"Si stanno avendo adesso riscontri su quelle che erano preoccupazioni emerse da indagini svolte dalle procure di questo Paese.
Bisogna dirlo: i rifiuti sono un problema per l'Italia, ma non lo sono negli altri Paesi": Donato Ceglie,
sostituto procuratore di Napoli, da anni impegnato nella lotta alle
ecomafie, commenta a "Prima di tutto", Radio 1, il fenomeno delle
infiltrazioni mafiose nelle bonifiche dei rifiuti. E prosegue: "Il
rifiuto prevede il rispetto di una serie di leggi, che nella stragrande
maggioranza dei casi sono ispirate a direttive della Comunità Europea,
leggi improntate alla trasparenza, alla chiarezza sia nei confronti dei
"produttori" di rifiuti, diciamo così, sia nei confronti di coloro che,
verificata l'impossibilità di recuperare, riciclare i rifiuti, ma anche
in questo caso, devono provvedere alla destinazione finale del rifiuto
stesso. Pertanto ha aggiunto Ceglie il tema della tracciabilità per i
soggetti chiamati ad operare in questo ambito è un tema fondamentale,
purtroppo per tanti anni disatteso nel nostro Paese, consentendo alle
organizzazioni criminali, com'è noto dedite soltanto al business, di
gettarsi a capofitto in questo settore, sfruttando al massimo la stessa
fonte di illecito guadagno. Una sorta di percorso netto: illecito guadagno nel trasporto dei rifiuti, illecito guadagno nello smaltimento dei rifiuti, illecito guadagno, come molti di noi sostengono da anni, nelle finte bonifiche. Non si fa correttamente lo smaltimento dei rifiuti, non si fanno le bonifiche. E questi territori da bonificare restano inquinati, attraverso falsificazioni di documenti, pseudo controlli che non esistono. Ricordo che nelle più importanti indagini in materia, anche recenti, emerge la responsabilità di soggetti preposti ai controlli e purtroppo anche di vertici istituzionali. Quindi il connubio perverso controllati-controllori è un ulteriore elemento inquinante in un quadro già di per sé estremamente allarmante".
(9Colonne)
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