08/04/14
Cominciamo la settimana col piede giusto: parliamo di ambiente
Le sottoscritte associazioni esprimono la loro radicale contrarietà alla legge regionale n. 31 del 2012 e alle modifiche peggiorative introdotte con deliberazione del Consiglio Regionale il 10/12/2013 e manifestano una grande preoccupazione per la nuova linea di gestione dei fiumi che tale norma mette in evidenza
Non siamo pregiudizialmente contrari a interventi mirati, per mitigare gli effetti delle esondazioni, in situazioni a rischio significativo, chiaramente riconosciute come tali e in assenza di realistiche alternative.
Ma un conto è intervenire in tali situazioni, un conto è far gestire questi interventi ai privati, per natura vocati a perseguire soprattutto il loro interesse, senza nemmeno vincolarli alla conservazione della biodiversità e al mantenimento dei servizi ecosistemici forniti dai corsi d’acqua. Ed è errato poter pensare di affrontare la gestione delle aree prossime ai corsi d’acqua con soli interventi di regolarizzazione degli alvei.
Esistono strumenti che la nostra regione possiede (es. L.R. 13/1999, L.R. 22/2011…) e uffici deputati alla pianificazione e programmazione degli interventi lungo i corsi d’acqua (l’Autorità di bacino), con cui affrontare una corretta gestione dei bacini fluviali e stabilire possibilità e priorità di interventi nell’interesse collettivo, senza ricorrere a norme di cui non si capisce il fine se non quello di favorire le ditte private, che con il commercio dei materiali litoidi e del legname hanno riscoperto un vecchio affare. Ricordiamo agli amministratori come il fiume e la costa abbiano da sempre una relazione indissolubile, siamo certi che il materiale litico ottenuto con operazioni di messa in sicurezza debba essere restituito alla dinamica naturale, consegnandolo al trasporto e successiva sedimentazione.
Non è nemmeno corretto che si demandi alle Province la redazione e la stessa approvazione dei progetti di gestione, quando la legislazione europea (direttiva 2007/60/CE) allarga il campo di programmazione e di intervento contro il rischio di alluvioni, prevedendo le Autorità di Distretto e i Piani di gestione del rischio alluvioni.
Il fiume riguarda la collettività. Ogni singolo intervento si ripercuote a monte e a valle, potendo procurare più danni degli immediati e spesso apparenti benefici attesi. Il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi ha recentemente affermato che “nelle Marche, a causa dell’escavazione della ghiaia in alveo, briglie, traverse, ponti, acquedotti, canalizzazioni, ecc., sono stati divelti dai processi erosivi fluviali innescati proprio da questa pratica”. Per questo serve una seria programmazione basata su studi e analisi e non solo interventi di emergenza.
Errori clamorosi del passato ci obbligano a spese ingenti che paiono assurde, come la difesa di fabbricati costruiti dove mai avrebbe dovuto essere permesso. La politica ha la sua piena e totale responsabilità, ignorando i moniti di alcune categorie di tecnici e memorie storiche di alluvioni. Un paese che non ha più risorse può permettersi di spendere dieci, cento volte il valore di immobili costruiti in aree golenali, in barba ad ogni principio di logica e cautela? Ha senso continuare a impermeabilizzare il suolo con strade e costruzioni per incentivare gli interessi della rendita o del settore edilizio, quando eventi sempre più estremi ci presentano il conto di un territorio più fragile e bisognoso di essere rinaturalizzato?
Ogni singolo comune può avere i suoi reali problemi, ma è sbagliato credere di affrontarli con interventi che non siano correlati ad una visione d’insieme. E soprattutto i problemi si affrontano con l’intento di dar loro una soluzione intelligente, duratura e corretta.
Per questi motivi chiediamo con urgenza al Presidente Matteo Ricci una riunione con la Commissione Ambiente della Provincia alla presenza degli assessori competenti e dei tecnici del Servizio 11 – Suolo e Acque Pubbliche.
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