IN AULA
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali (A.C. 676-A)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, la gestione integrata del ciclo dei rifiuti è uno dei problemi irrisolti tra i tanti di questo Paese. Le numerose emergenze di questi anni che hanno investito la Campania, la Puglia, il Lazio, la Sicilia e la Calabria – quest'ultima ormai da più di 12 anni in uno stato emergenziale – testimoniano la grande difficoltà che il nostro Paese ha ad entrare in un contesto come quello europeo, moderno, che è caratterizzato dalla direttiva europea n. 2008/98/CE, che ci indica un percorso chiaro. Una situazione, tra l'altro, che permette il proliferare, come abbiamo Pag. 65avuto occasione di mettere in evidenza nella scorsa bicamerale sulle ecomafie, di affari collegati alla malavita organizzata. Il percorso europeo mette la riduzione della produzione dei rifiuti ed il recupero della materia al centro delle politiche di gestione dei rifiuti. Si badi bene, non una scelta, quella dell'Europa, ambientale in senso stretto, ma una scelta economica, che indica il recupero non solo come una necessità dovuta alla scarsità di materie prime presenti nei Paesi dell'Unione, ma anche una straordinaria opportunità per costruire filiere industriali importanti nel settore della green economy.
Già ora, a livello europeo, uno dei settori che è sopravvissuto alla crisi è costituito, secondo i dati dell'agenzia europea competente, proprio dal settore del riciclo e del recupero. Ciò significa che la strada è quella giusta, una strada che vuol dire passare da un ciclo industriale della gestione dei rifiuti basato su discariche ed inceneritori, ad un ciclo che comprende impianti di recupero, di selezione, di compostaggio. In questo cammino la fiscalità ambientale è lo strumento principale per indirizzare un cambiamento dei comportamenti, oltre che un indirizzo industriale, ottemperando il principio che chi inquina paga. La Tares, il tributo istituito dall'articolo 14 del decreto-legge n. 201 del 2011, la cui applicazione è riportata nell'articolo 10 del presente decreto-legge, va in direzione opposta a questi principi. Già il fatto che sostituisca ben altre tre modalità di applicazione fiscale, come la Tarsu, la TIA1 e la TIA2, indica come sia necessario rivedere non solo le modalità di pagamento da parte dei cittadini, ma anche la natura stessa di questo tributo, che così com’ è concepito rappresenta la negazione del principio europeo, appunto, di chi inquina paga, oltre a non rappresentare uno strumento incentivante per indirizzare il mercato dei rifiuti verso il recupero. È pur vero, così come riportato dall'approfondimento effettuato dal servizio studi della Camera, che i comuni che hanno realizzato sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico, possono con regolamento prevedere l'applicazione di una tariffa puntuale avente natura corrispettiva in luogo del tributo, ma questi oggi sono a malapena 124 e rappresentano circa 820 mila cittadini: sono Pag. 66pochissime realtà, sono circa il 10 per cento di chi oggi applica la tariffa. Noi, quindi, riteniamo che per un servizio come quello sui rifiuti la forma più equa, razionale e più in linea con le norme comunitarie, sia proprio quella di una tariffa commisurata ai rifiuti prodotti e al servizio reso.Serve uno strumento di trasparenza e di equità economica in grado di guidare l'evoluzione del settore verso l'efficienza ambientale, non l'appiattimento dei pagamenti in una generica e indistinta tassazione su case e servizi che non incentiva i comportamenti virtuosi degli utenti né l'efficienza del sistema industriale. È necessaria una maggiore attenzione a questo tema chiedendo che nell'eventuale riforma sull'IMU non vengano diffuse ipotesi di nuovi tributi e imposte senza prima che siano state valutate attentamente le conseguenze che esse potrebbero provocare. Va evitato il rischio di far scomparire la tariffa rifiuti e va realizzata la sua separazione dal tributo per il servizio indivisibile. Credo sia necessario nelle Commissioni competenti organizzare una riflessione tecnica e di confronto delle buone pratiche nazionali sulla riforma della Tares, che si muova in senso comunitario; è indispensabile, quindi, tenere separata, come ho già detto, la quota dei servizi indivisibili. Penso, e ho finito, che ciò eviterebbe anche una serie di costi amministrativi che peseranno in maniera rilevante sui gestori oltre che sui comuni e quindi sui cittadini. Sarebbe poi necessario, e ho finito davvero Presidente, affrontare da subito il tema più generale della gestione dei rifiuti urbani e speciali nel nostro Paese, rivedendone la classificazione e impostando il pieno di riduzione, così come previsto dalla normativa europea, definendo concretamente gli ambiti regionali e andando oltre al tema della autosufficienza provinciale non più sostenibile e facendo una ricognizione dell'impiantistica nazionale e determinando, in collaborazione con le regioni, il reale fabbisogno impiantistico. Si potrebbe, poi, pensare a costituire una sorta di autorità nazionale per determinare qualità di servizio, costi standard di smaltimento e per verificare il raggiungimento degli obiettivi di recupero posti dalle direttive europee.Infine, e ho proprio finito, ed è l'oggetto anche di questo decreto-legge, definire un sistema di fiscalità legato al ciclo integrato dei rifiuti che premi chi è virtuoso e penalizzi chi continua ad aumentare le pressioni negative sull'ambiente. Grazie Signor Presidente. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
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