«Serve una commissione per contrastare gli abusi»
«La
politica deve dare delle risposte e deve attrezzarsi per darle queste
risposte. Di fronte ai casi di abusi e di presunti abusi commessi dalle
forze dell’ordine, non ci si può affidare solo al coraggio e alla
perseveranza di una mamma o di una sorella, all’abilità di un avvocato
per far emergere il caso o per riaprire un processo». Alessandro Bratti,
deputato ferrarese del Pd, ritiene che una strumento utile sia
l’attivazione di una commissione parlamentare d’inchiesta, che va
istituito con apposita legge. «Non penso a una commissione d’inchiesta
da istituire su un caso singolo, ma a commissioni come quella sul ciclo
dei rifiuti, o sulla malasanità che fu presieduta da Ignazio Marino,
commissioni che restano attive per tutta la durata della legislatura e
che hanno gli stessi poteri della magistratura, salvo l’arresto. Io ho
fatto parte della commissione sui rifiuti e per esperienza posso dire
che il controllo esercitato dalla commissione è stato utile per smuovere
processi sugli illeciti che erano rimasti incagliati e per portare
alcuni casi all’attenzione dell’opinione pubblica». Bratti insieme ad
altri colleghi sta lavorando a un testo: «Quando sarà pronto lo
presenterò, anche se so in anticipo che non piacerà a tutti.
Una
commissione d’inchiesta sarebbe utile anche e soprattutto per i casi che
rimangono sconosciuti, che non arrivano sulle prime pagine e in
televisione. Un maggior controllo da parte del Parlamento non elimina
gli abusi, ma li può contrastare con più efficacia». Bratti in questi
anni si è trovato a lle prese con casi fra loro molto diversi: la morte
del calciatore argentano del Cosenza Denis Bergamini (ha tenuto rapporti
con la sorella e con l’avvocato Eugenio Gallerani sostenendo, per
quanto era in suo potere, la volontà della famiglia di far riaprire
giudiziariamente il caso), la morte Giuseppe Uva, la morte di Federico
Aldrovandi. Da queste esperienze, dai rapporti amicali con l’avvocato
Fabio Anselmo, dai dibattiti scatenati sugli abusi commessi dalle forze
dell’ordine, dagli esiti controversi o opachi di alcune indagini è nata
in Bratti «la convinzione che la politica, come ha detto Patrizia
Moretti, dia delle risposte». A proposito di risposte, Bratti ne attende
ancora una: «Nell’estate del 2012 - dopo la sentenze definitiva di
condanna dei quattro agenti per la morte di Aldrovandi - presentai
un’interrogazione al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri per
conoscere quali provvedimenti disciplinari fossero stati attivati. Non
mi ha mai risposto». Marcello Pradarelli
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