In Italia "su oltre 200 porti turistici, meno di 40 sono attrezzati per smaltire l'olio lubrificante usato con strutture a disposizione dei proprietari delle imbarcazioni che cambiano l'olio dei motori e spesso non sanno dove conferirlo". Lo dichiara all'Adnkronos Antonio Mastrostefano, direttore strategie, comunicazione e sistemi del Coou, il consorzio obbligatorio degli oli usati che anche quest'anno collabora con Legambiente nelle campagne Goletta Verde e Goletta dei Laghi. Un problema "soprattutto di natura burocratica, cioe' di sintonizzazione tra Regioni e autoritàportuali", aggiunge Mastrostefano specificando che "i porti dovrebbero essere organizzati in generale con un piano di raccolta dei rifiuti di cui l'olio lubrificato usato dovrebbe far parte". Ma la carenza non riguarda solo i porti: "i Comuni sono obbligati dal 2008 a creare centri di raccolta autorizzati per la raccolta dell'olio lubrificante usato, ma sono in pochi ad ottemperare a questo obbligo e quasi tutti concentrati al nord. Basta pensare che i centri di raccolta comunali autorizzati per l'olio lubrificante usato sono circa 2.000 su oltre 8.100 comuni". Un problema non da poco, visto che in Italia si producono ogni anno 190mila tonnellate di questo rifiuto pericoloso. Il Coou ne raccolglie il 95% e tutto viene rigenerato. "Ma puntiamo a intercettare anche quel 5% che ancora ci sfugge e che stimiamo valga tra le 8 e le 10 mila tonnellate. Un potenziale inquinante notevole, perchè se questo quantitativo venisse sversato in mare coprirebbe una superficie di circa 12mila km quadrati, grande quanto la regione Abruzzo. Se eliminato in modo scorretto - aggiunge Mastrostefano questo rifiuto può danneggiare l'ambiente in modo gravissimo: 4 kg di olio usato, il cambio di un'auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche". A contatto con l'acqua, l'olio usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostanti di respirare.
(Adnkronos)
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