01/10/08

Interrogazione Commissione 2

Al Ministro della Salute e delle politiche sociali.
Per sapere, premesso che:
-nel corso degli ultimi anni la fiducia dei consumatori nella qualità e nella sicurezza dei prodotti alimentari è stata in più occasioni messa a dura prova dalle crisi sanitarie verificatesi nel settore alimentare, solamente da ultima, si richiama l’emergenza latte in Cina che negli ultimi giorni sta interessando anche l’Unione Europea Firmatari Bratti, Mariani, Mastromauro, Braga, Viola

-l’evoluzione dell’interesse dei consumatori verso la salubrità degli alimenti ha indotto le istituzioni a considerare come priorità strategica il raggiungimento degli standard più elevati possibili di sicurezza alimentare sia per i prodotti alimentari e per la salute che per il benessere degli animali e delle piante, requisiti che devono applicarsi sia ai beni prodotti all'interno dell'UE che a quelli importati
-la strada da percorrere a tale scopo si snoda attraverso varie tappe: l’applicazione del nuovo quadro giuridico del settore alimentare che riflette la politica “dai campi alla tavola” andando a coprire l’intera catena alimentare; l’attribuzione al mondo della produzione della responsabilità primaria di una produzione alimentare sicura; l’esecuzione di appropriati controlli ufficiali (ad es. i prodotti alimentari importati nella Comunità devono essere conformi alle norme di igiene comunitarie o a norme equivalenti); la capacità di attuare rapide ed efficaci misure di salvaguardia di fronte ad emergenze sanitarie che si manifestino in qualsiasi punto della catena alimentare; l’attenzione verso nuove problematiche emergenti;
- il perseguimento di tali strategie vede coinvolti numerosi attori infatti: il Ministero della Salute opera, a livello centrale, con la Direzione Generale della Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione e, a livello territoriale, con i propri Uffici periferici, ovvero gli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (U.S.M.A.F.), e gli Uffici Veterinari Periferici, che comprendono i Posti di Ispezione Frontaliera (P.I.F.) e gli Uffici Veterinari per gli Adempimenti Comunitari (U.V.A.C.).

Con competenza su tutto il territorio nazionale e con strutture articolate anche a livello periferico, opera il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute attraverso i Nuclei Antisofisticazione e Sanità (N.A.S.), soprattutto nell'ambito della repressione e della prevenzione;
-a livello territoriale operano le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, attraverso i Servizi di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, S.I.A.N. (strutture subentrate ai Servizi di Igiene Pubblica, S.I.P.) ed i Servizi Veterinari (S.V.) dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali, nonché, per gli accertamenti analitici di laboratorio, le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale, A.R.P.A. (ex Presidi Multizonali di Prevenzione, P.M.P.) e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (I.Z.S.);
-oltre ai predetti soggetti, nell’ambito della tutela dei prodotti agroalimentari operano altresì il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze con finalità di prevenzione e repressione di frodi di natura fiscale e relative alla qualità dei prodotti;
-l’elevato numero dei soggetti coinvolti, tuttavia, non vede correlativamente a livello normativo una definizione chiara e precisa delle rispettive competenze. Tale situazione può generare pertanto sovrapposizioni e inefficienze nel perseguimento di obiettivi così importanti e strategici;
-un esempio di tali criticità si può evincere dalla Relazione predisposta per l’anno 2006 dal Ministero della Salute sulla “Vigilanza e controllo degli alimenti e bevande in Italia” in cui risulta che nell’ambito dell’intero territorio nazionale i controlli eseguiti dai diversi attori presentano una disomogeneità nelle differenti regioni italiane e comunque effettuati in misura ancora non sufficiente a garantire la sicurezza dei prodotti in importazione (USMAF campioni analizzati 8%, UVAC campioni analizzati 4,5%);
-con specifico riferimento all’attività analitica, il Ministero della Salute ha tentato di addivenire ad una maggiore organicità predisponendo nel corso dell’anno 2007 una bozza di accordo con le Regioni e le Province autonome per la disciplina della collaborazione con gli USMAF in tema di prestazioni analitiche sulle merci in importazione da paesi terzi per finalità di vigilanza sanitaria, che tuttavia non risulta avere avuto alcun seguito;
-la recente pubblicazione, inoltre, del Decreto Ministero della Salute del 27 febbraio 2008 (G.U. n. 197 del 23 agosto 2008) in tema di “Attribuzione agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali di compiti di controllo ufficiale in materia di analisi chimiche, microbiologiche e radioattive su alimenti di origine vegetale non trasformati” ha concretamente sancito anche il ruolo di questi soggetti nell’erogazione delle predette prestazioni;
-sotto un ulteriore profilo è opportuno evidenziare la problematica relativa ai costi che tali controlli necessariamente comportano e che concretamente risultano a carico delle PA ma non si può sottacere come nelle materie ambientali quali IPPC ed impianti a rischio di incidenti rilevanti questi siano onere dell’imprenditore;
-numerose leggi comunitarie, si sono espresse in merito dal 1998 ad oggi prevedendo disposizioni sull’onerosità di prestazioni e controlli a carico dei soggetti interessati in relazione al costo effettivo del servizio e con tariffe predeterminate e pubbliche

Quali iniziative il Governo intende adottare per chiarire il confuso quadro normativo e di competenze in materia di sicurezza alimentare dei prodotti importati e porre rimedio all’ inefficiente utilizzo di risorse economiche e di personale, chiarendo altresì conseguentemente i rapporti tra lo Stato, le Regioni ed i soggetti preposti allo svolgimento dei controlli e delle prestazioni analitiche

Quali sono i motivi per cui i costi dei controlli ricadono sulle Istituzioni ed in via derivata sulla collettività, quando in realtà lo svolgimento di tali attività dovrebbe essere necessariamente considerata una esternalità negativa riconducibile ai costi dell’impresa così come avviene in campo ambientale

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