Legambiente: «Grave vedere le istituzioni con agli abusivi. Pieno appoggio alla Procura»
Il
Consiglio Comunale della Maddalena ha chiesto all’unanimità di fermare
l’abbattimento e l’ordine del giorno bipartisan approvato recita:
«Chiediamo al procuratore Domenico Fiordalisi di attendere l’esito dei
ricorsi affinché sia accertata in via definitiva, prima degli
abbattimenti, la ineluttabilità degli stessi».
Ma è successo
qualcosa di ancora più grave: il 1 aprile (e non è uno scherzo) l’intero
Consiglio si era riunito davanti ai cancelli delle Scuole della marina
militare per dar man forte ad un centinaio di persone che volevano
impedire l’uscita delle ruspe che stanno effettuando gli abbattimenti
in località Nido D’Aquila, a pochi metri dal mare.
Di fronte a
questa incredibile vicenda dove chi avrebbe dovuto impedire gli abusi
chiede alla magistratura di non applicare la legge e capeggia la
protesta degli abusivi, Legambiente conferma il suo pieno sostegno
all’azione del Procuratore capo di Tempio Pausania. Laura Biffi,
dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente,
sottolinea che «costruire case abusive è un reato, demolirle è un
obbligo di legge. Questo principio, apparentemente banale, si scontra
con il forte ritardo culturale del nostro Paese, dove sono ancora troppo
diffusi l’idea di impunità e l’atteggiamento complice delle
istituzioni locali che spesso difendono a spada tratta i presunti
diritti degli abusivi. Scene come quelle che si sono viste a La
Maddalena, con il sindaco, i consiglieri comunali e il parroco schierati
accanto ai manifestanti per bloccare le ruspe della Procura, purtroppo
non sono nuove. Le abbiamo già viste molte volte in Campania, in
Sicilia, nella stessa Sardegna».
La Biffi sembra voler rispondere anche al vescovo della diocesi di Tempio-Ampurias, Sebastiano Sanguinetti, che aveva detto alla Nuova Sardegna: «In questo caso l’eccesso di giustizia non riguarda l’applicazione della legge in sé, ma l’esito che ha su coloro per i quali viene applicata. Sicuramente magistratura e istituzioni, devono trovare insieme delle soluzioni. Una famiglia che non ha altra casa, che magari vive in modo precaria per mancanza di lavoro, e alla Maddalena questi casi non sono pochi, e che non ha alcuna soluzione alternativa, anche se ha sbagliato, deve essere messa nelle condizioni di vedere rispettato il diritto inalienabile a una casa».
La Biffi ribatte che «l’abusivismo di necessità, poi, è una falsa giustificazione e va sfatata: abbiamo più volte invitato i sindaci a contare questi casi, ma senza risposta. Se ce ne fossero, di fronte a situazioni di reale disagio abitativo, la politica dovrebbe dare risposte con gli strumenti previsti dalla legge, provvedendo ad assicurare un alloggio sociale, non una casa abusiva. Se questo finora non è mai accaduto induce il sospetto che dietro questo alibi si nascondano le ville di farmacisti, avvocati, imprenditori e assessori che difficilmente potrebbero adattarsi alla casa popolare, magari senza vista mare».
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