Planet Inspired ha intervistato Piero Pelizzaro, responsabile
cooperazione internazionale di Kyoto Club, associazione tra i partner
del progetto BLUE AP che vede capofila il Comune di Bologna e che mira a
realizzare un Piano di Adattamento ai cambiamenti climatici per il
capoluogo emiliano.
La Terra ha la febbre. Questo è più che acclarato. Ma può
una città resistere e adattarsi ai cambiamenti climatici, aumentando
allo stesso tempo la qualità della vita dei propri cittadini? Ci prova Bologna con il progetto LIFE+ BLUE-AP (Bologna
Adaptation Plan for a Resilient City), una recente iniziativa
dell’amministrazione comunale, del Kyoto club e di una serie di partner
pubblici e privati che ha come obiettivo la realizzazione di un piano
locale di adattamento ai cambiamenti climatici che abbia le
caratteristiche di essere costruito dal basso, con il coinvolgimento dei
cittadini.
Planet Inspired ha intervistato Piero Pelizzaro, responsabile cooperazione internazionale del Kyoto Club, che partecipa alla realizzazione del progetto.
Dott. Pellizzaro, perché un piano cittadino di adattamento al cambiamento climatico?
“Adattamento
significa farsi trovare pronti per i presenti e futuri impatti del
cambiamento climatico. Se per molti anni questo significava riconoscere
il fallimento della lotta al cambiamento climatico, oggi è diventato
necessario. Le recenti ondate di caldo e freddo e, a partire dall'estate
2003, periodi prolungati di temperature molto elevate, hanno
conseguenze importanti nell'ambiente urbano. Ad esempio, l'asfalto si
surriscalda e rilascia calore aumentando la temperatura media, con
conseguenze su anziani e bambini (solo in Italia, nel 2003 ci sono stati
20mila morti). L'aumento dell'intensità delle precipitazioni fa sì che
in 45 minuti piova quello che normalmente piove in 6 mesi, generando
insieme alla cementificazione, 'bombe d'acqua' che non riescono ad
essere riassorbite. Altro fenomeno collegato è la siccità che comporta
forti conflitti per l'utilizzo dell'acqua disponibile. Temperature
elevate, precipitazioni e siccità sono gli impatti più evidenti del
cambiamento climatico. Dal libro verde del 2007, la Commissione europea
affronta il problema e con il libro bianco del 2009 chiede agli Stati
nazionali di elaborare una Strategia nazionale di adattamento ai
cambiamenti climatici, entro il 2012, per poi generare a cascata delle
strategie e dei piani particolareggiati a livello regionale e comunale.
Città attenta da sempre a questi temi, Bologna ha voluto anticipare i tempi con il progetto Blue AP, finanziato nel 2012 con un budget complessivo di 990mila euro e il coinvolgimento del Comune stesso, di Kyoto Club (per i processi partecipativi e di coinvolgimento), di Ambiente Italia (per gli aspetti tecnici del piano), e di Arpa Emilia Romagna per la definizione del profilo climatico della città, cioè per identificare le vulnerabilità derivanti dal cambiamento climatico a cui è soggetto il territorio. BLUE-AP in sostanza fa uno scale down degli impatti, cioè analizza e affronta a livello comunale gli impatti del cambiamento climatico l'adattamento da questo punto di vista non può che essere locale: il cambiamento climatico colpisce Bologna in modo diverso da Palermo o Bolzano”.
In che cosa consiste il progetto BLUE-AP?
“L'obiettivo è realizzare un piano locale di adattamento ai cambiamenti climatici coinvolgendo i principali attori del territorio in un processo partecipativo. Ad esempio, è cruciale sensibilizzare le imprese sulle perdite derivanti dal cambiamento climatico e in generale far capire a cittadini ed enti quali sono i costi e quali saranno le iniziative da prendere per adattarsi a questo fenomeno. C'è poi il lavoro di costruzione di un Local Climate Profile, cioè di un profilo di vulnerabilità locale che generi degli scenari d’impatto 'nel proprio cortile': quali aumenti di temperature e precipitazioni possiamo attenderci, un censimento delle isole di calore che si formano all'interno delle città, delle mappe di rischio vulnerabilità alle inondazioni, mappe di carenza idrica, ecc. A questo si accompagna l'identificazione dei fattori di resilienza ed adattamento: le energie che si impiegano per reagire a uno shock così da mantenere il proprio equilibrio/funzioni vitali e per adattarsi alle nuove condizioni climatiche. BLUE AP identifica i fattori interni alla città che ci permettono di reagire allo shock climatico. Ad esempio: per le isole di calore, lavoreremo sul greening edilizio, tetti verdi, giardini urbani, ampliamento delle aree verdi. Fattori di resilienza sono le start-up dell'Università di Bologna che lavorano da tempo sugli orti urbani e le pareti verdi. La rivitalizzazione dei fiumi bolognesi è altresì fondamentale. Le persone credono che Bologna non abbia fiumi, quando in realtà ne ha tre, che sono stati interrati negli anni. Recuperare questi navigli è uno dei progetti necessari per aumentare la resilienza della città”.
La presenza del Kyoto Club garantisce un approccio partecipativo. In che consiste?
“I cittadini non vengono chiamati solo alla fine del percorso ma cominciamo fin da subito a raccogliere dati e informazioni sulle loro percezioni del cambiamento climatico e sulle conseguenze che subiscono fin da ora. La partecipazione tocca tutta l'elaborazione del piano, con il coinvolgimento nei vari step di cittadini, servizi commerciali, imprese, fino alla redazione finale del piano, che poi sarà nuovamente proposto a tutti questi soggetti. Ad oggi, completato il local climate profile e una mappatura degli stakeholder con i primi incontri mirati nei diversi settori, stiamo sistematizzando il processo partecipativo, con incontri dedicati e workshop sui diversi settori, come quelli dell'energia, assicurativo, delle aziende idro-esigenti, e delle aziende con prodotti utili all'adattamento.
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