Avviato il 18 marzo in commissione Ambiente della
Camera l'esame di un pacchetto presentato nel dicembre del 2013 dalla
Commissione europea per rafforzare gli strumenti a disposizione per
migliorare la qualita' dell'aria.
Il pacchetto è costituito da una
proposta di decisione sull'emendamento al protocollo del 1999 in materia
di acidificazione; una comunicazione recante il programma europeo per
la qualità dell'aria; una proposta di direttiva per la limitazione
delle emissioni originate da impianti di combustione medi e una proposta
di direttiva per la riduzione delle emissioni nazionali di alcune
sostanze inquinanti. Il relatore Alessandro Bratti (Pd), ha citato
alcuni dati riportati nel documento di lavoro che accompagna il
pacchetto, che quantificano in oltre 400 mila unità all'anno il numero
dei decessi attribuiti all'inquinamento atmosferico e nel 62% la
superficie dei Paesi dell'UE esposta all'eutrofizzazione.
I costi
esterni in termini di impatto sulla salute vengono stimati tra 330 e 940
miliardi di euro. I danni economici diretti comprendono 15 miliardi di
euro per le giornate lavorative perse, 4 miliardi di euro di spese
sanitarie, 3 miliardi di euro di perdite di resa delle colture e 1
miliardo di euro di danni agli edifici.?Quanto alla qualità dell'aria
in Italia, nel recente Annuario dei dati ambientali 2012 dell'ISPRA
(diffuso lo scorso luglio) viene sottolineato che la qualità dell'aria,
seppur migliorata, resta un'emergenza per gli elevati livelli di alcuni
inquinanti. La Commissione europea - ha spiegato il relatore non
manca di richiamare alcuni progressi registrati tra il 1990 e il 2010,
con particolare riguardo alla riduzione del fenomeno delle piogge acide
nell'UE (acidificazione), tuttavia, continuano a registrarsi ritardi e
inadempimenti nell'applicazione della normativa, per cui un terzo della
''zone di gestione della qualità dell'aria'' dell'UE supera i limiti
fissati per il particolato (PM10) e un quarto quelli per il biossido di
azoto (NO2). I fattori di maggiore criticita' sono individuati nei
veicoli diesel; nella combustione di carburanti solidi domestici, specie
nelle zone in cui non si verifica una efficace dispersione; nello
scarso coordinamento tra l'azione nazionale e locale e alla carenza di
capacità a livello regionale e locale; nel settore agricolo,
responsabile del 90% delle emissioni di ammoniaca e principale fattore
di eutrofizzazione. L'obiettivo strategico di lungo termine è
raggiungere livelli di qualità dell'aria che non comportino impatti
negativi significativi, nè rischi per la salute umana e l'ambiente.
Secondo il relatore si tratta di un pacchetto estremamente importante
che si propone obiettivi ambiziosi, che per essere realizzati richiedono
politiche coerenti da parte delle autorita' competenti dei vari livelli
di governo dei diversi Paesi membri e che potranno risultare tanto piu'
realistici se saranno condivisi a livello internazionale con i maggiori
paesi inquinanti. Per questo ha suggerito di avviare un breve ciclo di
audizioni per acquisire dati ed elementi di valutazione accurati.
(ASCA)
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