DL 61/2013: Nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale.
Alessandro BRATTI (PD) ritiene che, ai fini di un esame consapevole e approfondito del provvedimento d'urgenza in titolo, sia essenziale tenere presente l'evoluzione, soprattutto negli ultimi anni, della vicenda dell'Ilva di Taranto. In tal senso, dopo aver evidenziato la strategicità del comparto siderurgico, che va sostenuto perché fondamentale per il futuro dell'intero sistema industriale italiano, si sofferma sugli aspetti che, a suo avviso, devono essere posti alla base delle scelte legislative che le Commissioni saranno chiamare ad adottare nell'ambito dell'esame del decreto-legge in titolo. In tal senso, ritiene, anzitutto, che non sia realistico date le caratteristiche degli impianti industriali in questione pensare a un'interruzione del loro funzionamento e che la riconversione in senso ambientale di tali impianti non possa che essere realizzata garantendo la continuità delle attività produttive. In secondo luogo, sottolinea come sia errato pensare che la magistratura sia intervenuta solo dopo il passaggio ai privati della proprietà degli impianti siderurgici di Taranto. La magistratura, infatti, alla quale va oggettivamente riconosciuto a suo giudizio di avere contribuito a porre la questione dell'Ilva su un piano di verità e di realtà, sta esercitando ormai da diversi anni l'attività di competenza in ordine all'Ilva di Taranto, però solo negli ultimi anni i media e gli amministratori pubblici hanno prestato attenzione alla sua azione e, più in generale, alla gravità della situazione dell'Ilva medesima. In terzo luogo, ritiene che il legislatore non possa accedere alla richiesta di scelta tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro, come da alcune parti prospettato, dovendo invece adoperarsi per soluzioni diverse, non solo perché lavoro e salubrità dell'ambiente sono beni entrambi tutelati con forza dalla Costituzione, ma anche perché è inaccettabile l'idea che il lavoro possa essere privato di quelle tutele, a partire dalla sicurezza sui luoghi di lavoro e dalla salubrità degli ambienti di vita, senza le quali il lavoro è lavoro privo di dignità.
Ripercorre, quindi, la vicenda relativa al rilascio della prima autorizzazione integrata ambientale (emessa dal MATTM nel 2011), da un lato, giudicando negativamente il fatto che l'allora Ministro dell'ambiente aveva impiegato quattro anni per il suo rilascio, dall'altro, collocando all'interno di questa vicenda anche l'intervento legislativo che nel 2010 ha portato l'allora maggioranza parlamentare a rivedere al rialzo i limiti di emissione di benzo(a)pirene, nonostante il parere e la posizione espressa con chiarezza, sia in sede legislativa che in sede di indirizzo, dall'allora opposizione, a partire dai deputati del Partito Democratico.
Conclude, quindi, ripercorrendo la vicenda che ha portato pochi mesi fa, sul finire della precedente legislatura, all'emanazione del decreto-legge n. 207 del 2012 e sottolineando la gravità di quanto accaduto successivamente in ordine alla mancata applicazione da parte dell'Ilva di tutte le prescrizioni contenute nella cosiddetta AIA revisionata (emessa dal MATTM nel 2012).
Venendo, infine, al decreto legge in esame, esprime un giudizio complessivamente positivo sul suo contenuto, in primo luogo perché costituisce una risposta adeguata alle gravi inadempienze dell'azienda e in secondo luogo perché pur comprendendosi le preoccupazioni pubblicamente espresse dai rappresentanti degli imprenditori apre una fase nuova nei rapporti fra ambiente e industria, che va al di là del caso specifico dell'Ilva di Taranto, nella quale gli obiettivi di tutela dell'ambiente e della salubrità degli ambienti di lavoro e di vita sono dotati di nuovi e più efficaci strumenti di tutela e di garanzia.
Dopo avere annunciato, infine, la presentazione di alcuni emendamenti diretti a migliorare in alcuni punti il testo del decreto legge in esame, a partire dal potenziamento delle procedure volte a rafforzare l'informazione e la partecipazione della cittadinanza, conclude richiamando ancora una volta l'attenzione del Governo e della Commissione sulla necessità di porre mano al pi ù presto ad una riforma legislativa del sistema nazionale delle agenzie ambientali per dotare il Paese, finalmente, di un moderno ed efficace sistema di regolazione e di controllo in campo ambientale. A suo avviso, infatti, in assenza di un'attività di regolazione e di controlli efficaci e omogenei su tutto il territorio nazionale si corre il rischio di consegnare il sistema ad una deregulation selvaggia, foriera, sopratutto in alcune aree del Paese, anche di un pericoloso aumento dell'illegalità e dei fenomeni di inquinamento.
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