Le "erbe del benessere" possono essere un cocktail di pesticidi. È
questo il risultato dei test che abbiamo effettuato su 36 campioni di
prodotti di medicina tradizionale cinese.
Nel report "Erbe cinesi: elisir di salute o cocktail di pesticidi?"
che pubblichiamo oggi, abbiamo scoperto che molti dei prodotti della
medicina tradizionale cinese in vendita in Europa e Nord America
contengono un livello di residui di pesticidi nocivi superiore ai Limiti
Massimi di Residui (LMR) ammessi.
Un'esposizione prolungata a
questi pesticidi può portare a un accumulo nel corpo di residui chimici
tossici tale da causare disturbi cognitivi e disfunzioni al sistema
ormonale e riproduttivo. La nostra salute è messa a rischio.
Dai
nostri test, effettuati su 36 prodotti in Italia, Francia, Germania,
Olanda, Regno Unito, Canada e Stati Uniti, è emerso che: - 32 campioni contenevano tre o più tipi di pesticidi. I campioni di caprifoglio acquistati in Canada e Germania ne contenevano rispettivamente 24 e 26.
- 17 campioni contenevano residui di sostanze classificate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come estremamente pericolose o molto pericolose.
- 26 campioni contenevano una quantità di residui di antiparassitari che supera quello che le autorità europee definiscono come il Livello Massimo di Residuo (LMR).
In Italia, nei tre prodotti acquistati a Milano - bacche di goji, bulbi di giglio e datteri -, sono stati rintracciati ben 23 tipi di pesticidi diversi, di cui due addirittura vietati in Cina (phorate e carbofuran).
La medicina tradizionale cinese si fa lentamente strada anche in occidente. Nel 2011 in Cina le esportazioni di erbe medicinali hanno raggiunto il valore di 2,33 miliardi di dollari, con un incremento annuo del 36,48%.
La richiesta che facciamo alle autorità europee è di attuare controlli e sistemi di monitoraggio più severi per escludere la presenza di pesticidi nei prodotti alimentari. Le aziende, inoltre, devono adottare sistemi di verifica efficaci per gli alimenti importati, distribuiti o venduti direttamente ai consumatori.
I risultati del nostro rapporto rappresentano una conferma del fallimento dell'attuale sistema agricolo industriale fortemente dipendente da prodotti chimici tossici, a scapito della salute e dell'ambiente. In un altro recente rapporto sugli effetti dei pesticidi su api e altri impollinatori, "Api in declino", abbiamo già sottolineato come la dipendenza dell'agricoltura di stampo industriale dalla chimica non solo stia contribuendo al declino delle api, ma rischi di compromettere la sicurezza alimentare in Europa.
L'Italia e gli altri Paesi europei dovrebbero agire subito per agevolare la transizione verso un'agricoltura sostenibile.
I risultati diffusi oggi e che riguardano l'Europa e il Nord America sono parte di un'indagine più ampia portata avanti da Greenpeace. Il 24 giugno, i nostri colleghi asiatici avevano già lanciato l'allarme sui prodotti venduti in Cina. Il report di oggi fa seguito a quello di lunedì scorso e conferma l'urgenza di porre fine all'uso di prodotti chimici nell'agricoltura di stampo industriale.
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