori strategici.
Le politiche pubbliche attraverso gli acquisti verdi possono indirizzare positivamente il mercato privato verso imprese che producano beni e servizi meno impattanti per l’ambiente. Ogni anno le amministrazioni pubbliche europee spendono l’equivalente del 16% del prodotto interno lordo europeo per l’acquisto di beni, quali attrezzature da ufficio, materiali da costruzione e veicoli da trasporto, o servizi, quali manutenzione degli edifici, servizi di trasporto, servizi di pulizia e ristorazione, e opere.
Alcuni stati membri all’avanguardia nel settore, come Austria, Francia, Olanda e Inghilterra, hanno fissato obiettivi ambiziosi. L’Italia ha fatto poco: ad oggi nonostante l’approvazione del Piano nazionale alcuna azione è stata intrapresa per dare concretezza a tale programma Se la sfida dev’essere la riconversione dell’economia credo si debba iniziare dal motore economico del paese, non per una questione geografica ma perché nelle regioni che insistono sulla Pianura padana ci sono 16 milioni di abitanti, il 55% del patrimonio zootecnico, il 37% dell’industria nazionale, il 47% dei posti di lavoro del Paese, il 48% del consumo energetico, il 35% di produzione agricola. Ma anche una produzione del 40% circa di Co2 equivalente, una qualità dell’aria tra le più scadenti in Europa e falde e corsi di acqua con livelli di inquinamento molto elevati. La sfida va affrontata attraverso un accordo fra istituzioni, imprese, associazioni e cittadini di tutto il bacino padano.
C’è la necessità di varare un grande progetto nazionale ed europeo. Con il governo Prodi avevamo iniziato la costruzione di questo percorso partendo proprio dall’importanza del fiume Po.
I provvedimenti dell’attuale governo vanno in una direzione diversa.
Il più significativo è la proposta del ritorno al nucleare: se questa tecnologia mai si realizzerà darà eventuali benefici economici forse fra 10 anni non domani. La proposta in discussione al senato non è credibile né in termini economici né dal punto di vista delle garanzie di sicurezza. Inoltre è assodato così come riportato da una recente comunicazione della commissione europea che nei prossimi vent’anni in Europa in termini di percentuale di produzione energetica, anche con le eventuali centrali italiane il nucleare rimarrà costante, anzi avrà un piccolo declino e quindi non è una tecnologia in crescita.
Che dire poi dell’abolizione del 55% di detrazione fiscali per l’efficienza energetica poi reintrodotta a condizioni di minor favore per imprese e cittadini. Dell’eliminazione della certificazione energetica nella compravendita degli immobili contravvenendo alla normativa europea e con la commissione che ha già chiesto chiarimenti in merito; della norma che differisce al 1° gennaio 2010 la scadenza del 1° gennaio 2009 che prevede per gli edifici di nuova costruzione l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Aggiungiamo poi il secondo decreto Campania, dove sono stati reintrodotti gli incentivi CIP 6 per alcuni impianti di incenerimento tra cui quelli siciliani che vengono ovviamente calcolati sull’energia da rifiuto tal quale. Si tenga presente che in questo paese due terzi di questi contributi sono stati assegnati alle fonti assimilate e non alle rinnovabili.
E ancora la proposta del Commissariamento di Enea che da ente di ricerca per energia e ambiente diventa un’agenzia tecnica e Apat che era un’agenzia tecnica per l’ambiente e che viene teoricamente trasformata in istituto superiore di ricerca non sapendo ancora in che modo e in che tempi.
Ma anche il pasticcio della riconversione a carbone di Porto Tolle, una delle centrali più grandi del paese: qui per poter dare prova di efficienza si cerca di dare un’autorizzazione in sede di consiglio dei ministri senza il parere espresso dalla commissione di Via e senza il parere della regione Veneto e della sopraintendenza alle belle arti. Va ricordato inoltre il taglio pesante per i finanziamenti riguardo alla difesa idrogeologica del suolo e agli stanziamenti alle regioni per gli interventi di protezione civile. E per finire il provvedimento al senato che ridà la delega al ministro dell’ambiente, in sfregio alla richiesta di provvedere attraverso un percorso parlamentare, per la rivisitazione del Codice ambientale ormai ridotto a “carta straccia” dalle innumerevoli deroghe e mancanza di decreti attuativi.
10/03/09
Rifiuti: Sicilia in Commissione Ambiente, il PD denuncia il "rischio Campania"
"Occorre rivedere completamente il piano rifiuti della Sicilia per fronteggiare l'emergenza, perche' la situazione precaria e fallimentare creata dai governi negli ultimi dieci anni sta trascinando la regione nel caos piu' totale. E' reale il timore che la realta' siciliana, ingenuamente occultata all'opinione pubblica italiana, si riveli un'emergenza piu' grave di quella campana". Lo affermano Raffaella Mariani e Alessandro Bratti deputati del Pd in commissione Ambiente alla Camera. "Da questo punto di vista non ci rassicurano le comunicazioni date oggi in maniera tardiva dal vice presidente della regione siciliana Giambattista Bufardeci al termine dell'audizione che ha tenuto oggi in commissione ambiente alla Camera". Per i parlamentari c'e' bisogno immediato di interventi urgenti per incrementare la raccolta differenziata e per razionalizzare il numero degli Ato. "Queste strutture -sottolinea Mariani - hanno accumulato negli anni quasi un miliardo di euro di debiti e non e' chiaro come possano pareggiare i conti nell'immediato futuro. Non vi e' tutela per i lavoratori del settore che, ormai quasi ogni mese, da Catania a Palermo protestano per il mancato pagamento degli stipendi. E' sempre piu' evidente che il piano rifiuti a suo tempo varato da Cuffaro, come commissario straordinario, e' fra le cause principali dei problemi attuali, visto che e' incentrato in modo assolutamente velleitario sulla termovalorizzazione e non prevede lo sviluppo della raccolta differenziata oggi ferma al 6%". (AGI) Mrg 102036 Palermo, 10 marzo 09
09/03/09
State of the world 2009
“Cosa può fare l’uomo nel XXI secolo, e in particolare nel 2009 e negli anni immediatamente seguenti, per scampare alla catastrofe annunciata dei cambiamenti climatici?”.
A questa complessa domanda hanno tentato di rispondere circa 40 autori diversi e come ogni anno arriva puntuale lo State of the world, il rapporto redatto dal Worldwatch Institute nella edizione italiana del 2009, curata da Gianfranco Bologna, direttore scientifico e culturale del WWF Italia.
Ciò che emerge è uno scenario complesso, volutamente definito a partire da una molteplicità di punti di vista. Una rassegna di idee geniali e inevitabilmente eterogenee.
Ma su un punto tutti gli autori sono d’accordo: non è troppo tardi per salvare il pianeta e garantire alla nostra civiltà floride prospettive. Abbiamo quindi il privilegio di vivere nel breve istante che potrebbe cambiare il futuro del mondo.
A questa complessa domanda hanno tentato di rispondere circa 40 autori diversi e come ogni anno arriva puntuale lo State of the world, il rapporto redatto dal Worldwatch Institute nella edizione italiana del 2009, curata da Gianfranco Bologna, direttore scientifico e culturale del WWF Italia.
Ciò che emerge è uno scenario complesso, volutamente definito a partire da una molteplicità di punti di vista. Una rassegna di idee geniali e inevitabilmente eterogenee.
Ma su un punto tutti gli autori sono d’accordo: non è troppo tardi per salvare il pianeta e garantire alla nostra civiltà floride prospettive. Abbiamo quindi il privilegio di vivere nel breve istante che potrebbe cambiare il futuro del mondo.
Scuola di politica di Reggio Emilia: qualcosa si muove nel PD
Si stanno diffondendo le scuole di politica del PD. Sabato ho incontrato a Reggio una trentina di ragazzi/e sui temi della partecipazione e dell'ambiente. Un confronto interessante e sereno che mi ha detto come soprattutto sul tema condivisione della progettualità ci sia molto da lavorare.
Un paio di settimane fa ho partecipato ad un incontro ad Imola sul tema della sostenibilità e energia. Anche in questo caso , era lunedi sera, più di cinquanta persone a testimonianza che finalmente l'ambiente è parte integrante delle politiche del PD. Certo anche all'interno del mondo ambientalista del PD non tutti la pensiamo allo stesso modo. Permane a mio avviso un'idea troppo ancorata alle politiche dell'associazionismo ambientalista, che non considerano l'aspetto della gestione dei problemi e delle contraddizioni. Per un grande partito riformista questo può essere un limite. Ma il cammino è lungo e il tempo per il confronto è iniziato...
Un paio di settimane fa ho partecipato ad un incontro ad Imola sul tema della sostenibilità e energia. Anche in questo caso , era lunedi sera, più di cinquanta persone a testimonianza che finalmente l'ambiente è parte integrante delle politiche del PD. Certo anche all'interno del mondo ambientalista del PD non tutti la pensiamo allo stesso modo. Permane a mio avviso un'idea troppo ancorata alle politiche dell'associazionismo ambientalista, che non considerano l'aspetto della gestione dei problemi e delle contraddizioni. Per un grande partito riformista questo può essere un limite. Ma il cammino è lungo e il tempo per il confronto è iniziato...
06/03/09
05/03/09
Verdoni
Sappiamo che i soldi non contano e che pochi straricchi non ci piacciono. Ma se si parla di economia verde allora contano. E qui abbiamo ancora una volta la conferma che la strada da percorrere è proprio quella della riconversione ambientale delle attività produttive. Il “Times” ha pubblicato la Green rich list , cioè la lista dei cento miliardari che si sono impegnati di più nel business “verde”. Si tratta di una classifica che include uomini d’affari con patrimoni oltre i 200 milioni di sterline e che hanno investito di più nel segmento delle energie rinnovabili e nell’industria dell’eco-compatibile. Il primato se lo assicura Warren Buffett, che ha impegnato parte delle sue fortune (30 mld di euro) nell’eolico e nell’auto elettrica. Poi secondo viene l’immancabile Bill Gates (29 mld di euro), che investe sui carburanti alternativi, in particolare su quello estratto dalle alghe. Terzo uno svedese, il fondatore dell’Ikea, Ingvar Kamprad (25 mld di euro). Via Rinnovabili.it
03/03/09
Retail forum
E' partito oggi il Retail Forum progetto della Commissione Ue e del settore del commercio al dettaglio, per la promozione di modelli di consumo ecologicamente più sostenibili. Ad aprire i lavori il Commissario per l’Ambiente Stavros Dimas, assieme Commissario europeo per la Tutela dei Consumatori Meglena Kuneva, il Presidente dell’EuroCommerce, il senatore Feargal Quinn e Pierre-Olivier Beckers, Presidente e CEO del gruppo Delhaize, che rappresenta l’European Retail Round Table (ERRT), organizzazione che racchiude le compagnie di settore. Il Forum coinvolgerà anche produttori, consumatori e gruppi ambientalisti, nell’intento di fornire un contributo significativo per l’attuazione dell’ Action Plan UE nell’ambito della produzione e dei consumi sostenibili, presentato dalla Commissione nel luglio 2008. In questo contesto il forum mira a ridurre l’impatto ambientale del settore del commercio al dettaglio e della sua catena di approvvigionamento, a promuovere prodotti più ecocompatibili e una migliore informazione dei consumatori in merito alle opportunità d’acquisto “verde”. l'idea è interessante e dovremmo pensare di contestualizzarla anche a livello locale.