"Con misure a portata di mano, come la proroga delle
detrazioni fiscali del 65% e l'eliminazione delle penalizzazioni
tariffarie per le tecnologie elettriche ad alta efficienza (convergenza a
tariffa D1), i benefici ambientali e sanitari della diffusione delle
pompe di calore elettriche per il riscaldamento delle abitazioni
potrebbero ammontare complessivamente a 1,7 miliardi di euro nel periodo
2014-2020, realizzando almeno in parte l'enorme potenziale di riduzione
dei costi sociali dell'inquinamento atmosferico di questa tecnologia ad
alta efficienza energetica, valutato in circa 5 miliardi di euro entro
il 2020".
Ciò è quanto emerge da uno studio sul valore economico del
merito ambientale delle pompe di calore elettriche, realizzato dalla
società di ricerca e consulenza economica Ecba Project, che sarà
presentato oggi a Roma, al Convegno "Elettricità futura. Crescita
sostenibile e sviluppo del settore elettrico", organizzato da
Assoelettrica. Lo studio analizza i costi esterni indirettamente
generati dalle pompe di calore elettriche attraverso le emissioni in
atmosfera dovute alla produzione dell'elettricità necessaria per il
loro funzionamento, e li ha confrontati con i costi esterni ambientali e
sanitari provocati dalle emissioni degli impianti di riscaldamento
convenzionali due segmenti di mercato delle ristrutturazioni edilizie e
delle semplici sostituzioni di caldaie. Il confronto ambientale "si è
ispirato a criteri di realtà", utilizzando i dati del bilancio
elettrico e altri dati del contesto nazionale, come il mix di fonti
energetiche primarie utilizzate nel riscaldamento residenziale, cosi'
costituito: 72% gas naturale, 14% biomasse, 8% gasolio e 6% Gpl (altre
fonti hanno un'incidenza residuale)I
dati sono stati utilizzati per stimare i benefici ambientali netti al
2020 delle pompe di calore in sostituzione di impianti convenzionali
secondo tre diversi scenari di diffusione: inerziale, con misure di
sostegno e di massimo potenziale. Nello scenario con misure di sostegno i
benefici ambientali cresceranno in relazione all'utilizzo delle pompe
di calore annualmente installate, passando dai 57 milioni di euro di
quest'anno ai 436 milioni di euro nel 2020, con un beneficio ambientale
cumulato sul periodo 2014-2020 che ammonta a circa 1,7 miliardi di euro,
e che continuerà a crescere anche dopo il 2020. A parità di energia
termica resa, il costo esterno specifico degli impianti di riscaldamento è risultato pari a 23,3 euro/megaWattore termici (MWhth) nel 2014,
ovvero 5 volte superiore a quello delle pompe di calore elettriche "di
riferimento" (4,6 euro/MWhth). "Questo significa segnala Assoelettrica-
che il valore medio economico del merito ambientale delle pompe di
calore elettriche rispetto agli impianti di riscaldamento a combustione è di 18,7 euro/MWh termico, con un risparmio nei costi ambientali e
sanitari dell'80%".
Ipotizzando il fabbisogno termico di un appartamento
"elementare" di 115 mq situato in zona climatica D, intermedia per
l'Italia (carico termico annuo 13,8 MWhth), "il beneficio ambientale
annuo è valutabile in circa 258-282 euro per appartamento e quello
nell'arco della vita tecnica della pompa di calore di riferimento (15
anni) in circa 4.000 euro. Cifre a cui corrispondono non solo minori
emissioni di gas ad effetto serra" ma soprattutto "minori costi sanitari
associati alle emissioni inquinanti degli impianti di riscaldamento".
Il settore del riscaldamento residenziale, infatti, "è inevitabilmente
soggetto a normative relativamente meno severe e a modalita' di gestione
meno sistematiche rispetto alle centrali elettriche" e inoltre "è
caratterizzato da una maggior prossimità e numerosità della
popolazione esposta alle fonti di emissione".
(DIRE)
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