Occultava la provenienza di rifiuti ferrosi. Secondo i registri, falsificati, nella ditta si sarebbero presentate 10 mila persone per portare il materiale
Maxi multa di 5 milioni di euro a una società di Sesto che commercia metallo per aver occultato la provenienza di 44 mila tonnellate di rifiuti ferrosi, attribuendoli a 10 mila cittadini inesistenti. Dai registri (falsificati), si sarebbero presentati ai cancelli di una ditta che commercia materiali ferrosi almeno diecimila coscienziosi cittadini in tre mesi: un vero e proprio record. L’unico primato, tuttavia, che la società rischia di battere è quello per la multa in tema di violazione delle norme a tutela dell’ambiente, fiscali e per il corretto recupero dei rifiuti. È di 5 milioni di euro, infatti, la sanzione che l’azienda brianzola dovrà pagare entro 60 giorni, dopo le indagini svolte dal gruppo di Sesto San Giovanni della Guardia di Finanza. I militari, guidati dal tenente colonnello Omar Salvini e coordinati dal sostituto procuratore del Tribunale di Monza, Donata Costa, si sono concentrati sull’esame di società che operano nel campo del commercio dei metalli ferrosi. A volte accade che venga occultata la reale provenienza dei rottami di ferro, per aggirare il fisco ed evitare di rispettare le rigide regole in materia ambientali.
Falsi
cittadini - Ed è il caso della ditta brianzola, che ha emesso fatture riportando codici fiscali inesistenti e ostacolando l’identificazione della provenienza di 44 mila tonnellate di rifiuti. In pratica il materiale, secondo i registri della società, sarebbe stato portato da volenterosi cittadini. Peccato che 10 mila persone in tre mesi siano un numero esorbitante, non giustificabile per un'azienda di recupero dei metalli. Lo stesso quantitativo è stato poi rivenduto, con false attestazioni sul suo recupero e la mancanza di materiale a contaminazione radioattiva superiore ai limiti di legge.
Le
denunce - I due responsabili della società sono stati denunciati in concorso per i reati di riciclaggio del materiale ferroso con attività svolta a ostacolarne identificazione e provenienza, attività di gestione dei rifiuti non autorizzata e omessa emissione dei formulari.
La
maxi multa- La società dovrà rispondere delle infrazioni alle normative ambientali come la mancata emissione dei formulari, l’inesatta presentazione del modello unico di dichiarazione ambientale, l’irregolare tenuta del registro di carico e scarico. La multa varia da un minimo di 2,5 milioni di euro ad un massimo di 14,8 milioni. In questo caso la ditta dovrà pagare entro due mesi 4,9 milioni di euro.
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