31/07/13

Tsunami nel Mediterraneo, adesso la scienza conferma che sono possibili: Italia a rischio?

Provengono forse dalle faglie di Messina i più devastanti terremoti nazionali: Urania cerca la risposta nei fondali marini

Non solo terremoti, ma anche tsunami. Adesso l’Italia sa che può essere necessario saper affrontare un pericolo in più, anche al sicuro all’interno di quella grande pozza salata che è il Mar Mediterraneo, così piccola in confronto agli oceani e alle gigantesche masse d’acqua che contengono.

A dare la notizia è la ricercatrice italiana Alina Polonia, dell’Ismar Cnr di Bologna: «È stato possibile ricostruire per la prima volta anche l’effetto del più grosso e dibattuto terremoto Mediterraneo noto ai cataloghi storici. Si tratta del terremoto di Creta del 365 d.c. (magnitudo stimata superiore a M=8) che ha provocato uno tsunami in tutto il Mediterraneo e la deposizione di un corpo sedimentario sui fondali marini spesso fino a 25 m. Questa scoperta dimostra che il Mediterraneo può essere sede di grossi terremoti tsunami genici, e quindi lo studio delle strutture tettoniche sottomarine e/o prossime a costa risulta di fondamentale importanza».

Ecco che il progetto appena presentato, e previsto per il 2014  di spedizione in mare a largo delle coste della Sicilia orientale e della  Calabria con la nave N/R Cnr Urania assume una particolare rilevanza. «L’obiettivo è quello di dare risposte ad alcune domande precisa Polonia  Le faglie attive nella regione dello stretto di Messina, potrebbero essere responsabili dei maggiori terremoti italiani?» Durante la spedizione si cercherà quindi di studiare nel dettaglio le zone di deformazione attiva presenti a mare e correlarle con le strutture note a terra. «Il progetto Prin denominato Geodinamica Attiva e coordinato da  Carmelo Monaco, dell’università di Catania  approfondisce Polonia si propone di quantificare le deformazioni recenti e determinare gli elementi di pericolosità geologica lungo le coste dell’Italia meridionale».
È facile dimenticare che l’Italia è un Paese che frana, non solo metaforicamente: più facile rimandare al futuro e non investire in prevenzione antisismica contro i terremoti che così di frequente colpiscono il nostro Stivale. Beni e vite ballano nel 75% dell’Italia, i ¾ del Paese che la Protezione civile certifica a medio elevato rischio sismico, e per questo è così importante l’estensione del bonus fiscale del 65% alle ristrutturazioni degli edifici, un provvedimento legislativo che porta il marchio del presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci, oggi presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera.

Un passo estremamente positivo, che si spera sia un preludio di molti altri lungo il cammino di un completo piano nazionale di prevenzione e sicurezza antisismica. E il tragitto di questo cammino non può che accodarsi al lume acceso dalla scienza per proseguire spedito lungo la via. Quest’anno, ulteriori spunti di riflessione (per l’azione) proverranno a breve, dal 16 al 18 settembre, da Geoitalia 2013. Si tratta della convention internazionale organizzata dalla Federazione Italiana di Scienze della Terra, ogni due anni in una città diversa: stavolta tocca a Pisa, alla cui università ha una cattedra Mauro Rosi, il presidente della Federazione.

In quell’occasione, ulteriori dettagli verranno illustrati sulla recente conferma della possibilità di tsunami nel Mediterraneo. Per non rimanere fermi, ad ogni livello, soltanto all’eccellenza del profilo accademico. «Rivolgeremo l’attenzione al ruolo che le Geoscienze italiane svolgono e intendono svolgere per servire i bisogni della società civile spiega chiosa Rosi e per assicurare le conoscenze necessarie a progettare in forma equilibrata e sostenibile il futuro del Paese. Nell’operare questa scelta, il Forum sarà coerente con l’obiettivo primario della Federazione, la promozione delle geoscienze nella società globalizzata, servendo da riferimento organico per il rapporto con i soggetti istituzionali».

Luca Aterini

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