Una strategia per la chimica verde in Italia, la definizione dello standard dei bioprodotti come stanno
facendo altri Paesi dell'Unione Europea e agevolazioni per i bioprodotti sostenibili. Queste le richieste al governo contenute nel Manifesto della chimica verde, frutto di un percorso partecipato che ha coinvolto decine di aziende ed esperti del mondo della ricerca e presentato dall'associazione Chimica Verde Bionet. Il Manifesto sarà presentato domani a Verona in occasione di Fieragricola 2014.
Entro il 2030, grazie all'ulteriore sviluppo della bioeconomia,basata sull'impiego di prodotti e processi rinnovabili a partire da matrici vegetali di produzione agricola, sarà disponibile sul mercato
una nuova generazione di prodotti e composti chimici rinnovabili e sostenibili: bioplastiche, biolubrificanti, solventi, detergenti, cosmetici e prodotti per la salute, mezzi tecnici per l'agricoltura,
vernici, imballaggi, fino a prodotti come fluidi speciali e nuovi componenti per l'industria.
L'associazione Chimica Verde Bionet ha elaborato e riunito nel Manifesto alcuni criteri per lo sviluppo della chimica verde che ''presenteremo alle Commissioni Agricoltura e Industria del Parlamento e ai ministri competenti", dichiara Sofia Mannelli, presidente dell'associazione.
Questi i 5 punti fondamentali del Manifesto: la prima bioraffineria è la pianta e la chimica verde è un'opportunità da coltivare; i bioprodotti e i processi correlati necessitano di criteri di sostenibilità che definiscano rinnovabilità, biodegradabilità, tracciabilità e minima tossicità per l'uomo e
l'ambiente; la ricerca scientifica, l'innovazione tecnologica, la produzione e il consumo di bioprodotti richiedono l'introduzione e l'applicazione di una adeguata normativa, non discriminatoria nei
confronti di alcuna filiera.
E poi: la chimica verde deve essere adeguatamente regolamentata attraverso un percorso condiviso con i portatori di interesse; un piano di comunicazione, trasferimento e formazione pluriennale deve
essere elaborato e condiviso con le amministrazioni regionali e gli altri enti competenti ad esso predisposti.
Il Manifesto è già stato sottoscritto da oltre 70 tra ricercatori ed esperti del settore e da imprese ed enti del comparto (tra cui Agrinsieme, Novamont, Cib, Legambiente, Kyoto club, Icea, Coordinamento Free, fondazione per lo Sviluppo Sostenibile).
(Adnkronos)
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