02/06/13
Italia record negativo per le eco-infrazioni Ue Sono 31 le procedure aperte, per ora ancora nessuna multa
Record di procedimenti di infrazione Ue a carico dell’Italia, ma ancora nessuna multa per il nostro paese sul quale, però, pende la spada di Damocle di Malagrotta e della qualità dell’aria. Secondo i dati della Commissione Europea di marzo 2013, sono 135 i procedimenti di infrazione aperti per l’Italia sui 1.775 totali dei 27 stati membri (la Spagna ne conta 99, Francia e Polonia 95, Germania e Regno Unito 76). A livello europeo, su 1.775 procedure, 299 riguardano l’ambiente, ovvero il 17% del totale, e anche in questo l’Italia resta in testa: 33 sulle 135 complessive, di cui due chiuse nel frattempo. Si va dalla non corretta attuazione della direttiva sul rumore ambientale al mancato recepimento delle regole relative alla valutazione e gestione dei rischi di alluvioni, dalla scorretta trasposizione della normativa sulla qualità delle acque balneabili alla cattiva applicazione di quella sul trattamento dei reflui urbani.
Ma è lungo l’iter che va dalla messa in mora alla Corte di giustizia alla sentenza definitiva (circa 54 mesi) e a quest’ultimo step l’Italia non è ancora giunta. E, quindi, per ora non paga alcuna multa. “Siamo però a rischio multa per Malagrotta e per la qualità dell’aria, perché su questi due temi la Commissione non fa sconti – spiega Mauro Albrizio, direttore dell’ufficio europeo di Legambiente. – Quello dei rifiuti è un tema caldo, considerata la grande emergenza: la Ue ha infatti calcolato che la piena attuazione, a livello europeo, della normativa di settore consentirebbe di far risparmiare all’Unione 72 miliardi di euro l’anno, creando 400mila posti di lavoro entro il 2020”. Il nostro paese è già incappato in “misure preventive”, che la Commissione Ue ha messo a punto per il caso dei rifiuti di Napoli e per l’inquinamento da nitrati, nel tentativo di risolvere velocemente la situazione: il blocco dei fondi strutturali per le regioni del mezzogiorno e anche di quelli agricoli. “Obiettivo di Bruxelles – conferma Albrizio – non è la multa ma la soluzione del problema”.
(La Stampa)
Pubblicato da
Alessandro Bratti
alle
23:58
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