26/08/13


L’Agenzia Europea dell’Ambiente sottolinea la necessità di utilizzare colture a minor impatto ambientale per ridurre il consumo di suolo e di risorse idriche per produrre bioenergia che al 2020 rappresenterà circa il 50% dell’energia da rinnovabili prevista dai Piani nazionali degli Stati membri dell’UE.

Il Rapporto “EU bioenergy from a resource efficiency perspective”, pubblicato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), si propone di esaminare le implicazioni del principio di efficienza delle risorse per sviluppare la produzione di bioenergia nell’UE. Basato sullo Studio di Revisione 2013 del potenziale bioenergetico dellUE del Centro Tematico Europeo per l’Informazione e Analisi del Territorio (ETC/SIA) che supporta l’EEA nel monitoraggio dei cambiamenti di uso e dell’occupazione dei suoli, il Rapporto ne estrapola i messaggi chiave, escludendo alcuni degli elementi più tecnici, in modo che possa essere fruibile da lettori non specializzati.

Atteso che il termine “bioenergia” si riferisce agli usi energetici di qualsiasi tipo di biomassa, sia per il riscaldamento che per la produzione di energia o per i trasporti, l’Agenzia sottolinea che la sua produzione deve essere in linea con gli obiettivi dell'Unione europea di utilizzare le risorse in modo più efficiente, il che significa ridurre il consumo di terra e delle altre risorse necessarie per la produzione di ogni unità di bioenergia ed evitare, al contempo, danni ambientali derivanti dalla sua produzione.

Secondo l'analisi dell’EEA che considera principalmente il potenziale di energia da terreni agricoli e, in misura minore, quello derivante da foreste e biomasse di scarto, l'attuale mix di colture energetiche non è favorevole all'ambiente e raccomanda una gamma più vasta di colture per ridurre l'impatto ambientale; in particolare sarebbe importante includere le colture perenni, che non hanno bisogno di essere piantate annualmente, per aumentare i "servizi ecosistemici" dei terreni agricoli, quali la riduzione di perdita degli strati superficiali dei terreni e la filtrazione dell’acqua.
Nel 2010 la bioenergia ha rappresentato circa il 7,5% dell'energia utilizzata nell'Unione europea e si stima che entro il 2020 possa costituire il 10%, percentuale che rappresenterà circa la metà della produzione di energia rinnovabile prevista dai Piani nazionali per energie rinnovabili degli Stati membri dell'Unione europea.

La bioenergia è spesso considerata “carbon neutral”, così come l'anidride carbonica liberata nella combustione che si presume venga compensata dalla CO2 assorbita durante la crescita delle piante. Tuttavia, come illustrato nella Rapporto, il cambiamento indiretto d’uso dei suoli può annullare qualsiasi risparmio di gas a effetto serra derivante dalla produzione di biocarburanti basati su colture energetiche. Ciò si deve allo spostamento della produzione di colture su terreni precedentemente inutilizzati, che può portare alla conversione all’agricoltura di foreste e savane. Un tale uso dei terreni danneggia la biodiversità e aumenta le emissioni di gas a effetto serra.

“La bioenergia è una componente importante del nostro mix di energie rinnovabili, contribuendo a garantire un approvvigionamento energetico stabile ha dichiarato Hans Bruyninckx, Direttore esecutivo dell’EEA. Ma questo studio mette in evidenza il fatto che la biomassa forestale e i terreni produttivi sono risorse limitate e parte importante del 'capitale naturale' dell’Europa. Quindi è essenziale che noi consideriamo come possiamo utilizzare le risorse esistenti in modo efficiente prima di sottoporre i terreni ad ulteriori richieste per la produzione di energia”.

Il rapporto si sviluppa su tre diverse “situazioni storiche” con differenti presupposti tecnologici, economici e politici, per aiutare ad analizzare le diverse opzioni future, illustrando quali tipologie di bioenergia sono più efficienti nell’uso delle risorse e quali hanno il minor impatto ambientale. (continua....)

Ecco di seguito quali sono le principali conclusioni di questa analisi.

L'EEA ha rivisto la sua prima stima effettuata nel 2006 relativa al potenziale di produzione di bioenergia in Europa, riducendola di circa il 40%, a seguito delle migliorate conoscenze scientifiche e dei cambiamenti intervenuti nel quadro politico ed economico dell’UE. 
Le differenti tecnologie di conversione della biomassa in energia variano notevolmente nella loro efficienza. Per esempio, generare elettricità bruciando biomassa pura si ha un’efficienza pari soltanto al 30-35%, mentre bruciare lo stesso materiale per produrre calore solitamente si arriva all’ 85%.
In generale, l'uso più efficiente di bioenergia si ha per generare calore, elettricità e con i biocarburanti avanzati, chiamati anche di seconda generazione, cioè prodotti da materie organiche non alimentari.
Differenti sistemi di colture energetiche possono variare enormemente sia in termini di produttività, che per gli impatti ambientali. Sistemi ad alto rendimento con conversione efficiente possono fornire fino a 20 volte più energia rispetto a sistemi inefficienti a basso rendimento, utilizzando la stessa superficie. 
L'attuale politica dell’UE per la produzione di bioenergia tiene conto solo in parte degli effetti ambientali potenzialmente negativi connessi all’uso dei suoli, compresi i cambiamenti nella gestione del territorio. Politiche supplementari potrebbero aiutare a ridurre tali impatti ambientali, in particolare per quanto riguarda le risorse idriche e della biodiversità dei terreni agricoli.


Secondo il Rapporto, i Paesi che al 2020 hanno il più grande potenziale stimato di bioenergia agricola sono: Francia, Germania, Spagna, Italia, Polonia e Romania.

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- Un utilizzo estensivo di alberi ad alto fusto a fini energetici può avere un effetto negativo sul clima, a causa del lungo intervallo di tempo necessario affinché gli alberi ricrescano e ri-catturino la CO2 che viene rilasciata quando il legno viene utilizzato per produrre energia. Questo “debito di carbonio” non sussisterebbe se la bioenergia utilizzasse altre biomasse forestali, come i rami rimasti dalla raccolta del legname o gli scarti dei prodotti del legno e della carta.Usare i rifiuti organici e residui agricoli e forestali come materia prima è un modo più efficiente di usare le risorse rispetto a molti altri tipi di materia prima, in quanto non aggiunge pressioni sul suolo e sulle risorse idriche e offre un’elevata riduzione di emissioni di gas ad effetto serra.
(Regioni&Ambiente)

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