Negli appalti per i termovalorizzatori siciliani, aggiudicati nel 2003 dal governo Cuffaro a quattro raggruppamenti di imprese e soppressi tra il 2009 e il 2010 dal governo Lombardo, entrano in gioco personaggi noti alle cronache.
Ma il personaggio chiave di questa storia è Roberto De Santis, l'imprenditore leccese, originario di Martano, vicino all'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema e buon conoscente di faccendieri come Luigi Bisignani e Gianpaolo Tarantini.
Euroco dei misteri
De Santis compare nella triplice veste di amministratore di Pianimpianti, dove subentra a Mercuri come amministratore delegato nell'aprile 2006, di socio di controllo di Elettroambiente attraverso Italgest Energia, che deteneva una partecipazione indiretta in Actelios-Falck, e di presunto socio di fatto di Euroco Service Limited, scatola vuota di diritto inglese gestita da un general manager svizzero, Robin Crawshaw. Euroco, definita «un veicolo fiscale del signor De Santis», aveva un contratto di consulenza con Gea, la casa madre di Lurgi, per fare azione di lobbying per i tedeschi nell'affare dei termovalorizzatori. Nel contratto era previsto che Gea (che aveva il 100% di Lurgi, che a sua volta aveva il 100% di Lentjes) riconoscesse a Euroco una commissione pari al 2,8% del valore dei contratti che Lurgi avrebbe acquisito tramite la società inglese. È Gea stessa a dichiararlo in una comparsa del giugno 2008 davanti al Tribunale di Milano, in risposta ad un atto di citazione per danni presentato da Pianimpianti proprio sulla mancata esecuzione dei lavori per i termovalorizzatori. Accusata da Pianimpianti di avere operato per affossare i progetti, Gea ribatte che Pianimpianti ha inscenato una «rocambolesca azione giudiziaria» per «puntellare il proprio bilancio, cercando di non far emergere significative perdite che dovrebbero già essere state da tempo consuntivate». La vicenda si concluderà con un accordo extragiudiziale.
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