Le discariche abusive sorgono nei terreni comunali, intanto si blocca
il cantiere della nuova Maglie-Leuca. Emergenza anche in capitanata.
Nicastro: "Soldi per mettere in sicurezza l'area"
La
Procura di Lecce accende i riflettori sulle omissioni commesse dai
sindaci del Basso Salento, nell’inchiesta sui rifiuti tossici interrati
scoperti lungo il tracciato della strada statale 275. Il raddoppio
dell’arteria (che l’Anas ha già appaltato per 288 milioni di euro), che
dovrebbe congiungere Maglie a Leuca, per ora è bloccato. Perché dal
ventre della terra sta venendo fuori di tutto.
Prima ad
Alessano, poi a Tricase, dove in ex discariche comunali sono stati
seppelliti resti di lavorazione dei calzaturifici. Nelle scorse
settimane le ruspe hanno tirato fuori pellami e colle, solventi chimici e
plastiche, ammassati in ex cave che avrebbero potuto contenere solo
rifiuti solidi urbani. Negli anni Novanta, infatti, l’emergenza rifiuti
del Salento portò molti sindaci a disporre l’utilizzo in via
emergenziale di discariche ai margini dei paesi. Una volta concluso il
conferimento, con l’entrata in funzione dei grandi impianti di Ugento,
Cavallino e Poggiardo, quei siti sono stati dismessi. Anzi, avrebbero
dovuto essere dismessi ma in realtà sono stati utilizzati
clandestinamente per smaltire i rifiuti tossici prodotti dalle fabbriche
di scarpe del Tacco. Imprenditori senza scrupoli li hanno trasformati
in bombe ecologiche pronte ad esplodere, i cui veleni hanno già
contaminato terra e acqua.
Ai re delle calzature puntano ora gli investigatori (finanzieri di Maglie e carabinieri del Noe) coordinati dal sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone, che non tralascia però di verificare il ruolo avuto dai sindaci. Non è un caso che nei fascicoli nati dall’inchiesta madre sulla 275 aperta in seguito alla segnalazione di presunte irregolarità nei compensi dei progettisti fatta dalla Corte dei conti di Roma siano ipotizzati i reati di gestione illecita di rifiuti e omessa bonifica. Per ora nessun nome iscritto nel registro degli indagati ma evidenti carenze dell’attività amministrativa da valutare, approfondendo la posizione degli ex amministratori.
Le discariche incriminate, infatti, sono ex proprietà comunali, che, proprio i primi cittadini, avrebbero dovuto far bonificare. Non solo la bonifica non è stata effettuata, quanto i siti sono stati riempiti di materiali pericolosi e poi tombati. Si indaga dunque per capire se i Comuni abbiano chiesto e ottenuto dalla Regione fondi per la messa in sicurezza e come mai non siano stati utilizzati e anche per verificare come abbiano potuto accordare i permessi per la realizzazione del raddoppio della 275 o di alcuni parchi fotovoltaici costruiti sopra le discariche. Che sopra le bombe tossiche ci sia di tutto, ormai è un dato di fatto. E anche che la “Tav del Salento”, in queste condizioni, non può essere realizzata. Perché le discariche venute alla luce finora sono due ma molte altre potrebbero essere disseminate lungo il tracciato. Per scoprirlo il pm Mignone ha dato mandato ai carabinieri del Noe di effettuare una mappatura dell’intera zona da Maglie a Leuca, seguendo le indicazioni degli ambientalisti del comitato Sos 275, che per primi hanno denunciato lo scandalo, e poi quelle delle fonti confidenziali che stanno tirando fuori dal cassetto dei ricordi i racconti di quando, negli anni Novanta, “di notte arrivavano i camion dei calzaturifici e buttavano tutto dentro”.
Intanto l’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, ha assicurato l’impegno della Regione per la rimozione dei rifiuti tombati dalla camorra nel Foggiano e scoperti grazie all’inchiesta “Blacl Land”, che il 7 aprile ha fatto finire in carcere numerose persone e portato alla luce un traffico illegale tra Campania e Puglia. Nicastro ha fatto il punto della situazione con il sindaco di Ordona, Rocco Settimio Formoso, rappresentanti delle province di Foggia e di Barletta-Andria-Trani, dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri (Noe). "La Regione – ha spiegato l’assessore – è parte offesa in questa vicenda. A giorni partirà anche la nostra attività di caratterizzazione che ci consentirà d'identificare la tipologia di rifiuti e d'intervenire, per quanto di nostra competenza, come ci ha chiesto anche il comune di Ordona. Il 2 maggio si terrà anche un tavolo tecnico per realizzare un cronoprogramma ed uno studio preliminare per capire quali strumenti e risorse vanno messe in campo. Risorse saranno comunque subito messe a disposizione per le attività di caratterizzazione e per valutare ipotesi di contaminazione dei suoli e della falda”.(R.it-Bari)
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