20/12/14

Rinnovabili: la geotermia approda in Parlamento

Una delegazione formata dai Sindaci di Monterotondo Marittimo, Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina, dell'Unione Montana Alta Val di Cecina è stata ricevuta per una audizione di fronte alla Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati nell'ambito della discussione congiunta su alcune risoluzioni dedicate alla produzione di energia da impianti geotermici.

In Parlamento sono quattro le risoluzioni che si occupano della geotermia presentate alle commissioni VIII e X della camera: la prima è datata 7 ottobre ed è firmata da 13 parlamentari del Partito Democratico; la seconda è datata 11 novembre e porta la firma di esponenti di Forza Italia-Pdl e le ultime due sono state presentate il 19 novembre dal Movimento 5 Stelle e Sel. La prima chiede di impegnare il Governo “ad avviare le procedure di zonazione del territorio italiano, per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili“ e di “emanare linee guida a cura dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che individuino anche i criteri attraverso i quali definire, a livello nazionale, quali dei siti potenzialmente sfruttabili risultino effettivamente suscettibili di sfruttamento“. Ma l’elemento che più ha creato preoccupazione sui territori geotermici è la richiesta al Governo perchè si impegni a “riconsiderare la classificazione delle fonti energetiche rinnovabili, con particolare riferimento alla possibilità di non annoverare più tra le stesse lo sfruttamento delle acque sotterranee riscaldate da gradienti di temperatura ma solo quello del calore ivi presente che è effettivamente rinnovabile“. Anche la seconda risoluzione chiede l'emanazione delle “linee guida“, e di “avviare le procedure per un concreto e celere sfruttamento delle risorse geotermiche ricercate ed analizzate fino ad oggi nel territorio italiano“. Le ultime due si concentrano sulla tutela dell'ambiente e sul coinvolgimento delle popolazioni, chiedendo al Governo “la revisione del quadro normativo per la geotermia elettrica“, come la prima chiedono di predisporre “una zonazione del territorio“ oltre all'introduzione di “vincoli alle concessioni di ricerca e alla realizzazione di impianti geotermici in base alla vicinanza di aree di produzioni agricole di qualità” e inoltre di “adottare una moratoria sugli impianti geotermici, sulle trivellazioni profonde e sui progetti di impianti geotermici, ad eccezione di quelli finalizzati unicamente all'utilizzo diretto del calore, almeno fino alla emanazione da parte del Governo degli 'indirizzi e linee guida' e del quadro normativo, che permettano di valutare il rischio ambientale e sismico connesso alle attività antropiche effettuate in profondità“.
La discussione avviata da queste risoluzioni nel mondo politico-istituzionale legato ai territori geotermici ha dunque indotto i Sindaci a chiedere alle Commissioni parlamentari di essere ascoltati. "Siamo venuti –ha spiegato il sindaco di Monterotondo marittimo, Giacomo Termine- per spiegare cosa sia la geotermia realmente per i nostri territori che la conoscono da duecento anni. Non discutiamo l'importanza delle regole in un Paese come il nostro e siamo i primi difensori della salute dei nostri cittadini e del nostro ambiente. Critichiamo però l'uso che a volte si fa delle paure della gente innescate dall'allarmismo scientemente creato. Il rischio concreto è che iniziative pur legittime possano avere l'unico risultato di penalizzare e ostacolare lo sviluppo dell'energia geotermoelettrica in Italia e l'impoverimento di territori come i nostri. E' importante tenere presente che nel 2013 la produzione di energia elettrica da fonte geotermica è stata pari a 5.659,2 GWh contribuendo sensibilmente alla produzione nazionale di energia elettrica da fonti rinnovabili e conseguentemente alla riduzione della dipendenza energetica nazionale dall'estero e al contenimento delle emissioni di gas serra. La geotermia, presente in sedici comuni della Toscana, rappresenta una grande realtà economica e industriale del Paese. Produce occupazione, genera ricchezza nel territorio ed è stata capace di innovarsi e di migliorare sensibilmente gli impatti sull'ambiente".

"La geotermia –ha continuato Termine- costituisce una risposta alle esigenze di salvaguardia ambientale e di sviluppo sostenibile: è una fonte che produce in maniera costante energia sfruttando il calore naturale della terra". Dopo queste premesse il Sindaco di Monterotondo M.mo è entrato nel merito delle questioni poste alla base delle diverse risoluzioni. "Le risoluzioni in discussione alla Camera fanno riferimento ai possibili rischi connessi alla sismicità, all'inquinamento delle falde acquifere e dell'aria". "Sono un politico –ha detto Termine- e mi rimetto a ciò che la scienza finora ha dimostrato. Rispetto al tema della possibile sismicità, studi condotti sui campi geotermici toscani, coltivati per la produzione industriale di energia elettrica sin dal 1913, hanno verificato che la sismicità nell'area, in termini di localizzazione e intensità, non ha subito modificazioni dopo l'inizio dell'utilizzazione industriale della risorsa geotermica praticata in Italia. Tutti gli studi portati avanti concordano che non esistono indizi concreti di una correlazione tra attività sismica ed attività di coltivazione geotermica nei campi geotermici italiani".

"Per quanto riguarda la questione del possibile inquinamento delle falde acquifere conseguente all'uso industriale della risorsa geotermica per la produzione di energia elettrica va sottolineato –ha spiegato il Sindaco- che i dati e le informazioni accumulati in decenni di coltivazione della risorsa geotermica consentono di poter affermare con certezza che non è possibile che si verifichi un flusso apprezzabile tra i due sistemi (geotermico e idrico) in quanto ciò produrrebbe un sostanziale raffreddamento e quindi la scomparsa del sistema geotermico. Per quanto riguarda, infine, la qualità dell'aria, gli effluenti gassosi in uscita dalle centrali sono i soli gas incondensabili associati ai fluidi geotermici, in percentuali generalmente inferiori al 5-6% in peso sul vapore in ingresso in centrale. Essi sono costituiti per oltre il 98% da anidride carbonica e sono inoltre presenti idrogeno solforato, metano, idrogeno. In molti impianti, in relazione sia al contenuto d'incondensabili che alle caratteristiche del territorio, i gas in uscita dalle centrali vengono trattati con appositi impianti per abbattere, prima dell'immissione in atmosfera, l'idrogeno solforato e il mercurio. Questo gas prodotto anche da manifestazioni geotermiche spontanee (fumarole) e da attività termali, è caratterizzato da uno sgradevole odore di uova marce, percepibile già a concentrazioni molto basse. Considerate le peculiarità del territorio italiano e in particolare della Toscana, dove sono ubicati gli impianti per la produzione geotermoelettrica sono state adottate, da tempo, scelte progettuali per ridurre l'impatto sul territorio. Il sistema AMIS (Abbattimento Mercurio Idrogeno Solforato, ndr) ha consentito l’abbattimento dell’80-85 per cento delle emissioni degli impianti geotermici -ha continuato il sindaco– L’impatto sulla qualità dell’aria è quindi sostanzialmente trascurabile, la buona qualità dell’aria è certificata anche dai periodici rapporti emessi da Arpat".

"Appare infine azzardato –ha concluso Termine- introdurre il concetto di zonizzazione, dell'individuazione, cioè, di aree specifiche per tipo di geotermia perché non è possibile definire a priori quale geotermia sia presente in un determinato ambito territoriale. La finalità dei permessi di ricerca è proprio quella di definire se e quale risorsa esiste in un determinato territorio e “caratterizzarla” individuando le caratteristiche chimico fisiche per poi poterla classificare. Fare prima una discriminazione delle aree vuol dire fare un lavoro di preclusione a priori di una risorsa definita strategica a livello nazionale".

fonte: distrettoenergierinnovabili.it

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