04/10/13

"L'intervento della collega Boschi sul decreto riguardo al "femminicidio"

Maria Elena Boschi.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, non è facile intervenire in modo puntuale su un decreto che spazia dal commissariamento delle province alla protezione civile fino alla violenza negli stadi. Ma volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, questa Aula può essere orgogliosa. Nonostante il clima politico delle ultime ore, abbiamo lavorato con tutte le forze per essere qui, pronti alla conversione del decreto; abbiamo risposto alla convocazione della Camera il 21 agosto, per farcela; abbiamo lavorato a lungo in Commissione. Ci pagano per questo, sia chiaro: nessun eroismo. Ma anche se la foresta che cresce non fa rumore come l’albero che cade, per rispetto della dignità del nostro lavoro, voglio dirlo e ribadirlo: se c’è la volontà politica, il Parlamento sa correre e questo ci sia di aiuto anche per altre tematiche delicate che affronteremo a breve.

Da avvocato, ma prima ancora da giovane donna impegnata nel sociale, voglio spendere una parola sul contrasto alla violenza di genere. Il contrasto normativo, certo. Un testo che è sicuramente migliorabile quale testo non lo è, onorevoli colleghi ?, ma un testo che ci fa fare un passo in avanti, non un passo indietro. In Commissione abbiamo audito diverse realtà associative, sindacali, professionali, abbiamo ascoltato molte critiche. Giusto, utile, ma questa è un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire. Inguaribile pragmatica, continuo a pensare che una legge migliorabile sia preferibile ad una non legge, con buona pace di chi ci ha accusato di recente per il testo sull’omofobia.

Il decreto che ci accingiamo a convertire è un passo in avanti; mi perdonerete se non entrerò nello specifico del provvedimento, mi limito dunque ad accennare la soddisfazione per l’inasprimento delle pene nel caso di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e atti persecutori commessi in danno a donne in stato di gravidanza o minori o anche solo alla presenza di minori.


Vorrei sottolineare l’attenzione prestata alle nuove dinamiche interpersonali, grande attenzione non solo ai rapporti tra coniugi  eventualmente separati o divorziati, ma a tutte le relazioni affettive presenti o passate. È la realtà dei nostri giorni, è l’attualità della cronaca ad imporcelo.

Non condivido invece le perplessità espresse da chi ha letto in questo testo una visione paternalista e arcaica dello Stato che considera la donna soggetto debole, specie nella previsione della irrevocabilità della querela. A mio avviso, in questo testo lo Stato si preoccupa di tutelare la donna, non soggetto debole proprio perché donna, ma perché vittima di reati terribili e difficilmente sanzionabili se non le si costruisce una rete di sicurezza intorno.

Spesso, infatti, le vittime sono portate a ritirare la denuncia perché gli autori dei reati sono mariti, fidanzati, i padri dei loro figli. Non a caso, la Convenzione di Istanbul suggerisce addirittura la procedibilità d’ufficio per reati particolarmente odiosi come la violenza sessuale, psicologica, i matrimoni combinati o le mutilazioni genitali. Nel nostro caso, il lavoro serio svolto in Commissione ha consentito di individuare una soluzione equilibrata che consente la revoca della querela in sede processuale, con l’esclusione di alcune ipotesi limitate.

Esprimo, dunque, la soddisfazione per questo testo, auspicando che sia percepito come un primo passo perché, diciamoci la verità, non è semplicemente con un testo normativo che si affronta la tragedia del femminicidio, della violenza, dell’aggressione. Esiste una scommessa culturale, educativa, civica da vincere. Bisogna investire le risorse migliori  quelle della testa e del cuore soprattutto sulla sfida educativa, offrendo una visione diversa del rapporto uomo donna, del possesso, della sessualità.

Ma dobbiamo anche dirci che occorre investire risorse economiche. Nonostante la crisi economica, lo Stato può e deve trovare le risorse per questo settore. Non possiamo pensare di chiedere alle donne di denunciare i propri aguzzini, e poi lasciarle sole. Non possiamo pretendere atti di eroismo: dobbiamo accompagnare il loro difficile percorso psicologico, ma anche favorire il ritorno ad una vita normale ed il reinserimento nel mondo del lavoro. Spesso, denunciando i propri compagni, queste donne si trovano sole, talvolta senza un lavoro, a dover provvedere a figli piccoli. Dobbiamo allora trovare le risorse per sostenerle, e non solo quest’anno, ma anche l’anno prossimo e l’anno dopo ancora.

Le storie che opportunamente i media in questi anni ci hanno raccontato, con crescente sensibilità (e dobbiamo ringraziare le giornaliste e i giornalisti per questo sforzo così difficile ma così necessario), riguardano infatti tutte le categorie. È la giovane mamma immigrata vittima dei maltrattamenti del marito, ma è anche la fidanzata benestante del professionista ad essere vittima di maltrattamenti o stalking. Non illudiamoci che la piaga possa essere circoscritta: la piaga va curata. Non è una categoria sola a soffrirne, ma sono le nostre mamme, le nostre sorelle, le nostre amiche; possiamo essere noi. Come sottolineato anche da altri colleghi, questo testo normativo è il primo passo di una lunga marcia, è frutto di tutto ciò che purtroppo è accaduto in questi anni.

Tra qualche ora voteremo. Domani, nell’esprimere i nostri voti, mi piace pensare che ripercorreremo mentalmente tanti volti: i volti delle donne uccise,  solo dall’inizio di quest’anno; il volto di Francesca, il volto di Denise, il volto di Ilaria. I volti di chi è stato sfigurato dall’acido come Lucia, che ha pochi anni più di me, e che ha avuto il coraggio e la dignità di scrivere una bellissima lettera al Corriere della Sera. I volti di chi ogni giorno combatte perché la vergogna della violenza di genere finisca: penso ai medici, alle tante associazioni, alle volontarie e ai volontari, che provano ad aiutare le vittime superstiti a riprendere il cammino.

Voteremo per loro. Voteremo con loro, perché anche attraverso questo testo normativo l’Italia sia più attenta, più sensibile, più giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)..

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