02/08/13

Le coste italiane sono mangiate dal cemento, il Dossier di Legambiente


In che situazione si trovano le coste italiane? Oltre il 55% delle aree costiere del nostro Paese risulta trasformato per sempre dal cemento. La peggiore fotografia è del Lazio e Abruzzo che hanno perso il 63% di litorale. Oggi, dal 1985, malgrado i vincoli della Legge Galasso, risultano cancellati ben 160 km di coste. È quanto emerge dal dossier di Legambiente "Salviamo le coste italiane". Le coste italiane sono perennemente minacciate: oltre il 55% delle aree costiere del nostro Paese risulta trasformato per sempre dall’incremento urbano, dal cemento. Senza contare che dal 1985 ad oggi, malgrado i vincoli della Legge Galasso, sono stati divorati dal cemento ben 160 chilometri di coste.

È quanto emerge dal dossier di Legambiente "Salviamo le coste italiane", che analizza regione per regione il consumo delle aree costiere attraverso un lavoro di analisi e confronto delle foto satellitari. Scatti che hanno permesso di riconoscere le aree dove è stato cancellato in modo irreversibile il rapporto tra mare, paesaggi naturali e agricoli.  Sono questi i dati, estremamente preoccupanti, che emergono dal Dossier di Legambiente: tra le 8 regioni che sono state analizzate dall’Associazione (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Sicilia e Veneto), il record negativo va all'Abruzzo e al Lazio con il 63% di coste trasformate. In queste regioni solo un terzo dei paesaggi si salva, mentre tutto il resto è occupato da palazzi, ville, alberghi, porti.
Dati negativi anche l'Emilia-Romagna (58,1%), la Sicilia (57,7%), le Marche (54,4%), la Campania (50,3%), il Molise (48,6%) e il Veneto (36%). In quest’ultima regione l'urbanizzazione ha avuto come freno il delta del Po e il sistema lagunare. Paragonando la costa Tirrenica a quella Adriatica, la prima registra dati più allarmanti: quasi 120 km tra il 1988 ed 2011 di costa con paesaggi naturali e agricoli cancellati nelle varie Regioni analizzate, con un aumento del 10,3% di consumo delle aree costiere.  Passando alle altre regioni, in Emilia-Romagna il 58,1% delle coste sono state trasformare e 140km totali di costa ben 82 km sono stati urbanizzati sui 141 totali. In particolare da Cesena a Cattolica, tra il 1988 ed il 2011, si è registrato un aumento di costruzioni anche alle spalle della linea costiera.

Dati negativi riguardano anche la Sicilia, le Marche e la Campania, dove sono stati mangiati rispettivamente il 57,7%, il 54,4% e il 50,3% di coste totali. In particolare in Sicilia emblematico è il caso del tratto tra Fiume Grande e Capo, nei pressi di Cefalù, in precedenza caratterizzato da aree verdi. Anche in Molise i dati sono preoccupanti, con ben il 48,6% di coste trasformate. Nonostante la costa molisana sia di modesta lunghezza (35 km), nel corso degli ultimi 25 anni risulta essere tra le più aggredite dalla cementificazione registrando tra il 1988 ed il 2011 un aumento di consumo di suolo costiero del 28,6%. Infine c'è il Veneto con il 36% di coste mangiate dal cemento, un dato molto più basso rispetto alle altre Regioni prese in esame grazie al peso rilevante che ha avuto la morfologia costiera con la laguna veneta e il delta del Po hanno nel limitare l'espansione del cemento.

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