Le ricette dei partiti per la ripresa dell’edilizia. Nella settimana del rush finale in vista del voto, non poteva mancare un tavolo di confronto tra i candidati ferraresi su uno dei settori che, per volume di affari e per il ruolo che riveste, non può che ricoprire un ruolo chiave nell’economia di ogni paese. Non hanno mancato di sottolinearlo gli organizzatori dell’incontro, i rappresentanti delle sigle sindacali di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, che nel rivolgere i propri quesiti ai candidati hanno parlato non solo del ruolo che potrà giocare il comparto edile nella ripresa, ma anche di quello avuto nell’innescare la crisi con la prima bolla immobiliare negli Stati Uniti.
Sei i candidati presenti al confronto: Neda Barbieri dell’Udc, Claudia Balboni di Fratelli d’Italia, Barbara Diolaiti di Rivoluzione Civile, Alessandro Bratti del Pd, Fabrizio Toselli del Pdl e Vittorio Ferraresi del Movimento 5 Stelle. Un confronto piuttosto distante dai toni battaglieri della campagna elettorale e in cui i candidati hanno trovato parecchi punti di contatto. E le questioni principali che, per politici e sindacalisti, devono essere discusse in questo ambito sono principalmente due: la fiscalità e di finanziamento per le imprese e il grande tema dell’accesso al credito.
“Quello della disponibilità della banche è un problema grossissimo, perché gli istituti in questi anni hanno puntato più sugli investimenti finanziari, a scapito dell’economia reale ha esordito la Diolaiti -. La nostra proposta è quella di dividere il sistema bancario, con istituti dedicati esclusivamente a un aspetto o all’altro. Per fare questo lo Stato deve tornare ad avere un ruolo nell’economia, come fecero anche gli Stati Uniti per uscire dalla crisi del ’29, mentre in Europa ci stiamo affidando sempre più al libero mercato”. Tra i provvedimenti da realizzare nell’immediato, la candidata parla di “incentivazioni non più solo sulle grandi opere, ma soprattutto verso le piccole imprese, a partire dal credito d’imposta”, di eliminare la tassazione sugli immobili invenduti, di snellire la burocrazia e di premiare l’edilizia sostenibile, “che finora non è stata incentivata a sufficienza”.
Tre sono invece i punti proposti dalla Balboni: “l’impignorabilità e l’esenzione dall’Imu per la prima casa”, e “imporre alla banche che non facciano più solo investimenti finanziari, ma che riversino le loro risorse anche sulle famiglie”. Provvedimenti che secondo la candidata “aiuterebbero a far ripartire la fiducia negli acquisti immobiliari, che sono sempre stati investimenti sicuri e devono tornare a esserlo”. Per quanto riguarda la sostenibilità della detassazione sull’Imu, la Balboni afferma che “i quattro miliardi di euro incassati da Monti dall’imposta sulla prima casa possono essere recuperati tagliando la spesa pubblica”.
Una visione che ovviamente ha vari punti in comune con quella del rappresentante del Pdl Toselli, che sottoscrive i tre punti aggiungendo “l’impignorabilità anche dei macchinari e delle strumentazioni funzionali alle imprese”, e una maggiore flessibilità del patto di stabilità, “che consenta ai Comuni di tornare a fare investimenti importanti sul territorio, in gran parte a vantaggio delle imprese locali”. Da rivedere nell’ambito dell’edilizia pubblica anche il sistema di pagamenti alle aziende, che devono essere puntuali e regolati per legge “perché il Comune può permettersi di rimanere fuori, ma non l’imprenditore”. Per ultimo, Toselli pone l’attenzione sul tema della ricostruzione post-terremoto: “È basilare. Non dobbiamo farci sfuggire l’occasione di dare alle imprese del nostro territorio la possibilità di realizzare queste opere, puntando su un’edilizia sostenibile e all’avanguardia”.
Neda Barbieri avanza invece come proposta “l’emissione di speciali obbligazioni per ottenere risorse per questo settore, finalizzate a rimettere in moto il lavoro e quindi l’indotto che vi ruota attorno, e a riqualificare il patrimonio edilizio esistente, dato il gran numero di immobili invenduti e inutilizzati”. La candidata Udc parla anche di incentivi pubblici “che premino la qualità dell’intervento e la sostenibilità ambientale”, della detassazione per le imprese degli immobili invenduti e di una maggior flessibilità del patto di stabilità.
Proprio quest’ultimo argomento viene ripreso anche da Bratti, secondo cui i vincoli imposti dall’Europa “Bloccano 65 miliardi di euro che potrebbero essere utilizzati in questi investimenti”. Il parlamentare Pd rivendica e difende la “defiscalizzazione del 55% sull’efficientamento energetico, che sia il governo Berlusconi che quello Monti hanno provato a togliere: se le imprese non sono sicure della durata di un incentivo, non verranno a investire in questo paese”. Sul problema dei pagamenti alle imprese nell’edilizia pubblica Bratti suggerisce l’utilizzo “anche di strumenti obbligazionari per le aziende che lavorano con gli enti pubblici”. Spiega poi che “è indispensabile una semplificazione legislativa nel settore” e punta sull’edilizia sostenibile: “C’è una convergenza tra imprese ed ecologia – spiega il candidato -, infatti oltre il 53% del costruito è legato all’efficientamento energetico. È su questo mondo che bisogna scommettere”.
Una nuova proposta giunge infine da Ferraresi, che per risolvere la chiusura delle banche verso le piccole e medie imprese propone “un sistema di microcredito tra i cittadini, attraverso cui tutta la comunità possa finanziare i progetti imprenditoriali con tassi di interesse minori rispetto alle banche, e con un ritorno sicuro per tutti. In Sicilia abbiamo visto un esempio virtuoso di questa pratica, realizzato per giunta senza alcuna modifica all’apparato normativo”
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