Il 6 di giungo sarà presentato ufficialmente a Berlino il nuovo rapporto
del prestigioso Club di Roma, stilato questa volta dal prof. Ugo Bardi,
docente di chimica presso l’Università di Firenze e, come riporta la
sua biografia su wikipedia, “autore di molteplici contributi in vari
campi della scienza, divulgatore scientifico, nonché blogger assai
attivo in tale ambito: il suo blog (Effetto Cassandra) è uno dei più
letti tra la comunità scientifica italiana.
Il rapporto si
intitola PLUNDERING THE PLANET, HOW TO MANAGE THE EARTH’S LIMITED
MINERAL RESOURCES, in cui il prof. Bardi offre un’indagine unica e
affascinante della storia geologica del nostro pianeta. L’ispezione ci
fa rabbrividire per le gigantesche forze che muovono le placche
tettoniche e come si formano i depositi di minerali, metalli,
combustibili fossili. È in questo contesto geologico che l’umanità deve
riflettere sul modo di trattare i tesori limitati del nostro pianeta.
Nelle prime fasi della storia umana, queste risorse sono apparse senza limiti. Limitata erano piuttosto le capacità umane per accedervi. Si può interpretare la storia umana come la crescente capacità di accedere a queste risorse naturali. Dopo secoli di sempre più successo di prospezione e di sfruttamento dei tesori minerarie, siamo giunti al punto in cui dobbiamo trattenerci perché, ormai è noto, le risorse non sono infinite.
Una pietra miliare in questo dibattito è stata la pubblicazione del primo rapporto del Club di Roma nel 1972, “I limiti dello sviluppo” (è anche noto che la traduzione italiana di questo studio fu errata, in quanto si sarebbe dovuto dire “I limiti della crescita”, dettaglio non da poco poiché crescita e sviluppo non sono proprio la stessa cosa). Questo studio presentò gli scenari di possibili percorsi di sviluppo tra il 1972 e il 2100. Per la prima volta fu presentato un modello quantitativo del percorso della civiltà industriale mondiale come funzione della ridotta disponibilità di risorse minerali.
Come già affermato in I limiti dello sviluppo, non stiamo andando a “corto” di minerali nel prossimo futuro, ma siamo di fronte a un aumento dei costi per l’estrazione e lo sfruttamento. Anche la quantità di energia necessaria per una tonnellata di metallo puro è in aumento, come dobbiamo fare affidamento sui minerali in concentrazioni minori. Quindi, i limiti reali possono risiedere soprattutto nella disponibilità di energia.
I combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) sono le risorse minerarie (di origine biologica), ma anche rappresentano le risorse energetiche che ci permettono di estrarre minerali inorganici. I combustibili fossili sono stati la nostra principale fonte di energia per gli ultimi due secoli e sono stati il fattore principale che ha creato la nascita della rivoluzione industriale e lo sviluppo della nostra attuale civiltà.
Il buon senso suggerirebbe che si dia inizio alla gestione delle risorse naturali in modo sostenibile spostandoci dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili e per dissociare la crescita economica dal consumo di risorse. Faremmo meglio a evitare di essere ingannati dalla campagna pubblicitaria corrente di gas di scisto, scisti e sabbie bituminose. Essi possono rinviare il momento di reale scarsità di una trentina d’anni, ma allo stesso tempo, essi aggravano il problema del riscaldamento globale e rischiano di bloccare sempre più in profondità i processi industriali, infrastrutture e abitudini di consumo insostenibili nel lungo periodo.
Aldo Ferretti
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