Qui la diretta audio/video degli interventi di ieri e sotto il testo
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ALESSANDRO BRATTI. Così come formulato,
il comma 4 dell’articolo 16-ter presuppone
un’assunzione di responsabilità da
parte dell’Agenzia che non è nei fatti: la
responsabilità della sicurezza è inevitabilmente
in capo al titolare della gestione dell’impianto;
è quindi il titolare della gestione
che, seguendo le regole dettate dall’Autorità,
deve garantire la sicurezza. Una sicurezza
che deve essere garantita anche tramite
il coinvolgimento delle strutture regionali.
Ad oggi, non è chiaro come le professionalità
incardinate nelle agenzie regionali
per la protezione ambientale si collochino
rispetto al progetto presentato: sono circa
200 le persone che si occupano, ai vari
livelli regionali, di radiazioni ionizzanti. Al
solito, così com’è stato fatto per la costituzione
di ISPRA, si sceglie una strada fortemente
centralista e poco attenta alle autonomie
regionali e locali. Si chiede almeno,
con l’emendamento in esame, di non attribuire
all’Agenzia compiti che non gli sono
propri, investendola di responsabilità che,
ripeto, devono essere in capo non all’Agenzia,
bensì al titolare dell’impianto.
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ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente,
come è già emerso, nella proposta
del Governo non mi pare che sia garantita
l’indispensabile terzietà della struttura. È
vero che dei miglioramenti ci sono stati,
ma ben diversa è, ad esempio, la situazione
dell’Agenzia francese, i cui vertici
sono nominati dalle massime cariche istituzionali
dello Stato, attraverso un meccanismo
meno tortuoso e più trasparente.
Vi è, poi, un’altra anomalia, data dalla
presenza di due rappresentanti del Ministero
dello sviluppo economico nel consiglio
di amministrazione, quasi a costituire
una sorta di presidio di controllo dell’operato
della struttura. In Germania, ad
esempio, la sicurezza del nucleare è garantita
attraverso il Ministero dell’ambiente.
D’altronde, nel nostro Paese è ormai
evidente che il Ministro dell’ambiente
ha rinunciato a questo ruolo.
Quindici anni fa si era raggiunto, finalmente,
un alto grado di indipendenza
dell’ente di controllo, che non era più
collocato nel Ministero dell’industria, ma
in quello dell’ambiente; ora si fa il contrario.
Nonostante ciò, e preso atto di
questa situazione, si chiede almeno che fra
i quattro componenti del consiglio di amministrazione
vi sia un rappresentante
nominato dalla Conferenza permanente
per i rapporti tra Stato e regioni, e ciò
perché molti adempimenti oggi sono svolti
proprio dalle regioni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ALESSANDRO BRATTI. Le regioni
stesse, quindi, nel momento in cui si
deciderà l’autorizzazione degli impianti
saranno determinanti per l’accettabilità
sociale...
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ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente,
vorrei ribadire l’importanza del collegamento
dell’Agenzia sia con le regioni
sia con altri enti. Infatti, in tutto l’articolato
che concerne la proposta dell’Agenzia
non è previsto il rapporto con il Ministero
dell’interno e le regioni per quanto riguarda
la rete di sorveglianza della radioattività
ambientale, la rete di rilevamento
della ricaduta radioattiva, le reti di
allarme, le reti regionali e le reti di
sorveglianza locale, già esistenti per gli
impianti nucleari.
Quindi sottolineo il fatto che sia fondamentale
– considerato che è assente
dall’attuale articolato – creare il presupposto
perché vi sia la possibilità di includere
nell’Agenzia anche queste reti, che
sono poi il cuore del controllo della radioattività
ambientale nel Paese.
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ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente,
vorrei sottoscrivere l’emendamento
in esame perché oggi, delle cinquanta
persone che vengono prese da ENEA e
delle cinquanta persone prese da ISPRA
per costituire l’agenzia, la stragrande maggioranza
del personale che lavora soprattutto
in ISPRA, ma anche in ENEA è
personale precario, cioè a tempo determinato.
Quindi, le persone più qualificate, a
parte quelle più « anzianotte », che ovviamente
stanno andando in pensione, sono
proprio all’interno di questo personale.
Quindi, vorrei sottoscrivere l’emendamento
in esame.
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ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente,
intervengo a titolo personale solo
per ribadire che ENEA è un ente che ad
oggi si occupava anche di ambiente. Al di
là dei cambiamenti di nome è paradossale
– io credo – che il Governo, da un lato,
stia istituendo un nuovo istituto di ricerca
e, dall’altro, mettendo l’ENEA sotto la
sfera del Ministero dello sviluppo economico,
di fatto esautora il Ministero dell’ambiente.
Ci sono circa quattrocento ricercatori
in ENEA che si occupano dell’ambiente e
che non si capisce cosa andranno a fare.
Quindi, rivolgiamo la raccomandazione di
continuare a lavorare per fare in modo
che l’ENEA rimanga nel comparto della
ricerca e che la parte di ricerca ambientale
non venga dismessa, come parrebbe
invece dalla proposta dell’attuale Governo.
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